Come se non bastasse la valanga di cemento che si abbatte ogni anno sul suolo italiano, a fine 2022 è arrivata la notizia che anche la Pedemontana Piemontese verrà ultimata, nonostante il precedente governo l’avesse declassata ad opera non prioritaria .
Il Governo Meloni ha così stanziato 384.452.761 di euro per la realizzazione del primo lotto dell’opera che collega Biella con l’autostrada A26 Genova – Gravellona, in prossimità dell’abitato di Ghemme. La Pedemontana Piemontese dovrebbe costituire il ramo occidentale della Pedemontana Veneto-Lombarda-Piemontese, con lo scopo di collegare il territorio biellese con i sistemi autostradali dell’A4 Torino- Milano, in località Santhià, e dell’A26 Genova Voltri- Gravellona in località Ghemme. L’intervento consiste nella realizzazione di un collegamento diretto alla rete autostradale, di circa 40,5 km, suddiviso in tre lotti funzionali: l’obiettivo è di far partire il cantiere nel 2024.
La scelta del tracciato attuale è ricaduta su aree naturali (boschive e baraggive): una ferita in mezzo al verde, contro la quale si schierano comitati e associazioni, tra cui Lipu – Provincia di Biella e Vercelli, Legambiente Circolo Biellese – “Tavo Burat”, Legambiente del Vercellese ODV, Pro Natura del Vercellese APS, Comitato Valledora – Cavaglià, Pro Natura Biellese, WWF Oasi e Aree protette Piemontesi, Italia Nostra – Sezione Vercelli, Comitato “La salute innanzitutto”.
Le ragioni per dire no alla pedemontana sono tante e le associazioni lanciano anche una petizione su change.org: un progetto vetusto, un’opera non prioritaria, che si basa su una Valutazione di Incidenza, condotta quasi dieci anni fa, con censimenti datati.
Un’opera che andrebbe a lambire il parco naturale della BARAGGIA BIELLESE, attraversando aree protette (SIC, ZPS, ZSC, e Riserve Naturali), mettendo a forte rischio la fauna che vi abita, e provocando deforestazione (66 ha almeno di fasce boscate distrutte).
La pedemontana causerebbe un consumo di suolo pari almeno a 126 ha, un enorme dispendio di risorse (inerti) ed energia per realizzare l’opera, elevati impatti di cantiere ed emissioni (Rumori, CO2, ecc), l’enorme detrimento alle aree tutelate (circondate ed attraversate), i rilevanti impatti sulle specie protette presenti, di cui alcune a rischio di estinzione e protette, come le farfalle descritte nello studio “Le farfalle delle baragge biellesi/vercellesi e zone limitrofe” di Mary Margaret Cassidy, Fabrizio Boggio e Mario Raviglione “Una vasta strada come quella in progetto, con il relativo cantiere di costruzione, oltre ad aumentare l’inquinamento nella zona, sia atmosferico che idrico e del suolo, frammenterà gli habitat già fragili e vulnerabili delle farfalle in particolare con la realizzazione di vie, aree di accesso ai cantieri ed opere accessorie, mettendo a serio rischio la sopravvivenza di molte specie, comprese quelle più vulnerabili e giudicate degne di rigorosa protezione a livello europeo”.
I costi vanno da 214 milioni a 384 milioni, il costo per km passa da 14,3 milioni a 25,7 milioni di euro, soldi che potrebbero essere investiti per riqualificare i tratti già esistenti. Senza parlare del fatto che esiste una linea ferroviaria sospesa dal 2012 (Santhià Arona) che potrebbe essere riattivata togliendo traffico dalle strade e CO2 dall’ambiente, utile anche al servizio merci. Varie le irregolarità procedurali contestate dalle associazioni che hanno presentato al Ministero e al Governo 62 pagine di osservazioni sull’impatto dell’opera e sulla sua inutilità, chiedendo l’annullamento della procedura e il contestuale rigetto della istanza presentata da ANAS Spa. Le associazioni perorano l’opzione zero accompagnata da interventi di miglioramento/ripristino/cura della rete viaria esistente e nel recupero della tratta ferroviaria Arona Santhià, anche nell’ottica di un collegamento internazionale passeggeri merci (tratta Torino-Berna, tramite tunnel ferroviario del Sempione).