Il prossimo 4 dicembre è prevista una assemblea nazionale di Unione Popolare alla quale voglio dare, seppure a distanza, il mio contributo
I lavori, se non ho inteso male, prevedono gruppi tematici per l’approfondimento del programma. Attenzione però a non cadere nella TRAPPOLA DEL PROGRAMMA PERFETTO. Non si tratta di fare la lista completa di ciò che vogliamo da contrapporre alla lista completa di ciò contro cui ci battiamo. Un partito politico, o comunque una organizzazione politica, non è un centro studi. Nell’agire politico ciò che conta sono le scelte e le priorità. Non a caso molti, rispetto all’ultima campagna elettorale, sottolineavano la vicinanza dei programmi di Sinistra Italiana e di Unione popolare, pur essendo la collocazione politica dei due gruppi totalmente differente.
Ciò a cui oggi siamo chiamati sono precise scelte che riguardano la materialità del “che fare”, prioritariamente sul piano del processo costituente per dare gambe e percorsi alle priorità politiche e programmatiche che dobbiamo darci.
SCELTE ORGANIZZATIVE
Un processo costituente dal basso resta il nostro più immediato obiettivo. Il punto di partenza dovrebbe essere caratterizzato da ASSEMBLEE PROVINCIALI (aperte a tutti o per delegati a seconda della consistenza numerica dei militanti, la cui adesione dovrebbe essere comunque in qualche modo formalizzata). L’assemblea dovrebbe fare il punto della situazione, prendere decisioni a livello locale e fare proposte a livello generale da affidare ai delegati eletti per l’Assemblea Nazionale. Va anche eletto un COMITATO PROVINCIALE con compiti ESECUTIVI, e anche di tipo DIRIGENZIALE. L’ASSEMBLEA NAZIONALE a sua volta decide programma e linea politica ed elegge le STRUTTURE ESECUTIVE e DIRIGENZIALI NAZIONALI.
Naturalmente i passaggi che propongo si possono approfondire meglio e magari discutere nel merito. Li pongo qui come una sorta di esempi di quelle che ritengo le vere questioni essenziali.
1- Il processo costituente non deve esaurirsi in sé, ma deve divenire in un certo senso permanente, rivivendo in una “struttura costituita” che ne riproduca costantemente i caratteri democratici. Si può ad esempio pensare ad una sorta di (mini)congresso da ripetersi a scadenze fisse (per esempio semestrali), che ripeta i passaggi che abbiamo ipotizzato, fondati sul rapporto tra assemblee provinciali e assemblea nazionale e tra momento della decisione collettiva e delega ad istanze esecutive/dirigenziali.
2- In ogni caso la struttura organizzativa deve essere estremamente agile e semplificata, come garanzia di un processo decisionale dal basso sempre riproducibile e con la contemporanea creazione di istanze dirigenziali, incaricate di compiti di esecuzione del mandato, ma anche di libere e rapide scelte contingenti, di cui saranno comunque chiamate a rendere conto a scadenze periodiche. Gruppi di lavoro su tematiche specifiche o coordinamenti territoriali, per esempio regionali, possono essere previsti, ma io eviterei di farne istanze permanenti e soprattutto ne limiterei fortemente i poteri.
Democrazia dal basso ed efficienza operativa sono i corni del problema. La burocratizzazione dell’organizzazione il peggiore ostacolo da evitare.
NOTA: Nessuno chiede alle organizzazioni che hanno dato vita a Unione Popolare, innanzitutto Rifondazione Comunista e Potere al Popolo, di sciogliersi nel processo costituente. Tuttavia nell’organizzazione che si va a costruire ogni militante deve valere per sé e non come rappresentante di gruppi politici organizzati. L’attuale coordinamento nazionale che risponde a criteri di ripartizione deve essere considerato come una necessità del tutto provvisoria. Se invece si vuole creare una STRUTTURA FEDERATIVA, personalmente non sarei d’accordo anche se non ci sarebbe niente di male, basta che lo si dica chiaramente. Una terza via che volesse mettere insieme strutture politiche nazionali, gruppi locali e singoli militanti non organizzati, sarebbe solo un gran pasticcio.