A Bologna il 2023 inizia marciando per la pace, con don Mattia, Landini, Zuppi…
I pacifisti: non smetteremo di dire che la guerra non si fa
BOLOGNA – Don Mattia Ferrari, Maurizio Landini, e don Davide Marcheselli: saranno il cappellano della Ong Mediterranea, il segretario nazionale della Cgil, e il parroco bolognese impegnato in Congo a concludere, il prossimo 1 gennaio, la settima marcia della pace e dell’accoglienza che si svolgerà a Bologna, organizzata dal Portico della pace (già in prima fila nel promuovere le iniziative sotto le Due torri per la fine della guerra in Ucraina).
Sarà, come da tradizione, un corteo-fiaccolata che stavolta si snoderà da piazza del Nettuno a piazza Lucio Dalla. Alla partenza (15.30) è annunciato il cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei.
Il corteo percorrerà via Indipendenza, il ponte Matteotti, via Tiarini per arrivare alla piazza coperta e ascoltare i discorsi dei tre ospiti.
L’elenco delle prime adesioni conta già una cinquantina di realtà tra associazioni, sindacati, comitati e partiti.
Il tutto sempre sotto il ‘cappello’ della rete “Europe for peace” che anche a Natale sta lanciando una serie di appelli per il cessate il fuoco e una conferenza di pace.
“Siamo opinione pubblica, siamo società civile che si è organizzata: nonostante l’informazione ridotta a propaganda e le irrisioni, non smetteremo mai di dire con le nostre piccole voci a milioni, città per città, ai decisori nazionali e internazionali che la guerra non si fa più, anche e soprattutto quando ci fosse una sola canaglia a scatenarla.
Che la prima e imprescindibile politica è- dicono dal Portico della pace- raccogliere tutte le forze a disposizione, per scegliere e organizzare fino in fondo la strada che porta le armi a tacere, i conflitti a risolversi senza violenza, i torti e i diritti a ricomporsi in un dialogo incessante”.
Per gli organizzatori della marcia della pace di Bologna è un “dovere continuare a tirare con le nostre fionde il nome della pace contro il Golia della guerra, ‘davvero senza stancarci mai, non dobbiamo abituarci a questa come a nessuna altra guerra’, come dice Papa Francesco“.