Il colonialismo non è mai morto soprattutto nella zona del Sahel, in Africa, dove i processi di decolonizzazione hanno in realtà negli anni ridefinito rapporti neocoloniali di sudditanza di molti Paesi africani con le potenze coloniali europee, come la Francia, che ha imposto una moneta coloniale, il franco CFA, a 14 Paesi. Il Nord Africa, dopo la detronizzazione di Gheddafi, ha iniziato a vivere continue destabilizzazioni e conflitti tra cui la Guerra in Mali scoppiata nel 2012 su cui i media occidentali hanno da sempre imposto un assordante silenzio-stampa. Le attuali guerre e conflitti regionalisti nel Sahel trovano le loro motivazioni nelle enormi ricchezze minerarie di quella regione, oltre ad essere una zona in cui confluiscono interessi strategici geopolitici.
A rimetterci sono stati e sono anche le popolazioni ancestrali, come il Popolo Dogon, che negli anni ha subito massacri, cancellazioni culturali e trovato sempre più rifugio nei pressi della Falesia di Bandiagara. I Dogon da sempre tramandano antichi saperi agricoli in un perfetto rapporto di cura ed armonia ecologica con la Terra e lontano dallo sfruttamento, cosa che gli interessi capitalistici in quelle zone non rispettano. Un popolo dalle avanzate conoscenze astrologiche ed astronomiche a tal punto che secondo l’etnologo francese Marcel Griaule furono i veri scopritori di Sirio B, essendo a conoscenza ben 400 anni prima della sua scoperta occidentale avvenuta nel 1844. Secondo l’occhio occidentale, Sirio è visibile solo con il telescopio… immaginiamoci la Stella del Fonio. Quanto è difficile ancora oggi per la scienza occidentale ammettere che i Dogon avevano una notevole conoscenza dell’astronomia? Sa Dio. Secondo Griaule, la cosmogonia Dogon è la base epistemologica della loro cosmologia intesa come vera e propria scienza: non a caso il pensiero Dogon, per Griaule, va collocato sulla corrente del pensiero filosofico degli antichi.
La cancellazione culturale sta distruggendo tutto questo e con essa anche i culti Dogon. Negli anni, da Bandiagara a Sangha sono sorte sempre più numerose, nuove moschee, colorate e di grandi dimensioni totalmente diverse da quelle tradizionali in bancò presenti nei villaggi. Organizzazioni integraliste wahabite dell’Islam sunnita, provenienti da Arabia Saudita e Qatar, hanno iniziato ad operare conversioni forzate con minacce volte alla resa tramite violenza o compensi economici. Il wahabismo, non riconosciuto più come islamico fin dalla Conferenza Islamica Mondiale a Groznyj del 2016, vuole cancellare l’animismo Dogon e persino la Tijaniyya di Bandiagara, un’antica scuola islamica sufi che da secoli convive pacificamente all’interno del popolo Dogon, condividendo anche i momenti di preghiera. Tijaniyya e Animismo Dogon sopravvivranno alla cancellazione culturale del wahabismo?
Venerdì 27 gennaio 2023 si terrà un incontro sulle vicende al Centro Sociale 28 Maggio di Rovato, tenuto da Rosangela Zanni, psicologa clinica e di Comunità, psicoterapeuta dell’Approccio Centrato sulla Persona, con diploma universitario in Psichiatria Transculturale all’Universitè Paris 13. Nel 2002 incontra il popolo Dogon del Mali, decidendo di voler condividerne il quotidiano e di conoscerli, ospitata da una grande-famille, tornando ogni anno secondo quanto le condizioni politiche lo hanno permesso e organizzando diverse esperienze in gruppi di etnopsichiatria. Dal 2017 è tra i soci fondatori e Presidente dell’Associazione Culturale Sirio B con lo scopo di approfondire e diffondere la conoscenza delle Società/Culture ancestrali ancora esistenti, soprattutto quella del Popolo Dogon.
Come ha scritto Rosangela Zanni: “L’Associazione Culturale Sirio B segue da anni le vicende del popolo Dogon del Mali avendo legami di amicizia, costruiti nel corso di decenni, con gli abitanti dei villaggi di Sangha. Ha invitato in Italia negli anni 2017, 2018, 2019 gruppi di rappresentanti del popolo Dogon, volendo loro permettere la testimonianza diretta della loro cultura, protetta dall’Unesco, e delle loro condizioni di vita passate e attuali.
I rapporti telefonici quasi quotidiani hanno permesso all’Associazione nel corso degli anni di alleviare, per quanto possibile, la difficile vita quotidiana di questi villaggi e di diventare depositari di un bagaglio di conoscenze sulla loro attualità, sugli sviluppi delle condizioni di vita e, più in generale, della situazione politica del Mali e dei paesi limitrofi. Siamo stati da loro autorizzati a parlarne. Mai tempi come i nostri attuali sono stati contesti così appropriati a farci comprendere l’importanza di incontrare le altre società umane. Questi ultimi anni hanno insegnato che quanto capita ai Dogon e, purtroppo, a numerosi altri popoli di culture primarie cioè, come ormai sappiamo, la voluta loro estinzione, non è un problema che non ci riguarda. Chi ha avuto occhi aperti ha riconosciuto che le parole nelle Costituzioni restano solo parole se non sono gli uomini ed i governi a renderle viventi. La materia “sociale” ed umana rappresentata dall’alterità degli altri, persone e popoli, nella quale da sempre l’identità del singolo “essere umano”, così come noi lo conosciamo, si è dalla notte dei tempi costituito è ormai da decenni minacciata dalla globalizzazione imposta dalle società basate sul modello di sviluppo capitalista.”
L’incontro si terrà venerdì 27 gennaio 2023 alle 20:30 al Centro Sociale 28 Maggio – Via Europa, 72, Rovato (BS)