Islam Murad Baloch, scappato dal Pakistan per salvarsi la vita, ha già attraversato l’Iran e la Turchia e si appresta ad entrare in Europa
Ai confini Europei
Il confine bulgaro è uno dei più pericolosi della regione e per passarlo bisogna camminare 5-6 ore. L’esercito bulgaro ha cani addestrati che possono rintracciare i rifugiati sentendone l’odore; questi cani sono molto pericolosi e possono fare molto male.
Il confine bulgaro è molto rischioso anche perché è recintato e la polizia lo pattuglia ogni 20 minuti. Quando si attraversa questo confine è necessario essere molto consapevoli di ciò che si sta facendo, bisogna muoversi in fretta nella jungle e nascondersi in modo da non essere catturati dalla polizia. Dall’altro lato del confine ci sono altri trafficanti che ti aspettano per portarti a Sofia, la capitale della Bulgaria.
Per attraversare il confine siamo stati guidati dal trafficante tramite google maps, ma purtroppo la polizia bulgara ci ha arrestato.
Ci hanno tolto i vestiti, ci hanno lasciato nudi e torturati terribilmente; è difficile da spiegare, certe cose si vedono solo nei film. Mi viene ancora la pelle d’oca se ci ripenso: ci hanno trattato in modo disumano, come se fossimo animali.
Anzi, si prova pena anche a picchiare gli animali, ma questi soldati crudeli non provavano nessun sentimento di umanità nei nostri confronti.
Dopo averci umiliato ci hanno consegnato all’esercito turco, che ci ha dato dei vestiti.
Abbiamo poi preso un taxi in direzione di Istanbul, era a 5-6 ore di distanza.
Non avevo più soldi quindi il trafficante ha pagato il taxi per me quando siamo arrivati a casa sua.
Ho chiamato la mia famiglia per farmi mandare i soldi necessari a continuare.
Ero esausto a causa del lungo viaggio; sono stato qualche giorno a casa del trafficante che poi mi ha portato al confine greco.
Siamo arrivati al confine di giorno, abbiamo aspettato la notte e l’abbiamo attraversato passando un fiume. I trafficanti ci avevano raccomandato di non parlare tra di noi nella jungle e di fermarci a mangiare solo se necessario alla sopravvivenza; siamo stati molto attenti, ma purtroppo dopo 12 giorni di viaggio ci hanno fermato.
Ci hanno portato alla stazione di polizia e ci hanno trattato come la polizia bulgara; ci hanno tolto i vestiti e ci hanno torturato.
Avevo perso la speranza di poter sopravvivere in quelle condizioni critiche.
È difficile descrivere tutto quello che ci è successo; le loro torture erano così dolorose che ho sanguinato e vomitato.
Poi ci hanno messo il sale nelle ferite in modo da farci provare ancora più dolore e ci hanno versato addosso acqua gelida.
Un poliziotto ci ha detto che se avessimo provato ad entrare di nuovo in Grecia ci avrebbero trattato ancora peggio: gli eserciti bulgaro e greco sono terribilmente razzisti, non provano nessuna empatia verso i rifugiati.
Inoltre, l’esercito greco ci ha portato al confine con la Turchia alle 2 di notte senza vestiti e senza scarpe.
Avevo tutto il corpo gonfio a causa delle torture.
Era così freddo ed il confine era così insidioso che non riuscivamo ad andare avanti di notte.
Era una situazione così difficile che avrei preferito essere morto.
Eravamo all’addiaccio e senza speranze.
All’alba siamo andati nel villaggio più vicino e qui ci hanno dato scarpe e vestiti.
Ho di nuovo preso un taxi per arrivare a Istanbul nella casa del trafficante, che di nuovo ha pagato il tassista.
Ho chiamato la mia famiglia per i soldi e sono rimasto dal trafficante qualche giorno, poi sono partito verso la Grecia.
Per quattro volte sono stato catturato, torturato e deportato in Turchia.
Mi ero stancato.
Allora mi sono messo d’accordo con un tassista per farmi portare in Grecia in auto in cambio di 5000 euro.
Quando il trafficante l’ha saputo mi ha rinchiuso in una stanza e mi ha torturato a lungo.
Mi ha fatto un video e l’ha mandato alla mia famiglia minacciandoli che mi avrebbe ucciso se non gli avessero mandato 5000 euro.
Dopo aver ricevuto i soldi mi ha lasciato andare.
Era la quinta volta che tentavo di attraversare il confine con la Grecia.
Ho parlato con un altro trafficante, che mi ha assicurato che mi avrebbe portato in macchina ad Arriana, un paese greco a due giorni di distanza dal confine.
Il trafficante ci ha spiegato dove aspettare la macchina, ma dopo due giorni non era ancora arrivato nessuno.
Il trafficante si è scusato dicendo che la macchina era rotta e che doveva essere riparata; ma erano tutte bugie, ci avevano detto che la polizia era all’erta in quei giorni e quindi non potevano mandare una macchina per prenderci tutti.
Abbiamo quindi dovuto camminare nella foresta per raggiungere la città di Florina.
Purtroppo non ci avevano consigliato bene la strada su google maps e quindi abbiamo finito il cibo molto presto; ne abbiamo preso altro e abbiamo proseguito, ma ancora non c’era nessuna macchina.
Il trafficante si è scusato e ci ha detto che dovevamo andare a Cumenthene per raggiungere l’auto. Non avevamo altre possibilità se non seguire le sue indicazioni.
Abbiamo continuato il viaggio ma siamo stati fregati di nuovo perché anche lì non è arrivato nessuno e ci ha detto di proseguire verso Xanthi.
Il trafficante continuava a darci la speranza di una macchina, ma per sei giorni siamo sempre rimasti all’aria aperta sotto la pioggia; Il tempo era così brutto che non riuscivamo nemmeno a sederci o a dormire. Stavamo anche morendo di fame.
Ci abbiamo messo ventotto giorni per raggiungere Salonicco, dove abbiamo preso un biglietto per Atene, la capitale della Grecia.
Quando sono arrivato ad Atene ho preso in affitto una stanza per sei mesi per recuperare le energie, il lungo viaggio mi aveva indebolito e aveva compromesso così tanto la mia salute che sono anche andato da un dottore per un check-up.
In tutto il viaggio avevo trascorso due mesi tra Iran, Turchia e Grecia. Per la maggior parte del tempo avevo camminato con poco cibo e la mia salute si era indebolita molto.
Continua …
Una delle mille storie lungo la rotta balcanica – prima parte
Una delle mille storie lungo la rotta balcanica – terza parte