Mentre Matteo Messina Denaro ha le chemio in cella, a Nadia Desdemona Lioce e a Alfredo Cospito vengono negate le cure… Eppure sono tutti al 41-bis. L’articolo 41-bis è una disposizione dell’ordinamento penitenziario italiano introdotta dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663, che prevede un particolare regime carcerario. Per la rigidità delle prescrizioni carcerarie è anche noto come ‘‘carcere duro’’. Introdotto ai tempi delle stragi mafiose, fu ideato con l’obiettivo di evitare che i boss continuassero a comandare da dentro le celle e quello di piegare le volontà più riottose e spingerle alla collaborazione.
Anche se ideato come una soluzione allo stragismo mafioso, il regime di 41bis non è riservato esclusivamente ai mafiosi. Alfredo Cospito è uno di questi detenuti, anarchico condannato per una tentata strage alla scuola degli allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) e la gambizzazione a Genova di un manager dell’Ansaldo, in sciopero della fame, a seguito delle condizioni durissime del 41bis. Almeno questa è la giustificazione che hanno dato per poter lo detenere.
Il regime di 41bis nel suo caso è dovuto al fatto che le sue dichiarazioni politiche scritte in carcere sono finiti nei circuiti dell’anarchismo ed è quindi ritenuto un “pericoloso collegamento con i compagni che sono fuori” .
Un altro caso di detenuti al 41bis è quello della ex-brigatista Nadia Desdemona Lioce, responsabile degli omicidi di Marco D’Antona e Marco Biagi.
Eppure qualcosa non torna…
Matteo Messina Denaro (latitante da 30 anni con certe complicita’ conniventi e figura oscura della Trattativa Stato-Mafia che si è fatto trovare ed arrestare perché malato) è in carcere al 41 bis con tanto di sezione libera per lui e annessa alla cella la stanza per la chemioterapia. Nello stesso carcere è detenuta con lo stesso regime detentivo Nadia Desdemona Lioce, in carcere per motivi politici e senza gli stessi privilegi.
Nadia Desdemona Lioce vive dal 2003 murata in regime di 41bis nel carcere di L’Aquila. Da 20 anni subisce vessazioni che non smettono di aumentare progressivamente. Censura, isolamento, sequestri continui in cella di libri, quaderni e penne.
Alla battitura di protesta di Nadia, fatta con una bottiglia di plastica sulle sbarre, si è risposto con l’ennesimo procedimento disciplinare e un processo per “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale”. Addirittura le si vorrebbe far pagare “i danni prodotti alle sbarre dalla bottiglia di plastica”. Dal 5 settembre scatterà il rinnovo per un ulteriore biennio: prima il Tribunale di Sorveglianza di Roma (novembre 2020) e poi la Corte di Cassazione (lo scorso 4 maggio) hanno respinto il reclamo contro l’applicazione della misura decisa dal Ministero della Giustizia. Lioce aveva presentato ricorso in Cassazione dopo che il Tribunale di Sorveglianza aveva respinto il reclamo contro la proroga del 41bis decisa dal Ministero il 5 settembre del 2019. La Cassazione aveva giudicato il ricorso inammissibile. Ribadendo «l’approdo ormai pacifico della giurisprudenza costituzionale» secondo cui il 41bis mira a “contenere la pericolosità dei singoli detenuti impedendo in particolare i collegamenti con i membri delle organizzazioni criminali che si trovino in libertà”.
Giustamente i legali di Nadia avevano ribadito: “Bisogna porre il problema dei 41bis rinnovati a prescindere. Una misura che dovrebbe essere applicata per interrompere i rapporti con organizzazioni esistenti. E di questa non si ha traccia”.
Stesso vale per Alfredo Cospito, detenuti per motivi politici in quanto anarchico. Alfredo Cospito sta portando avanti da 3 mesi uno sciopero della fame per protestare contro la detenzione al 41-bis che gli è stata imposta: le sue condizioni sono al limite, tuttavia il ministro Nordio (quello secondo cui le intercettazioni sono inutili perché I mafiosi non parlano al telefono) non ha manifestato l’intenzione di intervenire.
La dirigente reggente dell’istituto penitenziario Sassari-Bancali Carmen Forino, in carica dallo scorso 16 gennaio, ha diffidato il medico curante dell’anarchico Alfredo Cospito dal rilasciare dichiarazioni alla stampa. Cospito, il quale si trova nel carcere di Bancali in regime di 41-bis dalla scorsa primavera, sta portando avanti da 97 giorni uno sciopero della fame in segno di protesta proprio contro il regime detentivo cui è stato sottoposto. A causa del digiuno prolungato il 55enne ha già perso oltre 40 kg e le sue condizioni di salute sono sempre più precarie. La nota, indirizzata all’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Cospito, autorizza in particolare la dottoressa Milia a visitare il detenuto il prossimo 26 gennaio, ma la diffida dal “rilasciare, a seguito delle visite, dichiarazioni alla emittente Radio Onda d’Urto”.
Ecco il doppio standard dello Stato: con il primo l’accoglienza connivente, con i secondi la vendetta di Stato.