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Perù, terra straordinaria e complessa, in questi mesi vive uno stato di emergenza che sembra non voler finire mai: incontro con Carlos Herz
Palermo, lunedì 13 ore 18:00 – La Casa della Cooperazione (via Ponte di Mare 45 – Sant’Erasmo)
Il 28 luglio del 2021 Pedro Castillo, maestro rurale, assume la presidenza del Perù promettendo di superare la profonda frattura e polarizzazione lasciata dal suo predecessore Keiko Fujimori. Dopo un anno e mezzo e le numerose difficoltà nel costituire un governo stabile, il 7 dicembre del 2022, Castillo viene destituito dallo stesso congresso, detenuto con l’accusa di “ribellione” e l’incarico affidato alla sua vice-presidenta Dina Boluarte. Come risposta e conseguenza, l’8 dicembre sono iniziate proteste in diverse parti del paese (Lima, Cuzco, Puno) per chiedere nuove elezioni che possano rinnovare sia il presidente che il Congresso che continuano tutt’ora.
Le proteste sono state duramente represse dagli organi di polizia e ad oggi si contano 58 morti e più di 1000 feriti. Come spesso capita e come molti analisti commentano, si tratta di un malcontento antico, un malessere sociale che si è accumulato negli anni. Le proteste che vedono la mobilitazione di tantissimi cittadini e cittadine peruviane e comunità indigene, se all’inizio erano primariamente indirizzate alla richiesta di nuove elezioni politiche, adesso chiedono a gran voce un cambio politico, economico e sociale. Comprendere a fondo i fatti e le politiche che attraversano l’America Latina e, in questo caso, le vicende peruviane è fondamentale per un’analisi più ampia che ci consente di approfondire i motivi che spingono la popolazione a protestare con forza, ormai dall’8 dicembre dello scorso anno. Ecco perché siamo felici di avere qui a Palermo 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨𝐬 𝐇𝐞𝐫𝐳, professore e Direttore Generale del Centro Bartolomé de las Casas, per un incontro – dibattito sulla situazione attuale e sulla società che muove le contestazioni in corso. L’appuntamento è con l’antropologo 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨𝐬 𝐇𝐞𝐫𝐳 (docente in politiche pubbliche, progetti sociali e gestione delle risorse naturali. Attualmente Direttore Generale del Centro Bartolomé de las Casas nel sud delle Ande peruviane). Herz è esperto in gestione dello sviluppo locale in ONG, agenzie di cooperazione, organizzazioni internazionali e governative, con particolare attenzione all’ambiente, alla pianificazione partecipativa, al patrimonio naturale e culturale, alla governance, all’interculturalità.
info – Ciss Ong
Contro tutte le Guerre Opponiamoci al Macello Planetario
martedì 14 ore 18:00 – Laboratorio Andrea Ballarò (Largo Rodrigo Pantaleone)
Si avvicinano le manifestazioni del 24 e del 25 febbraio ad un anno dall’inizio della guerra che ha segnato indelebilmente le nostre vite. Prepariamoci purtroppo ad un ulteriore escalation del conflitto. Il governo fascista della Meloni sta puntando alla creazione del nemico interno con un attacco al Movimento Anarchico ed ai Movimenti di lotta che attraversano il nostro Paese. Questo succede quando si fa la Guerra, questo succede quando si vuole avere mano libera per potere silenziare l’Opposizione Sociale. La Francia ci dimostra che è possibile contrastare i piani di riforma autoritaria. L’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia deve significare la nostra volontà di Opposizione al Macello Planetario che vogliono scatenare.
comunicato Assemblea NoGuerra Palermo
Dalla legislazione speciale, al 41 bis: dibattito sul «caso Cospito»
Palermo, mercoledì 15 ore 16:30 – Istituto Gramsci Siciliano (Cantieri Culturali Zisa)
Dibattito sul “caso Cospito” con Caterina Calia (avvocata del Foro di Roma), Armando Sorrentino (avvocato, Associazione Giuristi Democratici), Giorgio Bisagna (avvocato, Antigone), Ninni Cirincione (avvocato, Laboratorio Andrea Ballarò), Antonio Rampolla (individualità della Federazione Anarchica Italiana). Coordina i lavori Renato Franzitta del Laboratorio Andrea Ballarò che in questi giorni ha pubblicato un articolo su Pressenza, dove ha sostenuto che: “Il 41 bis è una vergogna del sistema carcerario italiano e si deve ad Alfredo Cospito l’avere posto all’ordine del giorno la revisione di questa norma disumana da regime emergenziale e dittatoriale. Lo sciopero della fame portato avanti da Alfredo Cospito dallo scorso 19 ottobre contro il regime di 41 bis, a cui è sottoposto dalla primavera del 2022, ha contribuito a riaprire la discussione su un provvedimento eccezionale di regime penitenziario che istituisce il cosiddetto “carcere duro” nato come una misura temporanea prima delle stragi di mafia del 1992 e del 1993 che doveva servire a isolare i criminali colpevoli di attività mafiosa dal corpo organizzato dell’associazione criminale per impedire che dal carcere si continuasse a dirigere il malaffare. Almeno questo è stato detto per contentare le anime belle del nostro Paese”.
info
Sfilata Kalsa in maschera 2023. Finché la barca va? Il Carnevale Sociale dei Diritti
Palermo, venerdì 17 ore 15:00 – booq \ bibliofficina di quartiere (Piazza Magione)
Dopo due anni di pandemia il Carnevale Sociale torna con 9 sfilate che attraverseranno i quartieri della nostra città, con l’entusiasmo di tutte le realtà che lo organizzano, delle scuole e degli abitanti. Finché la barca va? Ci porta a chiederci: davvero vogliamo stare su una barca senza rotta che vaga nell’oceano in balia delle correnti? O abbiamo invece voglia di prendere i remi e decidere noi dove andare e dove approdare? Finché la barca va? Ci mette di fronte alle tante ingiustizie dimenticate, ai tanti problemi che i governi non affrontano e di cui tutt3 paghiamo le conseguenze: le guerre, i cambiamenti climatici, i rincari della vita… e si potrebbe andare avanti! Finché la barca va? è un’occasione per parlare con bambini e bambine, famiglie, ragazze e ragazzi, per mettere al centro il nostro diritto di vivere in un mondo che ci piace, dove ci sia posto per tutt3, un mondo in cui ognuno possa scegliere dove vivere senza rischiare la vita. E per la quindicesima edizione balleremo e rideremo insieme, divertendoci e mascherandoci. Porteremo in giro per la città una barca che trasporterà tutto quello che non vogliamo perdere: gli animali in via di estinzione, i libri che non leggiamo più, i vinili, i diritti. Organizzato dalle associazioni del quartiere nell’ambito dei progetti “Sport popolare in spazio pubblico” sostenuto da Fondazione con il Sud e “Traiettorie urbane” selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e cofinanziato da Fondazione EOS Edison Orizzonte Sociale, e dalla cooperativa sociale Palma Nana
comunicato booq
Una vita per la danza. Presentazione del libro di Ketty Giannilivigni, Maestra. Intervista a Milena Mirri Dispenza
Palermo, martedì 21 ore 18:00 – La Feltrinelli Libri e Musica ( via Cavour, 133)
Milena Mirri Dispenza fu allieva della scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma nel ventennio fascista, ballerina al Teatro San Carlo di Napoli durante l’occupazione anglo-americana e maestra a Palermo dal dopoguerra. Ketty Giannilivigni l’ha intervistata per consegnarci, nelle pagine di Maestra. Intervista a Milena Mirri Dispenza (Torri del Vento Edizioni, 2023), la storia della sua vita artistica. Alla libreria Feltrinelli si terrà l’incontro con l’autrice insieme a Licia Tumminello e Valeria Galatolo. Scrive la Nostra nella sua introduzione: “Negli ultimi anni di vita la maestra Dispenza non ha più insegnato, ma ha continuato ad essere sempre ben disposta a parlare di sé e della danza e, attraverso il racconto, a offrire una miriade di spunti di riflessione in merito allo stato attuale del balletto. Se da una parte la questione attorno alla regolarizzazione dell’insegnamento della danza in Italia è materia di dibattito aperto ancora ai nostri giorni, dall’altra parte la professione di ballerina e ballerino, soprattutto con la trasformazione degli enti lirici in fondazioni, pare sia regredita agli anni in cui Bianca Gallizia si batteva per una scuola di danza gratuita e per un corpo di ballo stabile presso il Teatro San Carlo ritenendo che per rilanciare la danza in Italia fosse necessario ottenere che ballerine come Milena Mirri entrassero a far parte dell’organico dei teatri lirici”.
No alla Scuola di Guerra in Sicilia. Dopo la militarizzazione dei territori dell’isola, avamposto bellico sul Mediterraneo e colonia prestata agli interessi NATO ed USA e dell’industria delle armi, inizia l’era della militarizzazione delle scuole, caso unico e solo in tutto il panorama italiano
Oggi più che mai denunciamo quanto accade in Sicilia e ribadiamo la nostra contrarietà alla Scuola della Guerra. Contestiamo l’inizio dello svolgimento dell’alternanza scuola lavoro (PCTO) all’interno della base Nato di Sigonella. Dal 7 febbraio il PCTO di 7 scuole siciliane (per un totale di 350 studentesse e studenti) si svolgerà dentro la base Nato di Sigonella. Questo fatto è a dir poco vergognoso e sconcertante. Già nel 2021 e nel 2022 sono stati firmati dei protocolli tra l’USR ( Ufficio Scolastico Regionale) e l’esercito italiano, finalizzati a fare entrare i militari nelle scuole. Quest’anno, invece, saranno direttamente le ragazze e i ragazzi ad andare all’interno di una base militare per un programma che non è stato reso noto ma che certamente ha a che fare con mezzi militari impiegati quotidianamente per “monitorare” il Mediterraneo centro-orientale, il Mar Nero e le frontiere dell’Alleanza Atlantica con Russia, Bielorussia e Ucraina. Chiamiamo le cose col loro nome, questa non è una formazione lavorativa: è un vero e proprio addestramento alla guerra, un addestramento obbligatorio, che plasma le nuove generazioni alla logica della guerra e delle armi, sempre più simili a un videogioco da azionare con un pulsante. L’alternanza scuola-lavoro, che già contestiamo in quanto causa di morte, di sfruttamento dei minori, di normalizzazione del lavoro gratuito, di distorsione dei meccanismi occupazionali, in quanto sistema di formazione fallimentare che si rivela spesso inutile, se addirittura non dannoso e pericoloso, è oggi la porta di accesso per militarizzare la scuola, per normalizzare e naturalizzare la guerra. Catania ha un tasso di abbandono scolastico del 25 % , gli studenti e le studentesse hanno diritto a un tempo scuola e non a subire indottrinamenti alla cultura militare e di guerra. Oggi vogliamo dire forte e chiaro NO all’alternanza scuola-caserma e a una Sicilia colonizzata dalle logiche guerrafondaie che smantellano Stato sociale, destinando risorse alle armi invece che ai salari, al reddito, al diritto all’abitare, alla sanità, ai percorsi di fuoriscita dalla violenza. Lotteremo con tutte le nostre forze, a fianco di studenti, movimenti e insegnanti, perché la scuola si liberi da questo cancro, perché sia luogo di scambio, conoscenza, creazione, cambiamento e non tomba o campo d’addestramento.
Non Una di Meno – Catania #alternanzascuolacaserma
Dal maggio 2014 in Italia è in vigore una norma che nega la residenza a chi vive in immobili occupati adibiti ad abitazione
Si tratta della legge 23 maggio 2014 n. 80 che porta le firme dell’allora presidente del consiglio Matteo Renzi e dell’allora ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. L’articolo 5 della legge Renzi-Lupi stabilisce che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non possa chiedere la residenza né l’allaccio delle utenze”. Le conseguenze di questa norma si sono rivelate nefaste per decine di migliaia di persone, escluse dalla possibilità di esercitare concretamente diritti sociali, civili e politici costituzionalmente garantiti. Senza residenza non è infatti possibile votare, accedere ai servizi di welfare locali, fare richiesta di assegnazione di un alloggio popolare, iscriversi ai centri per l’impiego, aprire una partita I.V.A., rinnovare i documenti, ottenere la cittadinanza italiana e la carta di soggiorno. Senza residenza non è possibile godere a pieno del diritto alla salute, in quanto l’iscrizione anagrafica, per effetto di prescrizioni normative o a causa degli orientamenti restrittivi ed escludenti di distretti sanitari e operatori, è una condizione necessaria ai fini dell’assegnazione di un medico di famiglia e di un pediatra. Per quanto riguarda la scuola, la residenza non è un requisito formalmente previsto per l’iscrizione ai cicli formativi primari e secondari, sebbene in diversi casi sia di fatto richiesto, mentre costituisce una condizione necessaria per l’accesso ad alcuni servizi, quali la mensa e il buono libri, subordinati all’ISEE: chi non ha la possibilità di produrre questa certificazione, legata a doppio filo alla registrazione anagrafica, rimane tagliata/o fuori dalle misure di sostegno, pur essendone particolarmente bisognosa/o. Senza residenza, inoltre, non è possibile effettuare l’iscrizione alla scuola materna né agli asili nido. Eppure, secondo i principi generali del nostro ordinamento, la residenza è un diritto soggettivo, localizzabile “nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale”, come recita l’art. 43 del Codice civile. Alla pubblica amministrazione spetta il compito di accertare semplicemente che questa condizione materiale sussista, ossia che la persona dimori effettivamente nel luogo dichiarato. Nonostante la chiarezza del quadro normativo, tuttavia, l’iscrizione anagrafica è negata sistematicamente a specifiche categorie di persone, venendo impiegata come uno strumento di selezione della popolazione meritevole di accedere ai servizi e ai diritti di cittadinanza. A distanza di 9 anni dall’entrata in vigore dell’articolo 5, ogni tentativo di smontare anche parzialmente questo strumento fortemente limitante per decine di migliaia di persone è risultato vano. Il famigerato Art 5 ha avuto e continua ad avere effetti nefasti, va sicuramente annoverato il distacco delle utenze, che i gestori possono attuare in qualsiasi momento. Non è mai accettabile pensare di privare di beni fondamentali come luce e acqua chi ha occupato per necessità (l’accesso all’acqua è un diritto inalienabile dell’uomo sancito dall’ONU nel 2010, e ribadito in Italia con il referendum del 2011 per la gestione completamente pubblica e partecipata del servizio idrico). Come se non bastasse, anche la possibilità di ottenere l’iscrizione anagrafica per le persone ritenute ‘senza fissa dimora, la cosiddetta residenza virtuale, è stata negli anni limitata da ulteriori ostacoli amministrativi e storture burocratiche. Le procedure impiegate per attuare questo percorso di registrazione sono spesso farraginose e vengono interpretate in modo difforme dalle diverse istituzioni coinvolte. La residenza virtuale ha inoltre contribuito alla formazione di un vero e proprio “mercato delle residenze”: data l’importanza, soprattutto per le persone migranti che hanno necessità di rinnovare il permesso di soggiorno, di un’iscrizione per dimora abituale, proprietari di case senza scrupoli e, a volte, inquilini già presenti nell’immobile, chiedono un sovrapprezzo per firmare i moduli di consenso richiesti dai Comuni. Al fine di ottenere i propri documenti, queste persone sono spinte così, involontariamente, nell’illegalità. Con il “Piano casa” Renzi-Lupi, di fatto, i poveri vengono espulsi dallo stato di diritto e privati di diritti basilari per un’esistenza dignitosa, questo, in un paese che si reputa civile, non può più essere accettato !!!
comunicato – Associazione Sindacale per il Diritto all’Abitare 12 Luglio