Questa notte, poco dopo le ore 12, la nave Life Support di EMERGENCY ha individuato un’imbarcazione in distress in acque internazionali. Il comandante della nave ha informato immediatamente tutte le autorità competenti e ha attivato il rescue team.
“La barca di legno, di circa 7 metri, è comparsa improvvisamente sul radar. Si è avvicinata spontaneamente alla nostra nave: in un primo momento i naufraghi hanno tentato di salire direttamente a bordo, pratica che rischiava di compromettere la loro incolumità. L’imbarcazione era sovraffollata e quindi molto instabile” afferma Emanuele Nannini, Capo missione Sar di EMERGENCY. “Si sono tranquillizzati solo quando hanno visto attivarsi il team. Le persone soccorse ci hanno segnalato di aver incrociato un’altra imbarcazione come la loro in mare in condizioni precarie e senza nessun dispositivo di sicurezza.”
Il trasferimento dei naufraghi dai rhib alla Life Support si è concluso alle ore 2.30 del mattino. I 46 naufraghi sono tutti uomini che provengono da Bangladesh, Pakistan, Sudan, Eritrea ed Egitto. Tre sono minori. Dopo aver concluso le operazioni di salvataggio e aver informato le autorità, la Life Support ha chiesto un POS dove sbarcare i naufraghi. Mentre attendeva una risposta, ha ricominciato le attività di ricerca dell’imbarcazione segnalata dalle persone soccorse durante la notte.
Verso le ore 8,30 del mattino, un’ora dopo aver ricevuto il POS, la Life Support ha individuato un’altra imbarcazione in difficoltà. Si trattava di un gommone grigio di una decina di metri. A questo punto la Life Support ha iniziato le operazioni di salvataggio in coordinamento con la MRCC italiana, che nel frattempo aveva indicato il POS di Civitavecchia.
“Abbiamo avvistato un gommone grigio che stava imbarcando acqua – dichiaraDomenico Pugliese, comandante della Life Support. “Era così sovraccarico che le persone sedute sui tubolari avevano le gambe in acqua. Il team rescue ha proceduto subito al recupero dei naufraghi con un’operazione complicata dall’estrema precarietà dell’imbarcazione. I nostri due team hanno approcciato subito il gommone con l’ausilio di un natante gonfiabile di sostegno da utilizzare nel caso in cui si fosse rovesciato.”
I naufraghi sono 110, tra cui 26 minori non accompagnati, due donne e tre bambini sotto i 10 anni. Provengono da Gambia, Chad, Camerun, Senegal Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Guinea Konakri. Le operazioni si sono concluse alle ore 11.30. “Tutte le persone soccorse stanno bene e stanno riposando. Stiamo monitorando costantemente le loro condizioni” – dichiara Agnese Castelgrandi, medico di bordo.
Per ora non ci sono tracce della barca segnalata dai naufraghi del primo soccorso.
La sera del 14 febbraio alle ore 21, la Life Support è stata avvicinata da un mezzo veloce che ha effettuato manovre azzardate e intimidatorie senza identificarsi e senza dare alcun tipo di comunicazione, nonostante la Life Support abbia chiesto ripetutamente un contatto radio. La Life Support stava effettuando da domenica attività di ricerca e soccorso al di fuori dalle acque territoriali libiche, dopo averne informato sia le autorità italiane sia le autorità libiche e senza aver ricevuto nessun coordinamento.
EMERGENCY ha scoperto ieri che il mezzo in questione apparteneva alle SSA (Stability Support Apparatus, un organismo dipendente dal ministero dell’Interno libico).
Denunciamo le intimidazioni ricevute e le manovre azzardate nei nostri confronti da parte di un mezzo che appartiene a forze di sicurezza libiche. Confermiamo che la nostra nave si trovava a oltre 25 miglia nautiche dalla costa libica, quindi a debita distanza delle acque territoriali che terminano a 12 miglia, come riscontrabile dagli apparati di navigazione presenti a bordo.
Il nostro mandato è e rimane soccorrere vite in mare, un bisogno confermato anche dai naufragi avvenuti in questi giorni.