La storia è iniziata nel luglio 2010.
In quella data, Israele ha demolito con la forza militare. per la prima volta, il villaggio abitato da palestinesi di Al-Arakib, nel Negev. Siamo in Israele e gli abitanti sono cittadini israeliani. Ma di serie B perché non sono ebrei provenienti chissà da quale latitudine.
Qualche giorno fa, per l’esattezza lunedì 5 dicembre 2022, i bulldozer dell’esercito israeliano sono tornati a distrugger di nuovo le casupole dei 700 palestinesi. È la 210esima volta. Sì, avete letto bene: la duecento decima volta. Ogni volta che il governo demolisce le case di legno, lamiera e plastica, gli abitanti le ricostruiscono di nuovo.
Il contenzioso riguarda il tentativo del governo israeliano di confiscare le terre, non riconoscendo il diritto di proprietà attestato da un contratto di acquisto risalente ai tempi dell’impro ottomano. Prima ancora della nascita del sionismo e di Israele. Israele definisce il villaggio “abusivo” come questo di Al-Arakib ce ne sono altri 34. Secondo l’associazione israeliana Zochrot (Memoria), formata da cittadini arabi e ebrei, documenta che gli arabi beduini del Negev sono 155 mila abitanti, metà dei quali sono residenti in villaggi che lo Stato israeliano non riconosce.
Le famiglie del villaggio di Al-Arakib sono pastori e agricoltori stagionali. Sono palestinesi arabi e musulmani. Non sono coloni ebrei di origine russa o canadese. E quindi il governo di Israele li discrimina, li perseguita, rovina loro la debole economia di sussistenza, distrugge i pozzi che hanno scavato, ara con i trattori gli orti, non fornisce loro nessun servizio statale e si ricorda di loro soltanto quando manda gli esattori del fisco. Non hanno strade, né scuole. Nessun ambulatorio medico. E manda i bulldozer, in media, tre volte ogni due mesi. Per farvi rendere conto di questo sadismo immaginate di dover perdere la vostra casa ogni 20 giorni, cioè meno di tre settimane. Un braccio di ferro impari: da una parte c’è la ragione della forza e dall’altra la forza della ragione.
Si chiama Apartheid e pulizia etnica. “Ebraicizzare il Negev” è il motto di tutti i governi israeliani che si sono susseguiti nel tempo.
La grande stampa italiana non ne parla. Vi invito a leggere questo reportage di Neve Gordon pubblicato su The Guardian (subito dopo la prima demolizione): QUI e la traduzione in italiano a cura di STEFANIA MICUCCI pubblicata sul sito Come Don Chisciotte qui.