Come Redazione Sebino Franciacorta ci sentiamo di indirizzare anche noi alcune lettere aperte al Sindaco Del Bono per raccontare pubblicamente ciò che succede in Lituania da molti anni.
Egregio Signor Sindaco Del Bono,
Continuiamo, con questa lettera aperta, il nostro racconto sulle violazioni sistematiche in Lituania, sottolineando soprattutto la repressione nei confronti di attivisti per la pace e per i diritti civili. Nell’agosto 2013, durante una riunione del partito d’estrema destra Tautininku nel distretto di Moletai, un gruppo di neofascisti guidati dal loro allora vicepresidente Julius Pamka hanno svolto una manifestazione, in cui sono state bruciate le fotografie di membri del Fronte Popolare Socialista e di altri gruppi politici. I rappresentanti delle autorità ufficiali non hanno reagito alle azioni dei neofascisti. Nella primavera 2015 in tutta la Lituania erano avvenute massicce perquisizioni negli appartamenti di 11 attivisti di sinistra. Le strutture di sicurezza avevano organizzato la persecuzione di tutti coloro che si opponevano al governo fascista, avviando dei casi di guerra giudiziaria verso l’opposizione costruendo ad hoc presunti casi di “attività anticostituzionale”. La campagna mediatica li definì “nemici della Lituania”, “agenti del Cremlino” oltre ad essere accusati di “incitamento all’odio nazionale” e di avere operato contro la sovranità del Paese. I casi venivano costruiti contro i leader dell’opposizione, gli attivisti delle lotte sociali e gli antifascisti, che avevano attuato azioni pacifiche, scritto articoli, realizzato diversi video, che si erano espressi apertamente per la pace e l’amicizia tra i popoli, contro la NATO e le campagne di preparazione della guerra. Agli attivisti venivano sequestrati computer, libri, cellulari, vari documenti e altri oggetti personali, che in genere vengono restituiti nel giro di un anno. A questi cittadini non sono state trovate armi, né esplosivi, né ingenti somme di denaro, ma l’indagine è proseguita poiché si è cercato di trovare qualcosa negli scritti sequestrati. È evidente che non si riscontrano accuse motivate e che l’inchiesta non era affatto trasparente, ma era chiaro fosse espressione di una repressione politica.
Nell’ottobre 2016, nella città lituana di Siauliai, la polizia ha ordinato di fermare un noto personaggio pubblico, Zh Rasminas. Mentre nella casa di cura “Abromishkes” è stato arrestato il leader dell’Unione dei Combattenti per la Lituania V. Shustaukas. Rasminas, membro dell’organizzazione sociale Fronte Popolare Socialista e del partito politico Unione dei Combattenti per la Lituania, aveva partecipato attivamente a diverse azioni politiche. Rasminas è stato accusato ai sensi dell’articolo 121 del Codice Penale della Repubblica di Lituania per “creazione di gruppi anticostituzionali, organizzazioni o gruppi armati, che hanno lo scopo attraverso mezzi illegali di cambiare l’ordine costituzionale dello stato lituano, di insidiare la sua indipendenza, di violarne l’integrità territoriale”. Attività che è punita dalle leggi lituane con la reclusione per un periodo tra i 3 e i 10 anni. È stato arrestato anche l’attivista Shustaukas, mentre si trovava in una clinica per problemi cardiaci. La sua colpa? Essere un pacifista convinto attivo nell’organizzazione di iniziative contro la guerra e contro la corruzione.
Oggi in Lituania sono in corso massicce violazioni dei diritti umani e vengono fabbricati processi penali contro gli attivisti delle organizzazioni democratiche. La Lituania si è trasformata in uno Stato di polizia, dove la parola dei rappresentanti del potere prevarica la legge e la Costituzione.
A Kaunas, di fronte all’edificio della Corte distrettuale, nel 2016 si è tenuta un’azione civile in difesa di S. Rakauslene, avvocata da sempre impegnata nel contrasto alla corruzione e alle narcomafie e attiva nella difesa dei diritti civili. Anche lei reclusa in base a false accuse. I partecipanti alla manifestazione richiamarono l’attenzione dell’opinione pubblica europea sul fatto che la Lituania si fosse pian piano trasformata in uno Stato di polizia, ma il silenzio è rimasto assordante. In una dichiarazione dei manifestanti per la liberazione di Rakauskene, si esigevano tutte le informazioni in merito al caso fabbricato contro di lei, affinchè si smettesse di violare le norme del diritto internazionale e delle leggi della Lituania[1]. Ma non è finita qui!
Il 25 aprile 2017, ironia della sorte, nella città costiera di Klaipėda, è iniziato, un processo contro un gruppo di antifascisti. Le autorità li hanno incriminati per alto tradimento come “gruppo anticostituzionale”. Si tratta di attivisti che fino a quel momento, democraticamente, si erano pronunciati contro il dispiegamento nel Paese dei militari della NATO e facevano controinformazione con la distribuzione dei materiali politici. Uno degli imputati era il giornalista G. Grabauskas, dal 2014 vicepresidente del Fronte Popolare Socialista della Lituania, attivo nel movimento antifascista e pacifista e famoso per i suoi articoli contro la corruzione nelle cariche istituzionali. Tra gli imputati vi erano anche Oleg Titorenko e Zh. Rasminas che fino alla fine continuano a battersi perché nessuna delle loro organizzazioni è anticostituzionale. Tutti e tre erano attivisti per i diritti civili, la pace, per il mantenimento della moneta nazionale e contro l’entrata della Lituania nella NATO.
Il processo era parte della campagna di persecuzione del Fronte Popolare Socialista della Lituania, confermato addirittura dai rapporti annuali dei servizi di sicurezza in cui il Fronte viene continuamente definito “organizzazione filo-russa”. Contro i militanti del partito – A. Paleckis, D. Raugalene, S Rakauskene – furono istituiti altri processi penali. In questo frangente due attivisti socialisti, I. Krinitsky e Zh. Shumkis sono morti in ospedale: il primo dopo essere stato brutalmente picchiato, il secondo in circostanze misteriose. Gli antifascisti lituani nel giorno dell’inizio del processo protestarono in difesa della libertà di parola e di informazione, di fronte al Tribunale di Klaipėda. I manifestanti hanno scandito “Fermare la repressione politica!”[2], ma tutto nel silenzio totale dell’Europa. Il Presidente del Fronte Popolare Socialista Paleckis[3] dichiarò: “Il processo che si svolge a Klaipėda è molto simile alla repressione politica. Una repressione che ha lo scopo di intimidire, mettere a tacere tutti coloro che non appoggiano il punto di vista ufficiale sulle questioni di politica estera e interna”. Ad oggi sono stati condannati o sono in corso procedimenti penali contro oppositori politici, come A. Paleckis, D.Raugalene, Lekas Yu, G. Grabauskas, A. Bosas, V. Lekstutisa, D. Shultsas, Plungene L., A. Dolzenko, Vayknshorasa Yu, V. Anankene, Zh.Razminas, O. Titorenko, V. Titov, S. Rakauskene, E Satkevicius e altri politici, giornalisti e personalità pubbliche.
Sicuri della sua sensibilità,
Redazione Sebino Franciacorta – 23 dicembre 2022
[2] https://kprf.ru/international/ussr/164917.html
[3] https://www.press.org/newsroom/lithuanian-former-journalist-says-country-tried-deny-speech-send-him-prison