I cambiamenti climatici, l’urgenza della “Salvaguardia del Creato”, chiedono cambiamenti negli stili di vita. Lo chiedono nei documenti ufficiali agli altri ma, nei fatti, continuano a perpetrare tradizioni non ecologiche.
Sarà inaugurato domani l’albero di Natale in piazza San Pietro. Per antica tradizione quest’albero, gli addobbi e altri alberi che addobberanno il Vaticano vengono donati ogni anno da luoghi diversi d’Italia. Quest’anno, dopo che la possibilità era stata paventata già negli anni scorsi, per l’albero in piazza è toccato all’Abruzzo. Continuare a tagliare alberi, spesso secolari, per poche settimane di addobbi è una scelta che è apparsa a molti discutibile e in contrasto con la necessità di cambiare stili di vita e impegnarsi nella “salvaguardia del Creato” – sottolineata anche in un’enciclica e tanti discorsi papali negli anni – e ha scatenato in provincia di Chieti una sconcertante vicenda andata avanti per settimane. L’albero abruzzese scelto in un primo momento, addirittura, si trova in realtà in Molise.
«Quest’anno la scelta del donatore è caduta sul comune abruzzese di Rosello. Una designazione che, nel piccolo borgo in provincia di Chieti, ha innescato un meccanismo che potremmo definire virtuoso e sicuramente solidale: la realizzazione degli addobbi sta avvenendo a cura della struttura residenziale riabilitativa psichiatrica “La Quadrifoglio”, dell’Istituto Omnicomprensivo scolastico della vicina Borrello e della casa per Anziani sempre della vicina Borrello» ricostruisce le prime tappe della vicenda WordNews.it. «Nel 2022, in piena emergenza climatica ed ormai sull’orlo dell’abisso ecologico, si continua a perpetrare l’antica tradizione che venga tagliato un albero – anche imponente e secolare – da un territorio ogni volta diverso del Paese devastato dalle terre dei fuochi, dalle ecomafie, dai disastri ambientali, dalla devastazione dell’inquinamento e del saccheggio dei territori stride tutto questo con encicliche e cop varie, con proclami e ammonimenti alla «Salvaguardia del Creato» (a cui tra l’altro vien dedicata persino una giornata a settembre)» come «hanno evidenziato ambientalisti e cittadini sgomenti di fronte quel che era stato annunciato» la sintesi delle critiche giunte dal mondo ambientalista. La prima a prendere posizione è stata la presidente locale del Wwf Ines Palena. «Uno splendido organismo di una specie rara in Appennino che per 150-200 anni ci ha dato ossigeno e ha garantito la vita a migliaia di altri animali verrà segato, abbattuto e alla fine distrutto gratuitamente per fare festa – ha sottolineato in un post su facebook lo storico ambientalista abruzzese Augusto De Sanctis – mi domando con quale coraggio in piena epoca di crisi ambientale, denunciata dalla stessa chiesa, si decida di fare questo gesto che sento così lontano da un’umanità consapevole dei nostri limiti». Nella sua riflessione pubblica De Sanctis ha sottolineato quanto la scelta di continuare a strappare alberi dal loro ambiente naturale «è anche platealmente diseducativo, volendo ribadire l’effimero potere dell’uomo sulla Natura» ed è «un gesto che sento arrogante non perché non si tagliano alberi o perché non siamo in qualche modo tutti contraddittori nella nostra esistenza ma perché viene fatto per servire una vanità e non per estremo bisogno». L’attivista di Forum H2O, Stazione Ornitologica Abruzzese e di molti comitati e battaglie ambientaliste ha auspicato un «ripensamento e si addobbi, per chi crede, in piazza San Pietro un oggetto di altri materiali, magari riciclati». Un gesto che sarebbe «di coerenza per legare alle prediche i fatti».
La vicenda ha assunto contorni ancora più sconcertanti per cittadini e associazioni dopo che il fotografo naturalista Dario Rapino ha geolocalizzato l’albero scoprendo che l’albero di Rosello in realtà si trova in pieno territorio molisano. «Dopo la prima video diretta facebook di Rapino, e la diffusione della notizia, sono scattate ore febbrili tra Comune, Regione Abruzzo e Regione Molise – riporta sempre WordNews – che ha reso noto di essere stata coinvolta solo in quelle ore e, quindi, l’iter di approvazione del taglio non poteva mai completarsi entro il Natale 2023. Da notare che, come Rapino ha sottolineato, in realtà l’albero già negli anni scorsi sembrava essere stato destinato al natale vaticano. Poi non accadde e si è arrivati a quest’anno. Al termine di queste febbrili ore si è virato su altro albero e ad una proposta venuta dalla Regione Abruzzo già nelle settimane precedenti».
Un epilogo che porta, o almeno dovrebbe portare, a forti interrogativi sulla tutela dell’ambiente e sulla gestione dei territori prosegue l’articolo del giornale online fondato dal giornalista molisano Paolo De Chiara. «Ancora una volta senza un privato cittadino, volontario e non certo con i «potenti mezzi» che chi è competente, deputato e pagato dalla collettività, cosa sarebbe accaduto? Come è possibile che si stava discutendo del taglio di un albero collocato altrove rispetto a quanto era stato detto? Possibile che se non c’è lo strenuo e tenace impegno di un cittadino la «gestione della cosa pubblica» ci regala continuamente perle del genere? Altro che tutela dell’ambiente, ecologia e tanto altro. Quando si arriva su questi temi e vicende la storia (dis)amministrativa abruzzese ci regala perle di ogni tipo. E i volontari gratuiti, i cittadini impegnati, arrivano dove pare che la (dis)amministrazione non ne azzecca nulla. L’Abruzzo è la regione di progetti improponibili con documentazione che pare scendere da Marte, di piani che hanno stravolto ogni conoscenza di fauna e flora, di cave marine collocate sulla carta geografica decine e decine di chilometri lontano dal punto reale, l’elenco potrebbe essere sterminato. Pochi cittadini tenaci, informati, impegnati possono tantissimo, sono sentinelle preziose e l’unico vero argine civile e sociale. Eppure passano i decenni e restano pochi, sempre meno e sempre gli stessi. Su oltre un milione e trecentomila abitanti. Pochi e troppo spesso isolati, disprezzati, attaccati, ignorati. La provincia camomilla, la regione di Fontamara ieri, oggi e ancora per quando?».