Quella di oggi è stata la sesta udienza preliminare del processo contro l’equipaggio della Iuventa e altri 17 imputati per “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare”.
Dopo che nella scorsa udienza si era discusso a lungo sulla questione relativa alla richiesta di costituzione di parte civile del governo italiano, che si dichiarava “parte lesa”, oggi si è giunti a una decisione.
Il tribunale ha respinto la richiesta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, bloccando il tentativo della presidenza del consiglio di partecipare al processo. Ammesso invece il Ministero dell’Interno, sebbene non siano state ancora affrontate nel merito le richieste. Il tribunale si è così limitato a riconoscere un’astratta titolarità del Ministero dell’Interno a costituirsi parte civile, senza concretamente accertare il suo ruolo rispetto ai fatti oggetto di contestazione, né tanto meno la causazione di alcun danno.
Amnesty International, parte del gruppo di osservatori indipendenti del processo, ritiene che questa sia “una decisione comunque intimidatoria per i difensori dei diritti umani“.
Inoltre, sono state presentate ulteriori eccezioni da parte della difesa in cui è stato contestata la legittimità dell’intero processo e nello specifico la giurisdizione italiana e la competenza territoriale del tribunale di Trapani.
Francesca Cancellaro, avvocata della difesa: “La giurisdizione italiana sulle condotte dell’equipaggio della Iuventa non può basarsi sui principi fino ad oggi affermati e questo anche in ragione del fatto che l’ingresso dei naufraghi non può mai dirsi irregolare, avendo quest’ultimi il diritto di sbarcare in un porto sicuro e presentare domanda di protezione internazionale“.
Dariush Beigui, equipaggio Iuventa: “Mentre il processo della Iuventa si trascina senza alcuna certezza di superare la fase preliminare, la gente annega. Invece di fermare la morte, le navi vengono bloccate, causando ancora più morti. È questo lo scenario quotidiano dell’incubo europeo“.