Un anno fa le prime truppe russe entravano in Ucraina e commando aviotrasportati puntavano su Kiev con l’obiettivo di destituire Zelenski. La decisa risposta ucraina ha sventato l’attacco e, con l’imponente appoggio logistico, di intelligence e di armamenti fornito dagli Stati Uniti e dagli altri paesi Nato, è iniziata una guerra di posizione di cui non si vede la fine.
Difficilmente la Russia potrà avere ragione della resistenza degli ucraini, equipaggiati dall’Occidente e motivati a difendersi, ma anche per l’Ucraina sarà difficile sconfiggere sul campo un esercito come quello russo. Pur con le carenze organizzative, dottrinarie e di addestramento che le caratterizzano, le forze armate russe dispongono di un retroterra sterminato sul piano dei numeri, che il Military Balance pubblicato a Londra quantifica in circa 800.000 militari alle armi e 2 milioni di riservisti.
Per non parlare delle 1900 testate nucleari tattiche e di teatro schierate da Mosca, 3/4 delle quali puntate sulle basi militari e sulle città europee. Sottolinea Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo: “ai tempi della guerra fredda era considerato inaccettabile minacciare di usare l’arma nucleare per coprire le falle del proprio sistema convenzionale. Purtroppo nei rapporti di forza non è detto che l’inaccettabile non possa accadere”.
Apparentemente meno catastrofico ma ugualmente critico è il potenziamento degli armamenti convenzionali. Il salto di qualità nei mezzi corazzati (i Leopard promessi da Germania e altri paesi) e l’eventuale ingresso in grande stile dell’arma aerea (i cacciabombardieri richiesti da Kiev) non potranno che innalzare ulteriormente i gradini dell’escalation. Proprio mentre diventa sempre più urgente aprire un’effettiva trattativa che porti prima a una tregua e poi a una pace che, presto o tardi, non potrà che consistere in una mediazione tra opposti.
Ucraina: a un anno dall’invasione russa
Approfondimenti e analisi sul numero di febbraio di IRIAD REVIEW in uscita domani 17.02.2023.
Articoli di Fabrizio Battistelli, Giampaolo Cadalanu, Mao Valpiana.