Emergenza freddo in Ucraina: 10 milioni di persone al freddo e al buio, Fondazione CESVI con #UNACOPERTAPERLUCRAINA allestisce a Bucha i primi 11 heating point per offrire alla popolazione civile un posto riscaldato ma anche coperte, cibo e bevande calde

Temperature vicine ai -20° rendono necessario un intervento immediato. In guerra anche il freddo può diventare un’arma. Dieci milioni di persone in Ucraina sono senza elettricità e riscaldamento, mentre le temperature stanno drasticamente scendendo fino a -20°.

È il “fronte del freddo”, nuova componente del conflitto in corso da 10 mesi. Tra blackout e carenza di gas, nella città di Bucha, CESVI sta allestendo, insieme alle autorità governative, i primi 11 heating point dove la popolazione civile durante il giorno può ripararsi dal gelo, ricevere coperte, cibo e bevande calde.

Gli heating point si trovano per lo più nei pressi di edifici pubblici, perché si possa usufruire della linea internet, dei servizi igienici e di riparo in caso di attacchi missilistici. Inoltre, sono attrezzati con sistemi di riscaldamento alternabile tra elettricità, legna e gas, a seconda della disponibilità delle fonti energetiche previste dal Governo. Forniscono beni di prima necessità: latte, barrette energetiche, omogenizzati per i bambini sotto i 3 anni d’età, biscotti, zucchero, thè, caffè e coperte.

CESVI invita inoltre a esprimere simbolica vicinanza al popolo ucraino sui social media, pubblicando l’immagine di una coperta accompagnata dallo stesso hashtag, come già fatto dall’ ambasciatrice della Fondazione, Cristina Parodi, da TRIO MEDUSA, Rubina Rovini, Stephan El Shaarawy e tanti altri influencer e creator che stanno aderendo alla campagna.

Secondo le Nazioni Unite, 18 milioni di abitanti (il 40% circa della popolazione) hanno bisogno di aiuti umanitari, mentre gli attacchi russi stanno lasciando “milioni di persone senza mezzi per scaldare le proprie case, senza acqua potabile o elettricità, proprio mentre inizia un inverno gelido”. Prima dei recenti attacchi, l’azione militare russa aveva danneggiato meno del 5% dell’infrastruttura elettrica ucraina, mentre al 22 novembre questa quota aveva superato oltre il 30% della rete, nei dati del governo statunitense. A seguito dei pesanti raid russi del 23 novembre, la compagnia energetica di Kiev stima che metà della rete sia stata danneggiata.

“Alla paura delle bombe si aggiunge un altro pericolo: il freddo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che fino a tre milioni di persone potrebbero lasciare le proprie case in cerca di luoghi più caldi e sicuri. I rischi a cui potrebbero essere esposte, se non assistite, sono infezioni respiratorie, polmonite, influenza e morbillo.

Grazie a questo intervento, in collaborazione con il Comune di Bergamo, contiamo di raggiungere circa 20mila persone, soprattutto donne, bambini e anziani”, dice Maurizio Carrara, presidente onorario di Fondazione CESVI.