È ora che il mondo metta fine alle aggressioni militari israeliane contro la popolazione civile palestinese. Due giorni di devastazioni a Hawara e Zaatara nei pressi di Nablus. I coloni, supportati dall’esercito di Tel Aviv, hanno distrutto con il fuoco decine di case, negozi e centinaia di auto. Le immagini trasmesse dalla stesse tv israeliane mostrano roghi spaventosi. Due palestinesi sono stati uccisi dalle pallottole dei coloni e dei soldati. 400 i feriti, tra i quali molti sono gravi.
48 ore d’inferno. Anche l’amministrazione Biden, amica di Israele, ha preso le distanze dall’aggressione e chiesto un risarcimento per i danni. L’esercito israeliano se la cava con una dichiarazione ipocrita: “La situazione è sfuggita di mano”. Le vittime palestinesi hanno raccontato invece di una regia dell’esercito per proteggere le manovre dei coloni armati. Un’azione di contenimento dei palestinesi, per lasciare libero campo ai coloni di girare strada per strada e appiccare il fuoco nelle case, nei negozi e nelle auto.
L’istigazione a bruciare i palestinesi è arrivata da una dichiarazione pubblica alla Tv militare del deputato Vogel, del partito “sionista religioso” di estrema destra. “Bisogna uccidere 100 palestinesi al giorno, per costringerli ad arrendersi e riconoscere la sovranità israeliana”. È il nuovo nazismo.
L’inchiostro della dichiarazione di Aqaba (Vedi) non si è ancora asciugato. Una dichiarazione nata morta, perché lo stesso Netanyahu l’ha smentita in pieno: “Non c’è nessuna marcia indietro rispetto al piano per la colonizzazione della terra d’Israele, la costruzione degli insediamenti riprenderà in tutta la terra di Israele comprese Giudea e Samaria (cioè la Cisgiordania occupata)”.
Per Human Rights Watch, l’origine della violenza è nell’occupazione israeliana e nella politica di Apartheid.