Fra il 9 e l’11 novembre il Centro Studi Sereno Regis, grazie al sostegno del Programma Civic Europe della Fondazione Mitost, ha avuto l’opportunità di realizzare una field visit presso Oficina, un’organizzazione non governativa portoghese che si occupa di democrazia e processi partecipativi. Il racconto dell’esperienza.
Abbiamo conosciuto Nelson di Oficina un anno fa nella fredda Eger, in Ungheria, al meeting internazionale dei progetti vincitori del bando Civic Europe. Il Centro Studi Sereno Regis raccontava il suo progetto YOUNG DiverCITY, un’esperienza di dialogo strutturato per la promozione di politiche giovanili della Città di Settimo Torinese, mentre Nelson veniva in rappresentanza del loro progetto vincitore Olhao+ Equal. L’obiettivo del progetto era scrivere in ottica partecipativa un piano cittadino per la non discriminazione.
Sono rimasta subito colpita dal nome dell’associazione, “Oficina”: l’officina è il posto del fare concreto in cui si mettono in gioco saperi specialistici e si ricercano soluzioni a piccoli e grandi problemi. Ancora più importante lo slogan associativo “Acreditamos nas pessoas” (Crediamo nelle persone), che mi risuonava particolarmente nel nostro impegno associativo a favore del “potere diffuso”. Quando ci è stata offerta l’occasione di chiedere un supporto per occasioni formative per lo sviluppo associativo, abbiamo chiesto di visitare Oficina e il loro lavoro e abbiamo scoperto un mondo…
“Come principio ogni nostro progetto deve produrre riflessione e conoscenza” mi spiega Nelson. Quindi non solo un’esperienza pratica, di cui ci sentivamo affamatissimi al CSSR poiché non sono molto numerose le esperienze partecipative in Italia da cui imparare e con cui confrontarsi, ma anche un notevole sforzo di teorizzazione e riflessione messo a servizio di una rete di oltre 70 Comuni impegnati a implementare processi partecipativi nella propria azione istituzionale in forma più o meno complessa e strutturale.
Una rete che è stata Oficina stessa a promuovere nei suoi primi tre anni di vita e che funziona come spazio di scambio di buone prassi, confronto, apprendimento reciproco e sperimentazione. La produzione di conoscenza diventa quindi essenziale per la replicabilità dei processi e delle attività. Sono decine le pubblicazioni scaricabili dal sito e non solo in portoghese e potrete trovare delle copie anche nella biblioteca del Centro Studi.
Oficina è impegnata in due principali ambiti di azione: lo sviluppo e la valutazione di strumenti di pianificazione territoriale e istituzionale, in cui svolgono un lavoro di consulenza per le Istituzioni “e in cui cerchiamo sempre di inserire una dimensione partecipativa” mi spiega Nelso, e la progettazione e implementazione di pratiche partecipative. “Per 20 anni abbiamo immaginato di applicare lo strumento del bilancio partecipativo che qua in Portogallo è abbastanza diffuso e consolidato, non solo a livello cittadino, ma a livello di micro-quartieri con gruppi sottorappresentati” Nelson ci tiene a sottolineare l’utilizzo di questo termine- “per promuovere un modello di partecipazione nuovo ed emancipatorio per questi gruppi. Siamo stati in grado di applicarlo con il progetto “Quarteira Decide”.
Il progetto prevede la realizzazione di un piccolo processo di bilancio partecipativo in 3 micro aree costituite da case di edilizia popolare della cittadina di Quarteira; la cosa più interessante del processo è il coinvolgimento e la formazione di giovani tutor di quartiere, che hanno animato la partecipazione dei loro vicini di casa, organizzato le assemblee e condotto il procedimento.
La partecipazione al processo in qualità di tutor ha ridato voce e potere ai giovani nell’ambito delle loro stesse comunità e ha accresciuto la loro fiducia nel processo democratico. Nelson mi accompagna a vedere i progetti realizzati con le piccole somme messe a disposizione dal progetto; dopo un anno dalla loro installazione gli arredi urbani installati sono ben tenuti e addirittura arricchiti da piccole “aggiunte” informali (un ombrellone, un piccolo frigorifero per le bevande e un barbecue artigianale nell’area aggregativa) a dimostrazione dell’utilità di quel piccolo intervento per il progetto.
“Basta un investimento così piccolo a volte” mi spiega Nelson, “per costruire comunità se si ascoltano realmente i bisogni delle persone”.
Simone mi racconta invece l’esperienza di Olhao+Equal; il modello è quello del citizen panel, con l’obiettivo di sviluppare un piano municipale per l’uguaglianza e la non discriminazione. Rispetto a un classico citizen panel che estrae casualmente i cittadini coinvolti e invitati a esprimersi su un tema, questa sperimentazione vedeva la partecipazione di persone che hanno vissuto esperienze di discriminazione alla luce di elementi identitari o di vicende di vita.
Dal punto di vista metodologico Nelson sottolinea l’importanza che i processi che avvengono nei piccoli gruppi (ad esempio nei panel dei cittadini) si confrontino sempre da un lato con i rappresentanti eletti e dall’altro partano da un’analisi sulla popolazione più ampia coinvolta nella decisione e ritornino a quest’ultima popolazione per una convalida finale. Un altro modello di Citizen panel applicato a un target specifico è quello sviluppato a Lagos per la costruzione di una Carta dei diritti e dei doveri degli abitanti delle case popolari, che confluirà in una cornice legislativa cittadina sulla gestione delle case popolari.
A partire da un questionario consegnato a tutte le famiglie delle case popolari della città è stato elaborato un report; a partire da questo report 20 cittadini estratti fra le liste delle persone che vivono nelle case popolari hanno stilato in linguaggio semplice e comprensibile una Carta dei diritti e dei doveri. I cittadini hanno interloquito con le istituzioni durante tutto il processo, ricevendo feedback su proposte praticabili, lavorabili o non realizzabili. La proposta di carta è stata poi sottoposta nuovamente alla cittadinanza, che avrebbe potuto, attraverso un sistema ormai consolidati, proporre mozioni e modifiche.
“I panel funzionano” mi spiega Nelson “se sono organizzati in un tempo ridotto, con obiettivi specifici e con un risultato concreto immediato”. Particolare attenzione ricopre nel lavoro di Oficina lo sviluppo di strumenti per il monitoraggio e la valutazione dei processi partecipativi, anche innovativi. Mi mostrano quindi il gioco da tavolo “Quem Participa?” – che abbiamo promesso di tradurre presto in italiano!- uno strumento pratico per le amministrazione per valutare la qualità dei propri processi partecipativi dal punto di vista dell’inclusività di gruppi più difficili da raggiungere o sottorappresentati. Ci soffermiamo anche lungamente a parlare di alcuni dei processi partecipativi più di successo del territorio portoghese.
La città di Cascais al momento è una delle realtà più avanzate, con un vero e proprio piano strategico cittadino per la promozione della partecipazione e quasi il 20% di cittadini partecipanti al bilancio partecipativo della città, numeri stratosferici rispetto alla media dei processi partecipativi. “La gente crede nel processo”, mi spiega Nelson, “e vede subito i risultati: le opere e le proposte si realizzano subito”.
Nelson e Simone si muovono agevolmente fra la descrizione di uno strumento e la valutazione degli elementi di un altro, dimostrando una notevole conoscenza applicata di innumerevoli strumenti e approcci e confermandomi che non c’è una ricetta della partecipazione: ogni contesto deve sperimentare, aggiungere pesi e correzioni per trovare ciò che funziona per quel contesto.
E’ un lavoro di “officina” appunto, in un cui si lima, si modificano dei pezzi a seconda delle esigenze e dell’obiettivo dell’insieme. Un enorme grazie a Nelson Dias e Simone Julio per il tempo che ci hanno dedicato e per la qualità dello scambio e del confronto che ci hanno offerto.