Venerdì 23 dicembre 2022 alle 18
Giardini Margherita di fronte la Stazione, lato monumento a Giuseppe Garibaldi, Piacenza
Anche da Piacenza vogliamo far sentire la vicinanza ai manifestanti iraniani in lotta per la libertà. In particolare vogliamo esprimere piena solidarietà a tutte e tutti coloro che, nonostante la dura repressione di questi giorni, continuano a chiedere in Iran il rispetto delle libertà fondamentali, l’uguaglianza, la giustizia sociale e la fine di un sistema dittatoriale e oppressivo. La cruenta uccisione della ventiduenne Mahsa (Jina) Amini, curdo-iraniana, da parte della polizia morale (Gasht-e Ershad, la pattuglia della morte) , ha reso visibile a livello internazionale l’oppressione delle donne nel sistema patriarcale iraniano e contemporaneamente ha dimostrato altresì l’impossibilità di poter esprimere le proteste anche da parte della popolazione maschile.
Facciamo nostro lo slogan “Donna – Vita- Libertà”, contro il regime iraniano e per rivendicare democrazia e diritti civili, sociali e culturali.
In Iran diritti e libertà sono negati, i sindacati indipendenti sono repressi sul nascere e i sindacalisti arrestati e torturati, come pure molti giornalisti indipendenti. Gli studenti, che chiedono l’appoggio degli insegnanti, sono arrestati, incarcerati, molti di loro rischiano l’impiccagione e due sono già stati messi a morte.
Secondo le ricerche di Amnesty International, sono stati uccise sino ad ora 495 persone. 44 minorenni , 34 dei quali sono stati colpiti da proiettili mirati al cuore, al capo e ad altri organi vitali. Altri quattro sono stati uccisi da pallini di metallo esplosi da breve distanza; cinque, tra cui una ragazza, sono morti a seguito di pestaggi; infine, una minorenne è morta dopo essere stata colpita al capo da un candelotto lacrimogeno. L’età di 39 delle vittime di sesso maschile andava dai due ai 17 anni; una bambina aveva sei anni, le altre quattro tra i 16 e i 17 anni. Le donne sono colpite intenzionalmente al volto o nelle parti intime.
Vogliamo anche denunciare con forza l’aggressione da parte della Turchia alle zone autonome della Siria del nord-est (Rojava), che colpisce infrastrutture e uccide civili inermi con l’uso di armi chimiche vietate dai trattati internazionali. In Rojava le donne e gli uomini che hanno sconfitto i terroristi dell’Isis portano avanti uno straordinario esperimento di autogestione democratica e hanno tutta la nostra solidarietà.
Denunciamo le responsabilità italiane: i droni usati dalla Turchia per uccidere sono spesso di fabbricazione italiana, così come i proiettili usati dai Basiji contro le donne ed il popolo iraniano. E’ un grave vulnus normativo che permette ad un’azienda italiana di esportare parti essenziali di una munizione a Paesi vietati e a regimi repressivi. In questo modo si fa business sulla violazione dei diritti umani nel mondo.
Per questo chiediamo con urgenza alle autorità italiane di contrastare immediatamente ogni possibile forma di esportazione di armamenti utilizzati per reprimere illegalmente il dissenso in Paesi terzi e di attuare un monitoraggio più stringente sull’attuazione del blocco delle esportazioni di armamenti e munizioni previste dalla legislazione italiana e dalle misure restrittive europee.
Il regime iraniano si sente più potente grazie alla legittimità internazionale. Questo gli consente di rimanere in piedi e di non cedere alla protesta della popolazione. Anzi reprime con più brutalità, perché si sente sorretto da importanti Stati del mondo con i quali condivide interessi. Aysan Ahmadi, oppositrice iraniana in Italia dice :“Noi non vogliamo il vostro aiuto per far vincere la rivoluzione iraniana. Ci sono già le donne, i ragazzi, i giovani, i bambini e i vecchi che senza paura stanno facendo di tutto per far vincere questa rivoluzione. L’unica cosa che vogliamo da voi è che non aiutiate il nostro nemico”.
Ecco perché salutiamo positivamente il fatto che finalmente la Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite abbia votato una risoluzione che autorizza un’inchiesta internazionale sulle repressioni in Iran.
Ma tutte le nazioni devono fare la loro parte. Chiediamo per questo al governo italiano di fare tutte le pressioni diplomatiche possibili e di non concedere nessuna credibilità al regime iraniano e in particolare lo invitiamo a:
- Richiamare l’Ambasciatore italiano da Teheran per consultazioni.
- Comunicare all’ambasciatore iraniano in Italia la nostra ferma protesta per quanto sta avvenendo in Iran. Non avremo più rapporti economici e commerciali con l’Iran sino a quando non cesseranno i massacri e le violenze.
- Prendere l’iniziativa per fermare la pena di morte comminata contro i manifestanti.
- Prendere apertamente posizione, a tutti i livelli istituzionali e politici, per sostenere la voce e la lotta di centinaia di migliaia di donne e uomini iraniani che si stanno battendo per la libertà contro la violenza di un regime spietato, armato e sanguinario.
- Provvedere immediatamente, tramite le organizzazioni dei diritti umani, all’invio di un comitato di accertamento dei fatti presso le carceri iraniane, ai fini di prevenire le violazioni dei diritti fondamentali degli incarcerati e di intervenire ai fini della liberazione immediata e incondizionata di tutti i prigionieri politici.
Con la manifestazione di oggi vogliamo esprimere solidarietà e sostegno alle donne iraniane e al popolo democratico di quel Paese, ribadendo il nostro impegno concreto per l’affermazione della democrazia e dei diritti umani universali, fondamentali per la convivenza, il benessere, la sicurezza e la pace per tutte e tutti.
Comitato “Donna – Vita – Libertà” di Piacenza