Questo articolo è la parte 3 di 4 di uno studio di Ahmet T. Kuru sulla separazione tra ulema (studiosi islamici) e Stato nel mondo musulmano. Secondo l’autore, l’idea semplicistica che l’Islam rifiuta in modo assoluto la separazione tra religione e Stato, mentre il Cristianesimo la approva, è fuorviante.
Autonomia religiosa: dinamismo intellettuale ed economico
Dall’VIII alla metà dell’XI secolo, l’autonomia religiosa, la diversità e la tolleranza sono state associate all’esistenza di una borghesia influente e di saggi fecondi nel mondo musulmano.
Secondo Goitein, le terre musulmane avevano un’economia monetaria efficiente, che offriva condizioni incoraggianti per i commercianti musulmani ed ebrei. Cita uno scrittore del X secolo che sosteneva che “i mercanti sono più potenti dei visir [ministri]” perché “una cambiale era più facilmente accettata di una ripartizione delle entrate fiscali”. Lui definisce la situazione anche come una “rivoluzione borghese”. Goitein scrive: “La rivoluzione borghese in Medio Oriente durante i primi secoli dell’Islam ha avuto molte ripercussioni sulla storia mondiale. Per citarne una: grazie ad essa gli ebrei, che fino ad allora si erano dedicati principalmente all’agricoltura e ad altre occupazioni manuali, divennero un popolo prevalentemente commerciale”. Allo stesso modo, Maristella Botticini e Zvi Eckstein spiegano più dettagliatamente che “la completa transizione degli ebrei dall’agricoltura all’artigianato e al commercio avvenne” all’incirca tra il 750 e il 900, sotto il dominio omayyade, abbaside e fatimide, dove “gli ebrei erano legalmente autorizzati a possedere terre… e a dedicarsi a qualsiasi occupazione desiderassero”.
Nel primo periodo medievale, i mercanti musulmani finanziarono molti studiosi islamici (gli ulema) e filosofi. Questi hanno dato importanti contributi in vari campi come la matematica, l’ottica e la medicina. I loro contributi includono lo sviluppo dei numeri arabi, l’invenzione della camera oscura e la distinzione tra vaiolo e morbillo. I mercanti musulmani diedero impulso anche alla fioritura commerciale e agricola, che comprese l’innovazione di strumenti economici come l’assegno e la cambiale. Anche dal punto di vista politico, i mercanti musulmani erano influenti. A metà del X secolo, sotto il dominio abbaside, i mercanti “costituivano una comunità creditizia internazionale di cui il governo poteva abusare solo con un rischio considerevole”.
Una trasformazione importante iniziò a metà dell’XI secolo. La relativa separazione tra gli ulema e lo Stato cominciò a deteriorarsi, l’ortodossia sunnita letteralista divenne sempre più influente e l’economia monetaria fu gradualmente sostituita da un nuovo sistema di allocazione statale dei redditi fondiari. Questa trasformazione ha gradualmente portato alla stagnazione intellettuale ed economica del mondo musulmano.
L’alleanza tra gli ulema e lo Stato
La trasformazione della metà dell’XI secolo aveva dimensioni economiche, politiche e religiose. Dal punto di vista economico, il declino delle entrate agricole in Iraq aveva già indebolito il vecchio regime. Nell’XI secolo, il nuovo regime economico emerse con l’uso crescente delle iqta (tasse sull’agricoltura e sui redditi fondiari) assegnate ai militari e ad altri funzionari statali. Nei secoli successivi, diversi sultanati musulmani svilupparono e utilizzarono versioni del sistema iqta. Dal punto di vista politico, la struttura statale assunse una forma più militarista. A partire dall’XI secolo, l’attenzione alla conquista militare divenne un’altra caratteristica comune dei sultanati musulmani. Questi nuovi sistemi economici e politici emarginarono la classe mercantile, un tempo influente. L’alleanza emergente tra autorità religiose e politiche si basava su queste trasformazioni.
C’era anche una profonda dimensione religiosa in questo processo. Nella prima metà dell’XI secolo, i califfi abbasidi di Baghdad cercarono di riconquistare il potere politico dai governanti sciiti che dominavano il Nord Africa, l’Egitto, la Siria e persino l’Iraq. Per cambiare questa situazione, due califfi abbasidi successivi chiesero l’unificazione dei sultani, degli ulema e delle masse sunnite. Hanno dichiarato un credo che definiva una “ortodossia sunnita”. Coloro le cui opinioni erano ritenute contrarie a questo credo, compresi alcuni sciiti, filosofi e teologi razionalisti (mutazilis), venivano dichiarati apostati e rischiavano l’esecuzione.
Nella seconda metà dell’XI secolo, i governanti selgiuchidi si allearono con i califfi e gli ulema abbasidi per consolidare l’ortodossia sunnita ed eliminare lo sciismo ismailita. Anche i filosofi musulmani furono presi di mira per il loro pensiero eterodosso. Ghazali (morto nel 1111), brillante membro degli ulema, ebbe un ruolo intellettuale di primo piano negli attacchi ai filosofi sciiti. In diverse opere, lette fino ai giorni d’oggi, Ghazali dichiara apostatici due filosofi di spicco, Farabi (morto nel 950) e Ibn Sina (morto nel 1037), a causa delle loro tre opinioni eretiche: che il mondo è eterno, che la conoscenza di Dio comprende solo gli universali e che la resurrezione è solo spirituale. Ghazali scrisse che difendere queste opinioni era punibile con la morte.
La base istituzionale dell’alleanza ulema-Stato era una rete di madrase (scuole, ndr). Il gran visir selgiuchide Nizam al-Mulk, regnante dal 1064 al 1092, sponsorizzò una madrasa a Baghdad che divenne pioniere di questa rete. Queste istituzioni presero in seguito il suo nome: madrase Nizamiyya, ed erano finanziate da fondazioni. Tuttavia, le madrase non potevano essere definite semplicemente private o indipendenti, perché i governanti e i funzionari politici provvedevano al loro finanziamento. Le madrase Nizamiyya promuovevano l’ortodossia sunnita e formavano un particolare tipo di ulema che accettava di servire lo Stato.
La forma selgiuchide di combinare il sistema iqta, lo Stato militare e l’alleanza ulema-Stato emerse in Asia centrale, Iran e Iraq nella seconda metà dell’XI secolo. Un secolo dopo si diffuse in Siria e in Egitto sotto gli Ayyubidi e poi i Mamelucchi. In seguito divenne dominante in una vasta area geografica, dai Balcani all’India sotto gli Ottomani, i Safavidi e i Moghul. Questi sultanati erano militarmente potenti, ma non riuscirono a ravvivare il dinamismo intellettuale ed economico dei primi musulmani perché eliminarono i filosofi ed emarginarono i mercanti.
Uso il termine “alleanza” perché c’era una relazione reciproca tra gli ulema e lo Stato. L’Impero ottomano (1299-1922) è il caso in cui l’alleanza ulema-Stato è stata più istituzionalizzata. Qui gli ulema avevano determinate prerogative religiose, legislative, giudiziarie ed educative. In alcuni casi, gli ulema hanno persino collaborato con i giannizzeri (soldati scelti delle antiche fanterie turche, ndr) per deporre i sultani. Tuttavia, i sultani disponevano di poteri esecutivi, tra cui la coercizione e la finanza, che potevano usare contro alcuni membri degli ulema.
In breve, il caso ottomano rivela che il rapporto tra gli ulema e lo Stato significava una collaborazione reciprocamente vantaggiosa, piuttosto che un dominio unidirezionale dello Stato sugli ulema o viceversa. Dopo l’XI secolo, l’alleanza ulema-Stato ha usato l’ortodossia religiosa e la violenza di Stato per reprimere gli oppositori. Minacciati di essere giustiziati in questo mondo e di subire il fuoco eterno dell’inferno nell’aldilà, molti musulmani furono dissuasi dall’esplorare intellettualmente al di fuori dei confini tracciati dall’alleanza tra autorità religiose e politiche.
Nell’Europa occidentale dell’XI secolo, tuttavia, iniziò un processo diverso nei rapporti tra queste autorità.
Europa occidentale: separazione tra Stato e Chiesa
Europa occidentale e mondo musulmano: un breve confronto
Tra il IX e il XII secolo, l’Europa occidentale aveva condizioni scientifiche e socio-economiche inferiori rispetto al mondo musulmano. In termini di alfabetizzazione, le biblioteche musulmane di città come Baghdad, Il Cairo e Cordoba contavano centinaia di migliaia di libri, mentre quelle dell’Europa occidentale ne avevano meno di 600. I musulmani hanno iniziato a produrre carta nell’VIII secolo, mentre gli europei occidentali hanno impiegato cinque secoli in più per farlo. In termini di urbanizzazione, nell’anno 1000, la Cordoba musulmana aveva la popolazione più numerosa d’Europa (450.000 abitanti), più di Costantinopoli (300.000), mentre la più grande città cristiana occidentale, Palermo, contava solo 75.000 abitanti. Baghdad era persino più grande di Cordoba. Dal punto di vista finanziario, i musulmani iniziarono a coniare monete d’oro all’inizio del IX secolo, quattro secoli e mezzo prima che gli europei riuscissero a farlo.
Una delle ragioni principali di questa divergenza è che i pensatori e i mercanti godevano di uno status sociale relativamente elevato nelle terre musulmane, mentre il clero e le élite militari dominavano l’Europa occidentale. Secondo Norbert Elias, fino alla metà dell’XI secolo c’erano solo “due classi di persone libere” in Europa occidentale: il clero e i nobili guerrieri. La situazione iniziò a cambiare a metà dell’XI secolo. Lo sviluppo agricolo in particolare e la crescita economica in generale portarono allo sviluppo delle città e alla nascita di una classe mercantile libera e fiorente. Anche Marc Bloch vede nell’anno 1050 un punto di svolta per l’Europa occidentale. Fino ad allora, spiega, gli abitanti delle città erano stati marginali perché dipendevano dal commercio, minato dalle classi ecclesiastiche e dalla nobiltà. Un’altra ragione addotta da Bloch è la trasformazione del rapporto tra la Chiesa cattolica e l’autorità reale.
– Continuerà –
Data la sua lunghezza e il suo interesse, pubblicheremo in quattro parti questo interessante studio di Ahmet T. Kuru, professore di scienze politiche presso la San Diego State University negli Stati Uniti.
La parte 1 è disponibile a questo link.
La parte 2 è disponibile a questo link.
Traduzione dall’inglese di Raffaella Forzati. Revisione di Thomas Schmid.