Chi ci custodisce dai custodi? E’ la domanda che si pone Extinction Rebellion di fronte ai segnali di aumento dei livelli repressivi che le iniziative di disobbedienza civile e azione diretta nonviolenta del gruppo stanno incontrando a opera di alcune Questure.
Abbiamo incontrato Sara ed Enrico, attivisti di Extinction Rebellion . Ci dite qualcosa di voi?
Mi chiamo Sara, ho 23 anni e sono una scenografa. Ho finito di studiare da pochi mesi e mi sto affacciando al mondo del lavoro con un pessimismo cosmico generale, perché in tutta onestà non riesco ad immaginarmi un futuro stabile e sereno per via della crisi climatica ed ecologica. Extinction Rebellion mi sta aiutando molto in questo perché mi permette di partecipare in maniera concreta al cambiamento che voglio vedere nel mondo.
Io mi chiamo Enrico e sono decisamente più vecchio di Sara. Forse oggi quello che mi definisce di più è che sono il papà di una bambina di sette anni che metto sempre al corrente di tutte le nostre iniziative e cui spero di lasciare un mondo per cui valga sempre la pena lottare.
I movimenti per la giustizia ecologica e climatica subiscono una repressione crescente, nonostante le loro azioni di disubbidienza civile siano assolutamente nonviolente. Potete dare qualche esempio al riguardo?
Dopo l’azione alla Rai di Milano del 30 novembre scorso, oltre alle denunce per blocco stradale, imbrattamento e altro che scopriremo in futuro (per ora abbiamo avuto solo l’avviso di apertura indagini) abbiamo ricevuto sette fogli di via di sei mesi da Milano.
Il foglio di via è una misura che giudichiamo impropria e punitiva, un mero provvedimento amministrativo, dunque senza intervento della magistratura. Costringe chi lo riceve ad allontanarsi dal Comune in cui è avvenuta l’infrazione per un periodo di tempo che va da tre mesi a tre anni; a volte è stata comminato anche a persone che avevano interessi di lavoro o studio in città. Si tratta di una misura repressiva volutamente vaga, in quanto può essere applicato a chiunque sia considerato “pericoloso” sulla base di “precedenti di polizia”, quindi solo sulla base di accuse, mai provate in giudizio e che potrebbero addirittura non finire mai di fronte ad un giudice.
Abbiamo avuto anche tre “avvisi orali”, anch’essi un provvedimento amministrativo, che ci notifica la “cattiva condotta” e prelude ad interventi limitativi della libertà personale come divieto di uscire di sera, frequentare luoghi o persone specifiche, obblighi o persino divieti di dimora. Il funzionario che li consegnava ha parlato esplicitamente del rischio di un prossimo provvedimento di sorveglianza speciale!
Dopo lo sgombero dove la Celere non ha usato maniere esattamente gentili, siamo stati trattenuti dalle 10.30 alle 20.00 in Questura in modo totalmente illegale, in quanto ciò sarebbe giustificato solo se ci fossero dubbi sull’identificazione per l’assenza dei documenti, oppure il sospetto della loro contraffazione. Quasi tutti in realtà siamo perfettamente conosciuti dalla Digos e avevamo consegnato i documenti non appena richiesti, quindi veramente pensiamo di essere stati oggetto di un sopruso!
Più recentemente, la mattina del 6 dicembre, due persone di Ultima Generazione che probabilmente venivano pedinate sono state fermate per strada senza alcun motivo e trattenute in Questura fino quasi alle 20.00. Probabilmente si è trattato di un’azione di intimidazione in vista dell’azione del giorno dopo alla Scala di cui la Questura di Milano avevano forse subodorato qualcosa.
Infine a Torino il 7 dicembre tredici persone di XR sono state fermate e denunciate per manifestazione non preavvisata ancora prima che la manifestazione si fosse svolta (siamo al reato di “immaginazione sovversiva”!). Inoltre alcun@ sono stati denunciati per “possesso di armi”, crediamo a causa di alcuni estintori manuali riempiti di vernice.
Cosa sono per voi la disobbedienza civile e l’azione diretta nonviolenta?
Noi rivendichiamo il diritto a infrangere la legge perché crediamo che la disobbedienza civile e l’azione diretta nonviolenta siano le migliori armi che abbiamo di fronte alla catastrofe eco-climatica, di fronte alla rottura del patto sociale decretata dai nostri governi che non ci stanno proteggendo, anzi continuano imperterriti sulla strada dell’estinzione.
Potranno sembrare azioni “esagerate” e ci viene chiesto spesso perché non organizziamo semplici manifestazioni, invece di iniziative di disobbedienza civile e azione diretta nonviolenta. La verità è che ci sono state migliaia di manifestazioni e non è mai avvenuto nessun cambiamento vero e significativo, proprio perché esse non creavano abbastanza disturbo da essere considerate degne di attenzione.
Di quello che facciamo, sempre a viso aperto, ci assumiamo la totale responsabilità politica e legale, consapevoli che qualunque “disturbo” noi si possa causare è letteralmente nulla di fronte degli enormi rischi della distruzione degli ecosistemi e delle stesse fonti primarie di sopravvivenza per l’umanità come aria, acqua, cibo.
Pretendiamo però dagli organi esecutivi dello Stato e del governo, di cui poliziotti, Questure e Prefetture sono diretta emanazione, un assoluto rispetto della legge e delle persone. Non possiamo tollerare che siano proprio loro ad infrangere la legge!
In realtà questa “lotta al dissenso” si estende a tutti i movimenti sociali. State pensando a forme di convergenza e aiuto reciproco?
Anche Amnesty International se ne sta occupando. Si tratta di una tendenza molto precisa, che da un lato vede la nascita di leggi ad hoc (l’ultima quella sui rave) e dall’altro il progressivo deteriorarsi di quell’insieme di prassi e usi che rendevano efficace la protesta. Se un picchetto operaio diventa estorsione al datore di lavoro, un’occupazione universitaria un reato penale e il blocco stradale (non una barricata) un’infrazione punita con multe per migliaia di euro, a poco a poco è l’agibilità stessa della protesta che viene meno. Ci resteranno solo innocui e “simpatici” cortei, roba per boomer nostalgici e ragazzini che bigiano la scuola, totalmente ininfluenti e inefficaci!
E se questo ancora non basta si passa al livello successivo. I sindacati di base della logistica, il Centro Sociale torinese Askatasuna e il Comitato Abitanti del Giambellino, a Milano, hanno recentemente condiviso la stessa gravissima accusa, quella di associazione a delinquere. Un’assurdità che forse cadrà in giudizio come palesemente infondata, ma nel frattempo lascia in enormi difficoltà oggettive e soggettive chi viene colpit@ da queste accuse.
Quali sono le prossime iniziative di sensibilizzazione e denuncia?
Innanzitutto continua la nostra campagna DiRaiLaVerità, volta a fare pressione sul sistema dei media e sulla Rai in particolare affinché parlino in modo corretto della catastrofe ecologica e climatica e abbandonino il supporto pubblicitario delle aziende fossili come l’Eni.
In secondo luogo, abbiamo un appuntamento importante il 24 gennaio: proprio a Milano quel giorno inizierà il primo processo a Extinction Rebellion per un blocco stradale durante le proteste nonviolente della pre-Cop dell’ottobre 2021, con 14 attivist@ rinviat@ a giudizio.