La notizia è arrivata a mezzogiorno: un uomo sta uccidendo delle donne in giro per strada, in pieno centro, in pieno giorno. Un colpo di pistola alla testa, giustiziate. Una trovata in via Roma, davanti alla macelleria, l’altra sul lungomare accanto alla pompa di benzina. E’ Riposto, è la mia città, è successo a meno di un chilometro da casa mia, nei luoghi a me più familiari. Le due donne hanno 45 anni, è scritto sui giornali, la mia età.

La vittima potrebbe essere una mia amica, una mia ex compagna di classe. Non si capisce se si tratta di un delitto passionale o di un serial killer. Mi sento un bersaglio sulla testa: siamo tutte vittime. In quel momento suona il citofono: è mia madre.

In pochi minuti scoppia il panico in due città, Giarre e Riposto, separate dalla storia ma unite dalla geografia. Le notizie si susseguono in modo più disparato, con le solite esagerazioni che non vale la pena menzionare. Una cosa è chiara a tutti: non uscire di casa, non muoversi, non camminare per strada. Mia madre rimane bloccata da me, come tantissime persone che si sono rintanate nei bar o nei tanti negozi.

Intanto la tensione cresce man mano che si avvicina l’orario di uscita delle scuole. Giarre e Riposto costituiscono un grosso centro scolastico. La voce maggiore è in giro c’è un pazzo che ammazza le donne. Le autorità cittadine non fanno nulla per smentire queste chiacchiere e riportare la calma tra gli abitanti.

Dopo una quarantina di minuti arriva la notizia che il killer si era tolto la vita davanti la caserma dei carabinieri di Riposto. Si tratta di Salvatore La Motta, 63 anni, ergastolano. Sarebbe finito in carcere per omicidio a 17 anni. Era fuori con un permesso dal carcere di Brucoli. Era dentro anche per associazione mafiosa, sarebbe legato al clan dei Santapaola. Il fratello Benito (un nome una fede politica) è un boss mafioso, anche lui all’ergastolo.

Le vittime sono Carmelina Marino, di 48 anni, trovata davanti al porto turistico di Riposto, Santa Castorina, 50 anni, trovata in via Roma, gli abitanti di Giarre e Riposto tenuti in ostaggio da un pazzo criminale mafioso rimesso in libertà di uccidere e di terrorizzare.

Sì certo, sarà anche un suo diritto quello di avere un permesso dal carcere e noi viviamo in uno stato di diritto: ma come mai il fratello ergastolano di un boss può andare liberamente in giro per la città con un revolver in mano? Chi è che non ha vigilato? Chi è responsabile per l’ennesima morte di due donne nella mia città?

Con le due donne assassinate oggi, sale a 4 il bilancio dei femminicidi dal dicembre del 2018 ad oggi. Voglio ricordare i nomi delle altre due donne uccise da balordi o pregiudicati: Debora Pagano di 32 anni, uccisa lo scorso 22 luglio a Macchia di Giarre, Sara Parisi di 58 anni, uccisa il 28 dicembre 2018. Negli anni precedenti era stata uccisa in maniera crudele dal marito Maria Rita Russo, una maestra di 31 anni.

E’ questa la sicurezza che lo Stato ci garantisce? Mano dura con i vari Cospito o Lioce, braghe calate con mafiosi, parentado e malarazza semplici.