È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 272 del 21 novembre 2022, il decreto del ministero della Salute recante «Determinazione delle quantità di sostanze stupefacenti e psicotrope che possono essere fabbricate e messe in vendita in Italia e all’estero, nel corso dell’anno 2023». Il provvedimento è stato redatto in conformità alle convenzioni internazionali in materia di sostanze stupefacenti e psicotrope, nonché agli articoli 31 e 35 del decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309 – il «Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza» e successive modificazioni e integrazioni.
Il decreto indica le sostanze da utilizzare e i quantitativi da produrre in ambito farmaceutico e per il 2023 il documento prevede la militarizzazione della produzione di Cannabis, stabilendo una produzione di 400 kg, nuovamente affidata in monopolio allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.
“Si tratta dello stesso quantitativo predisposto per il 2022, ma inferiore di 100 chili rispetto a quanto previsto per il 2021. Inoltre, lo SCFM è lo stesso impianto, gestito dalle forze dell’ordine e direttamente dipendente dall’Agenzia Industrie Difesa, che dal 2017 ha prodotto al massimo 123 chili annui.” – affermano gli attivisti della Campagna Meglio legale
Il 24 Ottobre 2021, l’allora Sottosegretario alla Salute Andrea Costa, annunciava: “Stiamo varando bandi che diano la possibilità di coltivare anche ad aziende pubbliche e private, per raggiungere l’obiettivo di essere autosufficienti”.
“Tornando ad oggi le condizioni preliminari per accedere ai finanziamenti si sono rivelate piuttosto ardue: tra le richieste indicate, infatti, l’impossibilità per le aziende di utilizzare lampade al led, così come l’obbligo di produrre almeno 500 kg annui” – affermano gli attivisti antiproibizionisti.
La fase di valutazione delle candidature da parte del Ministero si è aperta solo nei giorni scorsi. Ciò significa non solo che i bandi voluti da Costa si sono per ora rivelati privi di efficacia, ma soprattutto che l’esercito usufruirà di un ulteriore stanziamento, che attualmente si aggira intorno ai quattro milioni, presentando una produzione che sappiamo già si dimostrerà insufficiente, e senza nessun’altra azienda, pubblica o privata, a potersi proporre nel ruolo di concorrente.