Tre leader contadini assassinati in meno di due settimane, un conflitto che affonda le sue radici nell’espansione incontrollata della monocoltura di palma africana e dello sfruttamento minerario, attività che devastano territori e inquinano fiumi e sottosuoli, e nella collusione tra politici, militari, polizia e guardie private.
Negli ultimi mesi, questi elementi hanno incendiato nuovamente una delle zone più conflittuali dell’Honduras.
Il 7 gennaio sono stati assassinati Aly Domínguez e Jairo Bonilla, difensori ambientali della comunità Guapinol e membri del Comitato municipale per la difesa dei beni comuni e pubblici di Tocoa.
Negli ultimi anni, almeno 32 persone sono state inquisite per presunti reati connessi alla difesa del territorio e delle risorse idriche del Parco nazionale “Montaña de Botaderos”, la cui area centrale è minacciata dalla compagnia mineraria Inversiones Los Pinares (NE Holdings Inc e NE Holdings Subsidiary Inc), precedentemente conosciuta come EMCO Mining Company.
Dopo una lunga lotta e quasi tre anni di ingiusta, illegale e arbitraria detenzione preventiva, i dirigenti contadini sono stati prosciolti.
In questa area ci sono circa 34 sorgenti le cui acque riforniscono città e comunità della zona. In modo particolare, i fiumi Guapinol e San Pedro sono quelli che subiscono i maggiori impatti ambientali. Comunità e popolazioni della zona non sono mai state consultate prima del rilascio delle concessioni minerarie e di irregolari permessi ambientali.
Le holding gestite da Inversiones Los Pinares sono controllate da Lenir Pérez Solís, già coinvolto in passato in altri conflitti minerari e Ana Facussé Madrid, figlia del defunto latifondista e produttore di palma africana Miguel Facussé Barjum.
Il nome di Facussé è stato collegato in passato al grave conflitto agrario del Bajo Aguán, in cui persero la vita decine di contadini organizzati.
Negli anni passati, la Rel UITA ha denunciato sistematicamente questo conflitto, visitando più volte la zona in solidarietà con le organizzazioni contadine in lotta.
L’omicidio dei due difensori ambientali è stato condannato a livello nazionale e internazionale. Varie organizzazioni hanno chiesto giustizia per le vittime, punizione per i mandanti e gli autori materiali, la revoca della concessione mineraria e la chiusura immediata delle attività.
“Chiediamo al governo di Xiomara Castro di procedere con serietà, responsabilità e professionalità, annullando la concessione per lo sfruttamento dell’ossido di ferro, che minaccia la vita della popolazione”, si legge in un comunicato del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh).
Esplode la violenza
Undici giorni dopo i tragici fatti di Guapinol è stato assassinato Omar Cruz Tomé, presidente della cooperativa contadina Los Laureles e membro della Piattaforma agraria Valle del Aguán.
I sicari sono arrivati a casa sua in pieno giorno e gli hanno sparato circa dodici colpi.
Cruz Tomé aveva opportunamente denunciato l’esistenza di un piano delle imprese agroindustriali per assassinare i principali leader contadini della zona.
Una settimana prima, insieme alla Piattaforma agraria e allo Studio legale per la dignità, aveva sporto denuncia contro Miguel Mauricio Facussé Saenz, figlio del defunto latifondista e attuale presidente esecutivo di Corporación Dinant, per considerarlo “attore e complice di una struttura criminale che opera per reprimere e violare i diritti dei contadini della Valle di Aguán”.
Era stato anche criminalizzato e portato in tribunale per il reato di usurpazione aggravata, e poi assolto.
Tra dicembre e gennaio, la Piattaforma agraria ha registrato almeno 12 aggressioni violente contro membri di cooperative contadine.
In un comunicato pubblicato subito dopo l’omicidio di Cruz Tomé, lo Studio legale per la dignità ha chiesto al governo dell’Honduras di esercitare il proprio ruolo di leadership per fermare la violenza nell’Aguán, nonché di indagare e punire i responsabili di tutti questi attacchi.
Ha inoltre domandato il rispetto dell’accordo siglato in febbraio con la Piattaforma agraria e la relativa installazione di un tavolo di dialogo per assicurare la difesa dei diritti umani nella zona, la ricerca dei responsabili dei crimini commessi e per garantire i diritti delle comunità sulle terre in loro possesso e le attività delle cooperative contadine.
Lo Studio legale ha infine chiesto al governo di dimostrare con i fatti il proprio impegno a smarcarsi dal passato, difendendo gli interessi del Paese prima di quelli di latifondisti, gruppi economici e multinazionali.
“Nell’Aguán siamo stufi di contare i morti. Sotto terra ci sono più pallottole che semi (…) Il governo non può permettere che la violenza si normalizzi, che diventi sistemica contro chi difende la terra e l’ambiente”.
Fonte: Rel UITA (spagnolo)