Era forse prevedibile, ma di certo ci pone chiaramente di fronte all’evidenza del pericolo che tutti stiamo vivendo. Quest’anno il Comitato Scientifico del Bollettino degli Scienziati Atomici (Bulletin of Atomic Scientists) ha spostato in avanti le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse, principalmente (ma non solo) a causa dei crescenti pericoli derivanti dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e al conseguente aumento del rischio di escalation nucleare. Oggi il “Doomsday Clock” degli Scienziati Atomici segna 90 secondi alla mezzanotte. Mai, nei 75 anni della storia dell’Orologio, eravamo stati così vicini alla catastrofe globale per l’Umanità: l’Orologio era stato portato a 100 secondi dalla mezzanotte nel 2020.
“I rischi per l’umanità sono molteplici, ma il più immediato e catastrofico è il pericolo proveniente dalle armi nucleari – sottolinea Lisa Clark, vicepresidente dei ‘Beati costruttori di Pace’ e referente per il disarmo nucleare della Rete Italiana Pace e Disarmo – con un’azione di guerra, ma anche solo con un errore di interpretazione da parte di una potenza nucleare specialmente in queste condizioni di tensione elevatissima causata dal prolungarsi e aggravarsi della guerra in Ucraina. Il dovere di tutti noi, e soprattutto quello dei decisori politici degli Stati, fare ogni sforzo per smantellare e mettere al bando le armi nucleari, e per perseguire tutte le strade che possono aprire la porta a negoziati di pace“.
L’analisi della situazione condotta dal Bulletin of Atomic Scientist evidenzia come la guerra della Russia contro l’Ucraina abbia sollevato profondi interrogativi sulle modalità di interazione tra gli Stati, erodendo le norme di condotta internazionale che sono alla base di risposte efficaci a una serie di rischi globali. La Russia ha inoltre portato il conflitto nei pressi dei siti dei reattori nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia, violando i protocolli internazionali e rischiando il rilascio di materiali radioattivi. Nel frattempo l’ultimo trattato sulle armi nucleari tra Russia e Stati Uniti, il New START, è in pericolo. Se le due parti non riprenderanno i negoziati e non troveranno una base per ulteriori riduzioni, il trattato scadrà nel febbraio 2026. Ciò eliminerebbe le ispezioni reciproche, aggraverebbe la sfiducia, stimolerebbe una corsa agli armamenti nucleari e aumenterebbe la possibilità di uno scambio nucleare. Come ha avvertito lo scorso agosto il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il mondo è entrato in “un periodo di pericolo nucleare che non si vedeva dall’apice della Guerra Fredda”.
Gli effetti devastanti di questa guerra non si limitano a un aumento del pericolo nucleare, ma minano anche gli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico. Mary Robinson, ex Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha dichiarato: “Il Doomsday Clock sta suonando un allarme per l’intera umanità. Siamo sull’orlo del precipizio. Ma i nostri leader non stanno agendo con sufficiente velocità o forza per garantire un pianeta pacifico e vivibile. Dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica al rafforzamento dei trattati sul controllo degli armamenti e agli investimenti per la preparazione alle pandemie, sappiamo cosa è necessario fare. La scienza è chiara, ma manca la volontà politica. Questa situazione deve cambiare nel 2023 se vogliamo evitare la catastrofe. Siamo di fronte a crisi multiple ed esistenziali”.
Per tutti questi motivi la Rete Italiana Pace e Disarmo richiama la necessità di implementare percorsi concreti di disarmo nucleare, nell’ambito della mobilitazione “Italia, ripensaci”. Una strada che è tracciata dai contenuti del Trattato di proibizione delle armi nucleari TPNW e dalla “Dichiarazione di Vienna” – approvata per acclamazione e con pieno consenso – che ha dimostrato l’esistenza di una nuova alleanza globale che utilizza il quadro di riferimento del Trattato TPNW per ridurre i rischi di guerra nucleare, definendo passi concreti e collettivi per porre fine all’era delle armi nucleari. Insieme al “Piano d’azione” definito nella stessa sede costituisce quindi un’azione concreta e mirata che coinvolge una comunità veramente globale di governi e società civile in percorsi di disarmo nucleare. Ci auguriamo che anche l’Italia voglia essere protagonista di queste azioni, aiutando il mondo a liberarsi dalla minaccia di distruzione globale.