Anche in questi primi giorni dell’anno e a fronte dei ben quattro femminicidi che si sono consumati, le cronache hanno continuato a propinare il movente dell’amore non più ricambiato.

Il sospetto, ancora una volta, è che nella nostra testa questa “ragione” sembra essere ostentata più come un’attenuante che come un movente irrazionale.

Davvero la parola amore è impropria, inopportuna, sbagliata, fuoriluogo!

L’amore genera vita e mai morte.
Se partorisce violenza non è amore.

E se anche una persona viene abbandonata, nella sofferenza indicibile che questo provoca, l’amore vero e maturo cerca la felicità dell’altra o dell’altro e non la propria.

Il possesso non è amore e lo ripeteremo fino all’estenuazione. Frullare in un unico contenitore d’informazione, valori, sentimenti, patologie, egoismi, violenza, emozioni e mentalità consolidate, non è solo fuorviante, è scorretto.

E non aiuta a crescere in una consapevolezza relazionale più matura. E soprattutto non è giusto nei confronti delle vittime.

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