La nonviolenza sembra lontana ed agonizzante in una situazione storica in cui solo papa Francesco lancia appelli per la pace.
La guerra che più ci fa discutere in questo momento storico è quella che si sta combattendo in Ucraina, ormai i negoziati di pace sono stati archiviati a tempo da definire, ad un vago domani dove, quando si prenderà in mano la situazione, tutto sarà distrutto e molti altri esseri umani saranno morti sotto le bombe.
La nonviolenza sembra diventata una parola vuota di significato e questo non può, non deve, essere accettato. Potenti carri armati stanno per iniziare il viaggio verso l’Ucraina dove ci vorranno mesi di addestramento per poterli utilizzar, quindi la guerra è ben lungi da concludersi. Qualcuno teme l’allargarsi del conflitto, una preoccupazione condivisibile, un timore che ha ceduto alle richieste del presidente ucraino. Le sue necessità sono oramai giunte all’esplicito appello di farsi mandare armi non più da contrasto ma da attacco, un chiaro segnale che non si tratta più di sola di difesa.
Non punto il dito sui contendenti, non voglio stare dalla parte di uno o dell’altro, ma devo sottolineare “l’amnesia” di chi dimentica la storia e le guerre che l’hanno insanguinata, qui proprio nel nostro pacifico continente. Il tanto osannato dialogo non viene messo in pratica, so bene che la Russia ha iniziato questa guerra, ma so altrettanto e molto bene che solo dei veri trattati di pace possono impedire una pericolosa e mortale escalation.
Socrate ci ha insegnato che se accettiamo la guerra noi giriamo le spalle a ciò che la nostra natura può darci con strumenti per evitare il peggio. E, continua il filosofo, se alcune guerre sono giustificabili, noi siamo gli unici responsabili delle nostre scelte. Cinque secoli prima di Cristo era già chiaro ad un uomo illuminato dalla filosofia quanto la guerra fosse una scelta e su questo aspetto è importante riflettere. Cosa significa scegliere? Prima di tutto dobbiamo ricordare che è un passaggio fondamentale dell’esistenza, un passaggio formativo capace di renderci responsabili delle nostre azioni e liberi. Sì, la scelta è legata alla libertà, se possiamo scegliere significa che siamo liberi di farlo e se non mettiamo in atto la giusta scelta ne siamo responsabili. Rimanendo fuori dalla concezione cristiana del libero arbitrio in cui entra anche l’intervento divino che ci porta in una dimensione trascendente, rimaniamo invece con i piedi nell’immanente e critichiamo a gran voce chi usa e chi sponsorizza la guerra.
Ma perché ancora si ricorre alle armi? Come molti affermano, la guerra è un modo di guadagnare denaro, tanto denaro, e la smania di potere insieme a quella di ricchezza impedisce la pace e alla nonviolenza di diventare la scelta migliore. Si può scegliere se cercare la pace o potenziare la guerra, gli strumenti per una soluzione pacifica ci sono, basterebbe come prima cosa smettere di trovare scuse. Se insisto ad accusare, anche a ragione, il mio contendente non approderò a nulla di buono. La guerra, come diceva Gandhi, è un crimine contro l’umanità, la nonviolenza è l’unica via alla pace: non mi stancherò mai di affermarlo in una ottimistica visione del mondo nata dalla filosofia.
Come ho già sottolineato in altro mio articolo, la guerra è anche una pratica anti-ecologica, distrugge le vita ed anche l’ambiente, inquina i mari, pensiamo alle bombe sganciate nel nostro mar Adriatico durante la guerra dei Balcani, ordigni che permangono sui fondali per chi sa quanti centinaia di anni. Le bombe inquinando, minano la salute e la vita stessa. E che dire dell’immane consumo di carburante, perché i carri armati e i missili non si muovono per inerzia, tutta la visione green dove va finire? In una visione ecologica che va oltre la natura e l’ambiente, la guerra è anche anti-ecologica nel significato più astratto e legato alla nostra mente: siamo tutti collegati come esseri-nel-mondo. Le nostre cattive azioni si ripercuotono sull’intero sistema, sull’intera unione di corpo e mente di tutti gli esseri umani. Ecco perché la nonviolenza è l’unica strada possibile per non soccombere, per non fare del mondo una trappola mortale ma un giardino di rinascita.