Venerdì scorso presso la Fabbrica delle E di Torino si è tenuta l’assemblea pubblica Libertà è stare zitti/e?, convocata da diverse organizzazioni di base per discutere della tendenza ad inasprire le sanzioni, sia amministrative che penali, nei confronti di tutti i movimenti che manifestano il dissenso negli ambiti più vari.
Gli esempi purtroppo non mancano, tanto che questa tendenza si configura sempre di più come un tentativo di reprimere brutalmente il dissenso: per citarne alcuni la multa di oltre 60.000€ per affissione abusiva comminata in occasione della manifestazione romana per il decennale del referendum sull’acqua, l’utilizzo sproporzionato del Daspo o della forza contro chi manifesta in maniera nonviolenta, le pene sproporzionate contro azioni che un tempo sarebbero state considerate semplicemente dialettica politica o sindacale.
L’assemblea è stata convocata da Acmos, Acqua Pubblica Torino, Attac Torino, Csoa Askatasuna, CUB, Extinction Rebellion, Fridays For Future, Incursioni Saporite, Mamme in Piazza, Movimento NoTav, SiCobas, Ultima Generazione ed ha riempito il salone principale della Fabbrica delle E di una platea attenta ed a tratti entusiasta che ha ascoltato gli interventi dal palco.
Moderati da Maurizio Pagliassotti (giornalista) sono interventi Alessandra Algostino (prof.ssa ordinaria di diritto costituzionale UniTO), Nicoletta Dosio (Movimento No TAV), Simone Ficicchia (Ultima Generazione), ANPI di Grugliasco, il Csoa Askatasuna, CUB, Extinction Rebellion, Fridays for Future, Mamme in Piazza per la libertà di dissenso, SiCobas Torino.
Un filo nero per ridurre lo spazio del dissenso e del conflitto
Secondo la prof.ssa Algostino la nostra Costituzione ha un’impostazione conflittuale e difende il conflitto perché la democrazia prende dalla dialettica tra le diverse opinioni la sua essenza.
Il sistema economico neo-liberista, per recuperare potere e profitti, non può ammettere il conflitto ed il dissenso.
Si può individuare un filo nero di pratiche ormai usuali e sostanzialmente anticostituzionali per ridurre lo spazio del dissenso e del conflitto
- Il ricorso sempre maggiore alla categoria dell’emergenza ed alla stabilizzazione dell’emergenza
- La considerazione della sicurezza nel solo ambito dell’ordine pubblico
- La riduzione degli spazi di dibattito e degli spazi di aggregazione
- La creazione di zone rosse, non accessibili ai cittadini comuni
- L’utilizzo spregiudicato del codice penale ed il conseguente aumento delle pene detentive
- L’utilizzo del diritto civile in termini punitivi
- Il ricorso alla retorica del nemico e ad un lessico militare
- La militarizzazione della democrazia
- La criminalizzazione della solidarietà attraverso la disumanizzazione e la criminalizzazione di intere categorie umane
- La colpevolizzazione della povertà
- La repressione preventiva del conflitto nelle scuole e nelle università
Il modo migliore per uscire da questa situazione è quello di continuare a dissentire, cercando di far convergere le varie rivendicazioni, difendendo la nostra Costituzione che, benché non ancora pienamente attuata, rappresenta un’utopia concreta in grado di difenderci da derive autoritarie.
Le testimonianze dai movimenti
Secondo Nicoletta Dosio il conflitto è la nostra salvezza, un elemento imprescindibile della dialettica sociale e questa salvezza non parte dal centro, ma dalle periferie.
La lotta No Tav, nei suoi trentacinque anni, si è trasformata dall’opposizione ad una mala opera ad uno stile di vita e la repressione si è alzata grande e forte con la militarizzazione del territorio, i processi farsa, la carcerazione, ma l’ingiustizia non è invincibile.
Simone Ficicchia ricorda che Ultima Generazione è una campagna di disobbedienza civile contro gli investimenti di soldi pubblici sul fossile, quindi opera in maniera decisa, ma nonviolenta; questa natura del movimento non li ha salvati dalla repressione e dagli attacchi mediatici che comunque erano messi in conto e sono l’indicatore che la loro lotta per la crisi climatica sta diventando fastidiosa per quel capitalismo rapace che ci sta condannando a morte.
Nello Dal Bò (ANPI Grugliasco) giustifica il suo intervento all’assemblea perché lo statuto dell’ANPI lo obbliga a difendere la Costituzione e prova a indicare un’idea semplice, una bussola per unire i movimenti: tutto quello che va contro la Costituzione nata dalla Resistenza è fascismo, quello che la favorisce è democrazia. Su questa base i movimenti devono trovare un minimo comune denominatore per superare le differenze e convergere.
Dana Lauriola[1] cita alcuni esempi recenti di “accanimento giudiziario” ricordando l’assurdità del sequestro dell’impianto audio dell’Askatasuna della scorsa settimana o la richiesta di 8 milioni di Euro di risarcimento[2] per gli attivisti NoTav a processo a Torino.
Seguono dei brevi interventi di Cosimo Scarinzi (CUB Scuola), Asia (Exiction Rebellion), Friday for Future e Nicoletta (Mamme in piazza per la libertà di dissenso) che con storie diverse segnalano il sempre più preoccupante ridursi dello spazio di dissenso.
La questione iniziale che ha portato alla convocazione dell’assemblea si è rivelata in tutta la sua gravità, sta ora alla capacità dei vari movimenti di base ed attivisti di sfruttare le relazioni e la reciproca conoscenza che si ottengono in momenti come questo per, citando l’assemblea di fabbrica dell’ex-Gkn, convergere ed insorgere.
[1] La sua stessa vicenda personale è un esempio di accanimento giudiziario
[2] Il costo per lo Stato del mantenimento dei presidi di Polizia intorno ai Cantieri della TAV dal 2011 al 2021 https://www.notav.info/post/processo-per-associazione-a-delinquere-i-no-tav-paghino-la-militarizzazione-della-valsusa/