Ci risiamo. Come a inizio gennaio, il porto di Ancona è stato nuovamente scelto per far sbarcare le persone soccorse in mare a largo della Libia. Ancora una volta, in barba al diritto internazionale che tutela i diritti umani, il Ministro dell’Interno Piantedosi costringe a un inutile viaggio punitivo sia le persone soccorse che i soccorritori.
Queste politiche razziali, a difesa di confini e paradigmi che non ci rappresentano, portano indietro l’Italia a un vergognoso passato coloniale, con cui non si è mai davvero fatto i conti. Oggi, con al governo i nostalgici di quel periodo, vengono approvate leggi che costringono i naufraghi a una vera e propria deportazione. Allo stesso tempo, per interessi economici, le aziende italiane sottraggono risorse naturali e prendono accordi con regimi repressivi che si affacciano sull’altra sponda del Mediterraneo. Il tutto con il beneplacito del governo. Due pesi, due misure.
In questa fase è necessario creare delle contrapposizioni radicali a questo sistema, ribaltare il tavolo, violare leggi ingiuste e disumane. Uscire dal concetto caritatevole di accoglienza, trasformando le rivendicazioni di eguaglianza in lotta reale. Diversamente il rischio di essere fiancheggiatori involontari, o nel peggiore dei casi complici, è altissimo. Dichiariamo cosi di non essere più disposti all’indifferenza, portando avanti e sostenendo la rivolta sociali degli oppressi. L’unico strumento capace di spazzare via le leggi promulgate dal neofascismo coloniale.
Ambasciata dei Diritti Marche