Con riferimento ai fatti accaduti davanti al Senato, pubblichiamo la lettera di un pool di psichiatri, indirizzata al capo dello Stato Sergio Mattarella
Al Presidente della Repubblica
Ci rivolgiamo a Lei dopo avere ascoltato il suo discorso, pronunciato nell’ultimo giorno dell’anno, in cui abbiamo colto l’evidente preoccupazione per il destino cui sembrano condannate le nuovissime generazioni.
Nei giorni successivi tre ragazzi hanno espresso la loro protesta e, ancor più, lo sgomento, provato ormai dalla maggioranza dei giovani di fronte all’incedere dell’apocalisse climatica. Lo hanno fatto disegnando, con vernice lavabile, una cascata di geroglifici sul portone del Senato.
Non si dovrebbe in nessun caso sfuggire al compito di interpretare questo messaggio enigmatico e clamoroso!
Il Presidente del Senato ha invece ritenuto di rispondere a questa azione sostanzialmente innocua con una denuncia penale del tutto sproporzionata: essa pretende un’immediata sanzione contro i sentimenti e le manifestazioni della generazione che, con amara ironia, definisce se stessa come “ultima” ma che, nonostante tutto, concentra la propria attenzione vitale sul futuro del genere umano.
La nostra attività professionale ci ha permesso in questi anni di misurare gli effetti psichici indotti dalle condizioni in cui questa generazione è cresciuta: precarietà lavorativa, percezione di una crescente intollerabilità delle condizioni climatiche e ambientali, trauma prolungato dell’isolamento sanitario, spettacolo atroce di una guerra che promette di estendersi in ogni luogo della terra.
Queste condizioni hanno prodotto e stanno producendo effetti catastrofici su una generazione che sembra votata a vivere un malessere depressivo permanente prima di venire estinta dall’olocausto climatico.
Il comunicato diffuso dagli “imbrattatori” del portone contiene più volte la parola disperazione. Un minimo di sensibilità dovrebbe consigliare a coloro che si sentono investiti del ruolo di governanti di prestare orecchio a un segnale tanto inquietante.
Di fronte a questo non è possibile accettare che si anteponga l’esercizio di una volontà punitiva insensibile e insensata alle azioni urgenti di contenimento della catastrofe climatica e di quella psichica che sta colpendo i nostri figli e i nostri nipoti.
In effetti, ciò che viene davvero vilipeso non sono le facciate di pietra e di legno della Repubblica ma le istanze di vita presenti e future minacciate da politiche economiche e ambientali asservite alle compagnie petrolifere e ai produttori di armi.
Di fronte a tutto questo risulta grottesco e inaccettabile che si chiedano i danni per la pulizia di un portone, mentre milioni di giovani fuggono all’estero per cercare una possibilità di sopravvivenza. Di fronte allo stridente contrasto tra questi fenomeni il nostro paese rischia di sprofondare nella vergogna e nella mortificazione.
Ci rivolgiamo a Lei perché possa rappresentare le ragioni di questa inedita “disperazione” ma anche quelle del desiderio condiviso e diffuso, soprattutto tra la popolazione giovanile, di opporsi a chi, per ignoranza o per cinismo, sta distruggendo quel poco che resta del futuro di tutti.
Paloma González Díaz-Carralero, psiquiatra, psicoterapeuta psicoanalítica, Madrid
Teresa Castè psicologa, Universidad de Chile, psicoanalista, Santiago del Cile
Federico Suárez, psicoanalista, Madrid
Luciana Bianchera – psico- pedagogista, docente universitaria Mantova Margarita Bazt, psicoanalista Città del Mexico
Loredana Boscolo, psichiatra Venezia
Leonardo Montecchi, psichiatra Rimini,
Francesco Berardi, insegnante pensionato, autore del libro Il terzo Inconscio
Salvatore Inglese – Psichiatra, psicoterapeuta , Catanzaro
Massimo de Berardinis, psichiatra, Roma
Martha Elva Lopez Guzmàn, Psicoanalista del Círculo Psicoanalítico Mexicano.
Psicóloga Universidad de Nuevo León, México
Antonio Tari Garcia- Psichiatra, Madrid
Elisabeth von Salis, Psicoanalista ACP, Psicoterapeuta, Zurigo, Svizzera
Thomas von Salis, Dr.med. Neuropsychiatra dell’infanzia e dell’adolescenza Zurigo, Svizzera
Loredana Betti, psicoanalista, Roma
p.s.
i dati statistici (non solo italiani ma) globali certificano che la combinazione di ansia e forme depressive sia ormai al secondo posto quale causa di inabilità alle prestazioni lavorative, subito dopo il grande mosaico dei malesseri stagionali (ovviamente a prescindere da Covid che ha una storia propria). La differenza sta nel fatto che dal malessere stagionale si esce senza danno (se si esclude la dipendenza dai farmaci), l’ansia invece rimane. La precarietà consente di sostituire i malati senza troppo danno per gli accumulatori di ricchezza …
articoli correlati