Dopo sette udienze del processo che lo vede imputato dell’orwelliano reato di diffusione di notizie false per aver scritto il vero, questa mattina la difesa di Patrick Zaki ha provato a entrare nel merito. Ma non appena ha criticato l’operato della procura, il rappresentante di quest’ultima si è indispettito. Così, il giudice ha sospeso l’udienza per comunicare, poco dopo, il rinvio del processo al 28 febbraio 2023.
La persecuzione giudiziaria di Patrick Zaki supererà dunque i tre anni e, se alla nona udienza, la difesa cercherà di riprendere la parola, è possibile che si replicherà quanto accaduto questa mattina.
Non c’erano particolari speranze che i colloqui tra Meloni e al-Sisi al G20 indonesiano avrebbero rialzato di priorità il tema dei diritti umani nelle relazioni tra Italia ed Egitto. Eppure, avevamo dichiarato che il calendario avrebbe presto presentato l’occasione, sotto forma di una data, per verificare eventuali cambiamenti. Alla fine della giornata odierna, possiamo dire che nulla è cambiato.
Patrick trascorrerà così il terzo Natale e il terzo Capodanno nelle mani della repressiva giustizia egiziana: il primo nella famigerata prigione di Tora, gli altri in casa senza la possibilità di lasciare l’Egitto e tornare a Bologna.
Come già osservato nelle precedenti occasioni, è come se la scarcerazione di Patrick (che risale ormai a un anno fa) avesse spento l’emozione e il senso di urgenza. Occorre riaccenderli, altrimenti qui non finisce più.