L’inizio del nuovo anno ha portato studentesse e studenti del Liceo Scientifico “Francesco d’Assisi” di Centocelle a mobilitarsi per il riconoscimento dello ius scholae. L’iniziativa di raccolta firme all’interno della scuola è volta a sostenere il diritto «di far ottenere la cittadinanza a ragazzi stranieri che studiano in Italia da almeno 5 anni».
A parlare è Valerio Novelli, rappresentante d’istituto e componente del collettivo degli studenti del “Francesco d’Assisi”. L’iniziativa «serve per far avere a nostri compagni e compagne pari diritti e opportunità, come per tutti gli studenti nati da genitori italiani».
Sono cifre altissime quelle che riguardano gli alunni in possesso del – cosiddetto – passato (background) migratorio: secondo i dati del Ministero dell’Istruzione gli alunni con cittadinanza non italiana erano 877.000 nell’anno scolastico 2019/2020. Rispetto all’anno scolastico precedente, 2018/2019, il numero è aumentato di circa 20.000 unità.
Le altre scuole che hanno risposto all’appello del “Francesco d’Assisi”, al momento, sono: l’”Immanuel Kant”, il “Benedetto da Norcia”, il “Giovanni Giorgi- Virginia Woolf” e il “Benedetto Croce”. «Abbiamo provato a coinvolgere delle scuole del centro di Roma ma, per ora, il contatto non è andato a buon fine», ha detto Novelli.
«Il prossimo passo è quello di incontrarsi con tutti i collettivi delle scuole di Roma che hanno aderito alla proposta e raccolto le firme in questi mesi– ha continuato il rappresentante d’istituto – per gettare le basi (teoriche e pratiche) di un’iniziativa pubblica di piazza in sostegno dello ius scholae».
Diventare cittadini italiani
La legge che ad oggi regolamenta la cittadinanza è la 91/1992 che stabilisce il cosiddetto ius sanguinis. Vale a dire: il diritto di cittadinanza sin dalla nascita per chi è figlio di uno – o entrambi – i genitori cittadini italiani. La stessa legge prevede alcune salvaguardie contro gli apolidi (concessa con decreto del Presidente della Repubblica «all’apolide che risiede legalmente da almeno cinque anni nel territorio della Repubblica») e per chi è legalmente impossibilitato a trasmettere la cittadinanza. La legge norma anche i figli di ignoti:
«È considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza».