L’ondata di misure cautelari che si è abbattuta sull’attivismo politico torinese si è notevolmente alleggerita
Dopo il dispositivo della Cassazione sul capo 1 (art. 416 c.p., associazione a delinquere) del processo a seguito dell’operazione “Sovrano” della Digos, le misure cautelari richieste a seguito di quell’accusa, sono decadute. Sono state poi adottate nuove misure più restrittive per alcuni imputati, ma la situazione in breve tempo è stata nuovamente alleggerita tornando alle disposizioni precedenti.
Ai 4 studenti arrestati per la manifestazione del 18 febbraio, in seguito sottoposti agli arresti domiciliari e inviati a processo senza udienza preliminare di garanzia, sono stati revocati gli arresti dai giudici della quarta sezione penale.
L’uso massivo delle misure cautelari è, in particolare in questo momento, al centro del dibattito pubblico, considerato secondo molti un’anomala contrazione delle garanzie previste dall’ordinamento. I 4 studenti che hanno scontato 7 mesi di domiciliari, una dei quali solo per aver parlato ad un megafono durante le tensioni all’Unione Industriali, sono tutti ventenni e incensurati. Gli arresti sono avvenuti a metà maggio, altro aspetto che desta degli interrogativi, se fossero sussistiti pericolo di fuga e/o inquinamento delle prove o reiterazione dei reati: per quale motivo l’arresto è avvenuto dopo mesi?
Sono quindi molte quelle che appaiono come incongruenze nell’iter giudiziario a cui sono state sottoposte una ventina di persone che nel torinese hanno agito per attivismo politico.
L’Askatasuna in un comunicato dichiara: “Questa operazione (Sovrano, n.d.r.), come d’altronde tutta l’inchiesta, è stata messa in campo grazie al denaro dei contribuenti che viene generosamente elargito quando si tratta di perseguire qualche militante ed attivista, mentre non si trova mai quando c’è da affrontare la crisi abitativa e la povertà in crescita della nostra città”.
Introducono quindi un’altra questione: quella dell’impiego di fondi pubblici. L’operazione Sovrano consta di centinaia di ore di intercettazioni telefoniche ed ambientali, migliaia di pagine di faldoni, un’operazione durata anni. Il teorema accusatorio dell’associazione a delinquere scricchiola, le motivazioni della Cassazione evidenzieranno il perché.
Il capo 1 viene adottato dopo un pronunciamento del Tribunale del Riesame, lo stesso che ha mantenuto le misure cautelari agli studenti arrestati, commutandone 2 agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni, ovvero: cavigliera, divieto di contatto con chiunque tranne, in sostanza, i famigliari conviventi. Sono stati accompagnati – altra misura definita dagli avvocati (e non solo) anomala – dalla Polizia Penitenziaria a casa, causa di stigma per tutta la famiglia, questo per reati contestati in una manifestazione politica.
L’avvocato Novaro, patrocinante di alcuni degli attivisti imputati, ha dichiarato che a Torino esiste un pull di Magistrati e una corsia preferenziale per i processi ad attivisti politici: è davvero un’emergenza cosi grave?
A carico di alcuni attivisti dell’Askatasuna sono state emanate 25 multe dai 5 ai 10 mila euro a seguito del concerto non autorizzato del 15 ottobre. Episodio di disobbedienza civile, forma di lotta politica: “Evidentemente gli unici eventi che è possibile organizzare in questa città sono quelli in cui compagnie e fondazioni private potranno guadagnare fior fior di quattrini, quelli in cui occorre pagare per entrare e dove una consumazione costa quanto metà delle risorse di un qualsiasi studente”, hanno dichiarato in un comunicato.