Ascoltando i discorsi della gente per strada, dentro i bar o dove capita, si ha l’impressione di una diffusa rassegnazione al destino crudele della guerra e dell’autodistruzione. Pensieri malinconici di un popolo di frustrati, oramai mediamente di età piuttosto avanzata, pervertiti fin nel proprio intimo da decenni di destre più o meno camuffate e di false sinistre. Un Paese corrotto dove un boss mafioso di alto livello prima di decidere di consegnarsi allo Stato, date le sue esigue prospettive di vita, festeggiava, immagino allegramente, con cocaina, esponenti politici e Forze dell’Ordine, nonché belle escort. Un Paese il cui governo se la prende con i deboli e i giovani reprimendo i rave party e le iniziative di lotta, agevola corrotti, evasori fiscali e quanti altri, violando leggi di importanza fondamentale per la convivenza pubblica. Ci stanno portando alla rovina, mentre si delinea una nuova e inquietante strategia della tensione.
La guerra fa parte integrante di questo scenario e di questo sfacelo. La guerra è in arrivo un po’ ovunque; dal teatro ucraino, luogo di massacri quotidiani, al Medio Oriente, dove il governo israeliano ammazza ogni giorno, o quasi, vari palestinesi mentre lancia attacchi in direzione dell’Iran e della Siria. All’Estremo Oriente dove lugubri personaggi dell’establishment statunitense, dall’ex direttore della Cia e Segretario di Stato Pompeo al generale Mike Minihan, annunciano come inevitabile una prossima guerra con la Cina.
Il sistema occidentale in decadenza sprigiona fetidi miasmi di morte e distruzione. Tutti sanno che la vera posta in gioco di questo gioco scellerato e mortale è il mantenimento del predominio esercitato dagli Stati Uniti sul mondo che, con la fine dell’Unione Sovietica nel 1991, sembrava oramai incontrastato. Aprire le porte a nuovi destini magnifici e progressivi dell’umanità col cosiddetto nuovo ordine mondiale che, secondo un certo Francis Fukuyama – ora sembra pentito – avrebbe addirittura comportato la fine della storia. Così non è stato e, se la storia minaccia di finire, ciò potrebbe avvenire per ben altre ragioni e cioè per la fine dell’umanità tout-court, ovvero la sua trasformazione in una popolazione sparsa e selvaggia di mutanti radioattivi.
Il governo italiano è avviluppato in modo apparentemente inestricabile a questo cadavere in via di putrefazione. E non solo il governo, ma anche buona parte della sedicente opposizione rispetto alla quale si teme fortemente, e a ragione, che la sostituzione del caporale Enrico Letta col sergente Stefano Bonaccini non comporti alcuna modifica di rilievo. Non si tratta solo degli interessi della lobby armamentistica, che pure ha nel governo Meloni un rappresentante di alto livello e grosso peso come Guido Crosetto. Né si tratta solo di libidine servilistica ostentata per dissipare ogni dubbio sulle presunte passate ubbie “sovraniste” di Meloni o di qualche altro personaggio della destra attualmente al potere. Né solo nella inveterata vocazione delle destre sovrane a immedesimarsi coi poteri forti internazionali, la stessa che portò alla rovina l’Italia nel sanguinoso crepuscolo dell’orrido Ventennio fascista.
C’è nei nostri politici una sorta di cupio dissolvi che li porta a schierarsi fino alle estreme conseguenze con l‘imperialismo in forte crisi. Ma il popolo non ha nulla da dire a riguardo? Registriamo purtroppo a tale proposito un’eclisse, probabilmente non passeggera, delle tradizionali organizzazioni pacifiste di massa, dai sindacati all’Arci, alle Acli e all’Anpi, che sembrano essersi volatilizzate dopo la manifestazione di novembre, probabilmente anche per effetto di resistibili pressioni provenienti dalla galassia piddina.
E’ davvero inaccettabile che la peculiarità di questa situazione, determinata ovviamente anche dal ruolo della Russia e di Vladimir Putin che si sono resi colpevoli a loro volta di gravi violazioni del diritto internazionale, determini un offuscamento delle capacità di giudizio e conseguente mobilitazione. Ma identificare e denunciare tali responsabilità non deve impedire di cogliere tutti i retroscena e le cause profonde di questa abietta e crudele guerra fratricida – come fa con grande lucidità Jeffrey Sachs nella sua recente intervista al Fatto Quotidiano – denunciando gli intenti espansionistici della Nato e il golpe travestito da “rivoluzione colorata” contro Viktor Yanukovich come vere cause della situazione attuale.
Speriamo che le organizzazioni sopraccitate si sveglino dal loro apparente sopore, ma intanto sottolineo l’importanza dell’iniziativa di forze di base e autogestite come i lavoratori portuali di Genova e altre città che boicottano il traffico degli armamenti in partenza dal nostro Paese verso i teatri di guerra e hanno convocato una manifestazione nazionale a Genova per il 25 febbraio. Come già nel 1943, la classe operaia e i lavoratori sono all’avanguardia nella lotta contro la guerra e per la salvezza dell’Italia. Oggi più che mai è legata al disallineamento e alla ripresa di un’iniziativa attiva per la pace, in conformità all’articolo 11 della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista.
Ripubblicazione autorizzata dall’autore.