Oltre duecento attori, artisti e celebrità di Hollywood di origini native, hanno recentemente rinnovato con una lunga lettera al Presidente Biden, la richiesta di clemenza per il detenuto Leonard Peltier, da 47 anni confinato in varie prigioni di massima sicurezza, per un reato che nessun tribunale è mai riuscito a provare, e nonostante sia ormai molto malato, oltre che anziano.
Iniziativa che segue a stretto giro quella di un’altra lettera a Joe Biden, inviata il 30 novembre da sette senatori del Partito Democratico, tra cui anche Bernie Sanders e Elizabeth Warren (per citare solo i più noti anche tra noi), che esplicitamente definiscono la prolungata detenzione di Peltier come “una smentita alla promessa di giustizia” che Biden iaveva fatto alle Nazioni Native degli Stati Uniti in campagna elettorale.
Del caso Peltier la nostra testata si è già occupata in numerose occasioni, grazie soprattutto all’impegno di Andrea De Lotto che anche recentemente è stato il coordinatore del passaggio italiano della delegazione delle tre native, Carol Goeke, Jean Roach e Lona Knight dal confine con la Francia fino a Roma passando per la Val di Susa, nell’ambito della campagna Rise UP, che per oltre un mese, tra la metà di settembre e il 20 ottobre, le ha viste impegnate in un infinità di incontri tra la Francia, la Svizzera, la Germania e appunto l’Italia.
Particolarmente importante la tappa di Ginevra, che ha permesso loro di perorare la causa di Leonard Peltier presso la sede delle Nazioni Unite e tra i significativi risultati va sottolineata la cittadinanza onoraria che l’amministrazione ginevrina ha infatti riconosciuto a Leonard Peltier.
Ma anche i nove giorni immediatamente successivi trascorsi in Italia, sono stati fittissimi di incontri, a cominciare dalla calorosa accoglienza da parte dell’Associazione Vivre et Agir en Maurienne, che per le stesse ragioni del Movimento NoTav si oppone al progetto della Torino Lione; passando per il Festival Zero e poi al Presidio di San Didero ribattezzato in onore di Leonard Peltier, il CSA Manituana di Torino e tante altre realtà di base, sedi municipali, aule universitarie di Milano e di Roma: una molteplicità di momenti, sguardi, riflessioni che il video maker Andrea Galafassi ha accuratamente documentato e il breve video che vi presentiamo qui è solo un’anticipazione del montaggio in fase di elaborazione.
Ma per tornare alla lettera indirizzata a Biden: “Scriviamo oggi a lei, Signor Presidente, per sollecitare la clemenza esecutiva per il detenuto Leonard Peltier (…) perché solo in questo modo potrà per lui attuarsi la grazia del ritorno nella casa cui appartiene, nel Turtle Mountain del Nord Dakota” recita uno dei passaggi. Ma poco oltre i mittenti non mancano di sottolineare come “l’ingiustizia con cui il governo federale ha trattato il caso-Peltier è emblematica del disprezzo riservato da sempre agli indiani d’America.”
Inizialmente promosso dalle attrici Sierra Teller Ornelas e Jena Schmieding e subito condiviso da tantissime altre celebrità native molto popolari negli Stati Uniti, l’appello è stato sottoscritto anche da personalità che native non sono, come Michael Moore, Bonnie Raitt, Ringo Starr, Tanya Tucker, Mark Ruffalo e numerosi altri.
In prigione dal 1975, con l’accusa di aver ucciso due agenti dell’FBI durante uno scontro a fuoco scoppiato nella riserva di Pine Ridge nel Sud Dakota, Peltier è considerato il prigioniero politico con la detenzione più lunga nella storia giudiziaria americana, nonostante la provata evidenza delle false testimonianze, delle manipolazioni e della complessiva erroneità dei vari gradi di giudizio che hanno sancito la sua incriminazione.
Già in passato si erano espressi in favore di Peltier una lunga lista di personalità nei più vari ambiti di influenza, da Madre Teresa, Nelson Mandela, Martin Luther King, Desmond Tutu quando ancora erano in vita, a Papa Francesco, il Dalai Lama… lunghissimo l’elenco di intellettuali, avvocati, attivisti, musicisti, scrittori e celebrità varie che in momenti diversi hanno aderito all’appello Free Leonard Peltier.
Durante la sua campagna elettorale Joe Biden aveva espresso la volontà di costruttivo dialogo con l’obiettivo di compensare, per quanto possibile, la lunga vicenda di ingiustizie nei confronti dei nativi americani, a cominciare da quella horror story che furono i famigerati collegi a gestione religiosa, che per anni hanno tenuto prigionieri bambini e adolescenti indiani sottratti alle loro famiglie; per non dire dei troppi casi di donne indiane fatte sparire. Indubbiamente significativa è stata la cancellazione del Keystone XL, il controverso mega progetto finalizzato alla conduzione di petrolio dal Canada alle raffinerie americane, passando per vari territori nativi: una vittoria anche per molte organizzazioni ambientaliste. E soprattutto promettente la decisione di conferire l’incarico a capo del Dipartimento degli Affari interni a Deb Haaland, che già in passato si era più volte espressa per la liberazione di Leonard Peltier.
Una promessa di liberazione che però non è ancora stata mantenuta. Per questo gli attivisti di tutte le Nazioni Indiane che non più tardi di qualche settimana fa, 14 Novembre, si sono ritrovate insieme a Washington, per festeggiare la fine della lunghissima Walk to Justice, sollecitano tutti coloro che hanno a cuore la vicenda di Leonard Peltier di subissare di email la Casa Bianca anche più volte al giorno al seguente indirizzoP:
Per scrivere a Biden: president@whitehouse.gov
Facciamolo in tanti!
Rise Up, video a cura di Andrea Galafassi: