SOS Humanity ha annunciato che lunedì 7 novembre intraprenderà un’azione legale contro un decreto del governo italiano e il fatto che 35 sopravvissuti a bordo dell’Humanity 1 non possano scendere a terra. Alla nave di soccorso dell’organizzazione, la Humanity 1, era stato ordinato di entrare nel porto siciliano di Catania sabato sera. 144 persone precedentemente soccorse in mare sono state autorizzate a scendere a terra. Tuttavia, le autorità hanno rifiutato di far sbarcare 35 dei 179 sopravvissuti a bordo della Humanity 1. Hanno anche chiesto al capitano di lasciare nuovamente il porto con i 35 sopravvissuti a bordo, ma lui si è rifiutato, citando il diritto marittimo: “È mio dovere completare il salvataggio delle persone in difficoltà sbarcando tutti i superstiti nel porto di Catania come luogo sicuro. Non posso lasciare il porto finché tutti i sopravvissuti soccorsi in mare non sono sbarcati”.
Il 4 novembre, dopo 13 giorni di attesa di un porto sicuro per le 179 persone salvate a bordo, la nave di soccorso Humanity 1 ha ricevuto un decreto firmato dai ministri italiani dell’Interno Matteo Piantedosi, della Difesa Guido Crosetti e delle Infrastrutture e Mobilità Matteo Salvini. Il decreto vieta alla Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali italiane più di quanto sia “necessario per le operazioni di soccorso e assistenza alle persone in condizioni di emergenza e in precarie condizioni di salute”. Viene annunciato che tutte le persone rimaste devono lasciare le acque territoriali. All’Humanity 1 non è stato assegnato un porto sicuro per i sopravvissuti, come previsto dal diritto marittimo internazionale.
Nella notte tra il 5 e il 6 novembre, 144 sopravvissuti a bordo dell’Humanity 1 sono stati selezionati, tra gli altri, da rappresentanti del Ministero della Sanità per poter scendere a terra. “La selezione è avvenuta in condizioni arbitrarie e inadeguate”, riferisce Till Rummenhohl, responsabile delle operazioni. 36 dei sopravvissuti sono stati classificati dalle autorità come “sani” e hanno dovuto rimanere a bordo. Dopo che gli è stato comunicato che non potevano sbarcare, uno di loro svenuto ed è stato prelevato da un’ambulanza. Da allora, 35 sopravvissuti sono rimasti a bordo della Humanity 1.
Secondo Mirka Schäfer, responsabile dell’advocacy di SOS Humanity, “sia il decreto che il rifiuto di sbarco di 35 sopravvissuti dall’Humanity 1 violano il diritto internazionale e italiano”. SOS Humanity si appella ora al Tribunale Amministrativo Regionale di Roma contro il decreto. “Secondo il diritto internazionale, un’operazione di ricerca e salvataggio si conclude con lo sbarco dei sopravvissuti in un luogo di sicurezza. È illegittimo consentire lo sbarco solo a pochi superstiti selezionati. Inoltre, respingere tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali costituisce una forma di respingimento collettivo e quindi viola sia la Convenzione europea dei diritti dell’uomo sia il principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra sui rifugiati”.
SOS Humanity annuncia inoltre che avvierà un procedimento accelerato davanti al tribunale civile di Catania per garantire il diritto dei richiedenti asilo a bordo della Humanity 1 di accedere con urgenza a una procedura formale di asilo a terra. SOS Humanity chiede che a tutti i 35 sopravvissuti sia permesso di sbarcare immediatamente dalla nave.