Chi sa se oltre al blocco navale per non fare entrare chi fugge da guerre, atrocità, carestie e siccità stanno anche pensando ad un blocco totale terra/cielo/mare per non far uscire. E sì, perché non ci sono solo quelli che arrivano, ci sono anche coloro che vanno via, che “sbarcano” altrove, lasciando un Paese che non offre loro alcuna opportunità decente e allungando così una lunga storia di emigrazione, che troppo spesso facciamo finta di dimenticare, concentrati come siamo soltanto sull’immigrazione. Il recente Rapporto “Italiani nel mondo 2022” della Fondazione Migrantes ha evidenziato come dal 2006 ad oggi la presenza degli italiani all’estero sia progressivamente cresciuta, passando da 3,1 milioni a oltre 5,8 milioni. Italiani residenti in ogni parte del mondo e partiti da ogni luogo d’Italia. Un’Italia multiculturale, in cui l’8,8% dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (in valore assoluto quasi 5,2 milioni), mentre il 9,8% dei cittadini italiani risiedono all’estero (oltre 5,8 milioni).
Ed è soprattutto una popolazione giovane a partire dall’Italia e a non ritornare. “Il triplice rifiuto– si legge nel Rapporto- percepito dai giovani italiani – anagrafico, territoriale e di genere – incentiva il desiderio di estero e soprattutto lo fa mettere in pratica. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione ‘espatrio’. Una mobilità giovanile che cresce sempre più perché l’Italia ristagna nelle sue fragilità; ha definitivamente messo da parte la possibilità per un individuo di migliorare il proprio status durante il corso della propria vita accedendo a un lavoro certo, qualificato e abilitante (ascensore sociale); continua a mantenere i giovani confinati per anni in ‘riserve di qualità e competenza’ a cui poter attingere, ma il momento non arriva mai. Il tempo scorre, le nuove generazioni diventano mature e vengono sostituite da nuove e poi nuovissime altre generazioni, in un circolo vizioso che dura da ormai troppo tempo”.
Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’Aire sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020. In valore assoluto si tratta di quasi 154 mila nuove iscrizioni all’estero contro gli oltre 274 mila residenti “persi” in Italia. Tutte le regioni italiane perdono residenti e aumentano la loro presenza all’estero. Il 48,2% degli oltre 5,8 milioni di cittadini italiani residenti all’estero è donna (2,8 milioni circa in valore assoluto). Si tratta, soprattutto, di celibi/nubili (57,9%) o coniugati/e (35,6%). I/le divorziati/e (2,7%) hanno superato i/le vedovi/e (2,2%). Da qualche anno si registrano anche le unioni civili (circa 3 mila). I cittadini italiani iscritti all’Aire per acquisizione della cittadinanza dal 2006 al 2022 sono aumentati del 134,8% (in valore assoluto si tratta di poco più di 190 mila italiani; erano quasi 81 mila nel 2006), mentre gli italiani nati all’estero sono aumentati dal 2006 del 167% (in valore assoluto sono, oggi, 2.321.402; erano 869 mila nel 2006). Si tratta di italiani che restituiscono un volto ancora più composito del nostro Paese rendendolo interculturale e sempre più transnazionale, composto cioè da italiani che hanno origini diverse (nati e/o cresciuti in paesi lontani dall’Italia o nati in Italia in famiglie arrivate da luoghi lontani) e che si muovono con agilità tra (almeno) due paesi, parlando più lingue, abitando più culture. Gli oltre 5,8 milioni di italiani iscritti all’Aire sono sostanzialmente giovani, sono partiti in maggior parte dal Meridione e sono presenti in tutti i paesi del mondo. Le comunità più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903.081), la tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.901) e la francese (457.138).
Qui per approfondimenti sul rapporto: https://www.migrantes.it/category/pubblicazioni/rapporti/rapporto-italiani-nel-mondo/.
La solita “ammuina” e le solite prove muscolari verso chi arriva in Italia serviranno sostanzialmente a complicare –come è stato fatto in questi anni e anche in questi ultimi giorni– la vita di chi fugge da orrori e disperazioni (spesso mettendola a rischio). La solita inerzia verso chi parte dall’Italia servirà invece a continuare a fregarsene delle ragioni di chi è costretto a fare le valigie perché nel proprio Paese non riesce a vivere con dignità.
Ragioni che in gran parte sono rinvenibili nel Rapporto INAPP 2022, ove tra l’altro si legge che: 7 su 10 nuovi contratti di lavoro sono a tempo determinato; l’11,3% dei lavoratori è in part-time involontario (contro il 3,2% della media OCSE); il 10,8% degli occupati è sotto la soglia di rischio povertà (contro una media UE dell’8,8%); solo il 35-40% dei lavoratori atipici passa nell’arco di tre anni ad impieghi stabili; l’Italia è l’unico Paese dell’area OCSE in cui il salario medio annuale è diminuito (-2,9%) nell’ultimo trentennio (1990-2020), mentre in Germania è cresciuto del 33,7% e in Francia del 31,1%; nell’ultimo decennio (2010-2020) nel nostro Paese il tasso di “lavoro povero” è stato pressoché costante con un valore medio pari a 11,3% e una distanza rispetto all’Unione europea superiore mediamente del 2,1%; l’8,7% dei lavoratori (subordinati e autonomi) percepisce una retribuzione annua lorda di meno di 10mila euro mentre solo il 26% dichiara redditi annui superiori a 30mila euro, valori molto bassi se comparati con quelli degli altri lavoratori europei; se consideriamo il 40% dei lavoratori con reddito più basso, il 12% non è in grado di provvedere autonomamente ad una spesa improvvisa (quindi non ha risparmi o capacità di ottenere credito), il 20% riesce a fronteggiare spese fino a 300 euro e il 28% spese fino a 800 euro e quasi uno su tre ha dovuto posticipare cure mediche.
Qui il rapporto completo e gli atti relativi alla presentazione: https://www.inapp.org/it/rapporto2022.
Leggendo i dati della Fondazione Migrantes e dell’INAPP ci si accorge -per dirla con la presidente Giorgia Meloni- che le bizzarrie dei governanti di ieri e di oggi sono tante e purtroppo non accennano a diminuire.