Ho sempre ritenuto che José Martì, il grande rivoluzionario cubano di cui si celebra in questi giorni il centosettantesimo anniversario della nascita, abbia dato un contributo inestimabile alla dottrina, oggi più che mai necessaria alle classi oppresse per demolire il vecchio ordine capitalistico e consentire finalmente all’umanità di uscire dalla Preistoria nella quale si trova tuttora immersa fino al collo.
Martì, nato per l’appunto il 28 gennaio 1853 all’Avana e morto combattendo a Boca de Dos Rios il 19 maggio 1895, ha unito nel corso della sua breve vita teoria e prassi come pochi altri, unendo un’elaborazione teorica rigogliosa, approfondita e feconda, a una militanza coerente fino all’estremo sacrificio della vita. A Martì dobbiamo, sul piano propriamente teorico, varie fondamentali intuizioni che integrano il marxismo, frutto dell’opera creatrice di pensatori a lui contemporanei come Karl Marx e Friedrich Engels, arricchendolo di un approccio non eurocentrico. Studiando la vita e l’opera di Martì possiamo scoprire motivi ispiratori destinati ad acquisire importanza sempre maggiore nel corso degli anni. Centrali sono nella sua elaborazione filosofica e politica concetti come quello di dignità umana, oggi spesso ipocritamente celebrato dal pensiero giuridico occidentale.
Ma la dignità umana, cui fa riferimento Martì, non è solo quella individuale, pur importante, con il suo corredo di libertà irrinunciabili, a cominciare da quella di pensiero ed espressione, per esercitare la quale egli fu duramente colpito da carcere, torture e vessazioni nel corso della sua esistenza terrena. Dignità e libertà vanno, secondo Martì, declinate anche e soprattutto al plurale e diventano così dignità e libertà collettive che corrispondono a principii e concetti fondamentali del diritto contemporaneo e soprattutto del diritto internazionale.
Esse infatti, grazie allo sviluppo di lotte spesso sanguinose, si traducono in autodeterminazione interna ed esterna, sovranità, anche e soprattutto sulle risorse naturali come patrimonio collettivo del popolo, indipendenza dello Stato e del governo, democrazia interna e internazionale. In questo Martì è stato un promotore ante litteram di processi storici che hanno trasformato a fondo il volto della comunità internazionale, come le lotte per l’indipendenza dei popoli e la decolonizzazione. E’ davvero impressionante verificare come questa eredità concettuale trovi un puntuale riscontro in tutti i passaggi della storia cubana dalla Rivoluzione a oggi.
Il popolo cubano, infatti, ha conquistato la propria sovranità e l’indipendenza del proprio Stato mediante una lotta armata senza quartiere che ha spodestato il governicchio di Fulgencio Batista asservito, come molti di quelli che lo avevano preceduto, all’imperialismo statunitense, che fin dai tempi della guerra ispano-americana e dell’emendamento Platt aveva voluto con tutte le proprie forze fare di Cuba una propria colonia.
In seguito il popolo cubano, sempre seguendo gli insegnamenti di Martì, ha costruito una società informata al principio della dignità umana e della necessità di soddisfare i bisogni umani, costruendo apparati e servizi destinati a realizzare i diritti umani non solo a parole, ma nei fatti. Ciò è avvenuto portando avanti nello stesso tempo una ferrea resistenza ai tentativi di destabilizzazione e intromissione dell’imperialismo, che si è avvalso di vari strumenti, dal bloqueo, alla guerra, al terrorismo criminale e assassino, senza tuttavia riuscire a piegare il popolo cubano.
Altri aspetti, fra i tanti, di azione politica nettamente ispirata da Martì sono l’attenzione al problema della salvaguardia ambientale, di cui fu un promotore in tempi lontani, come dimostrato dal suo rapporto col pensatore ecologista statunitense Ralph Waldo Emerson e quello ai diritti e alle aspirazioni delle donne, seguendo in questo la massima martiana: “Las campañas de los pueblos solo son débiles, cuando en ella no se alista el corazón de la mujer; pero cuando se estremece y ayuda, cuando la mujer, tímida y quieta de su natural, anima y aplaude, cuando la mujer culta y virtuosa unge la obra con la miel de su cariño la obra es invencible”.
La sua vocazione decisamente umanista e universalista si riflette oggi d’altra parte nell’operato delle brigate mediche cubane che sono presenti in moltissimi Paesi, anche in Italia ai tempi del Covid e oggi nuovamente per garantire il diritto alla salute nella disastrata situazione calabrese, mentre le stupefacenti conquiste della ricerca e dell’industria biomedica riflettono al tempo stesso questo ideale e la capacità di Cuba di contare sulle proprie forze, alimentando in modo efficace il progresso scientifico a beneficio proprio e dell’umanità intera.
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