Medici per i Diritti Umani (MEDU) esprime profondo cordoglio per le decine di persone che hanno perso la vita nel tragico naufragio al largo di Crotone in Calabria. Non si conosce ancora con esattezza il numero di migranti che erano a bordo della barca di legno partita 4 giorni fa dalle coste turche. Secondo alcuni superstiti 180 persone, secondo altri non meno di 250. Al momento le persone salvate sono 80 mentre i cadaveri recuperati 59 tra cui due gemellini di pochi anni e un bimbo di alcuni mesi. Le persone, a bordo di un vecchio motopesca, provenivano prevalentemente da Iran, Afghanistan e Pakistan, in fuga da conflitti e regimi autocratici.
Sono passati quasi 10 anni dal 3 ottobre 2013, quando un barcone libico utilizzato per il trasporto di migranti naufragò a poche miglia da Lampedusa provocando la morte di 368 persone. Nel frattempo oltre 20mila persone hanno perso la vita sulla rotta del Mediterraneo centrale. Questi numeri ci dicono qualcosa di estremamente chiaro. Questa tragedia era ampiamente prevedibile e altre certamente ne seguiranno, se non cambia completamente l’approccio europeo alle politiche dei flussi migratori dall’Africa e dall’Asia.
Se da un lato qualsiasi analisi rigorosa e non ideologica dell’enorme questione contemporanea delle migrazioni non può che riconoscerne l’estrema complessità a fronte della quale non esistono certamente risposte semplici e risolutive; dall’altro appaiono inaccettabili le prime dichiarazioni del governo italiano, il quale, lungi dal riconoscere qualsiasi tipo di corresponsabilità, si limita a lanciare invettive contro trafficanti e scafisti e a ribadire la necessità di bloccare le partenze dei migranti “esigendo il massimo della collaborazione agli Stati di partenza e di provenienza”. In pratica le stesse politiche che in questi dieci anni hanno fatto del Mediterraneo un mare di morte.
Né appaiono accettabili le dichiarazioni di queste ore dell’Unione Europea, la quale attraverso la voce della commissaria Von der Leyen invita “a raddoppiare gli sforzi” nell’implementare l’attuale politica migratoria europea di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere che si è dimostrata del tutto fallimentare e che suona un po’ come una beffa postuma per le persone che oggi hanno perso la vita. Se le istituzioni nazionali ed europee, al di là delle dichiarazioni di circostanza, intendono realmente prevenire la prossima strage nel Mediterraneo non resta che attuare una radicale revisione della politica di gestione dei flussi migratori dell’ultimo decennio.
Nell’immediato MEDU chiede al governo italiano e all’Unione Europea di farsi carico dell’attivazione di una vasta e credibile operazione di ricerca e soccorso in mare, una Mare Nostrum europea che possa presidiare le aree più critiche del Mediterraneo e prevenire ulteriori tragici naufragi.