Nino Mannino, morto ieri all’età di 83 anni, dedicò la sua esistenza alla Sicilia, alla “sua” Carini, agli ideali comunisti, alle lotte sociali, al mondo del lavoro e alla sinistra.
Sposato con Gemma Contin, giornalista e scrittrice di origini friulane, ebbe 2 figli: Jones e Vincenzo.
Formatosi nel PCI siciliano dei Giannilivigni, dei Colajanni, dei Cipolla, dei Renda, dei Sala, dei De Pasquale e di altri illustri esponenti comunisti, Nino Mannino iniziò la sua carriera di dirigente politico nel 1961 come segretario della FGCI.
Nel 1972 fu eletto segretario del Pci di Palermo e nel 1974 divenne leader della Federazione Provinciale, subentrando ad Achille Occhetto.
Il dialogo con Impastato, Rostagno e la Nuova Sinistra
Negli anni Sessanta e Settanta fu uno dei fautori del dialogo tra il Pci, il Movimento Studentesco e le formazioni della sinistra antagonista parlamentare ed extraparlamentare, dal Psiulp al Pdup, da Democrazia Proletaria a Lotta Continua.
Nino Mannino difese Peppino Impastato (il fondatore di Radio Aut ucciso nel 1978 a Cinisi) quando, nell’immediatezza, non tutti a sinistra compresero il suo eroismo: alcuni esponenti, infatti, commisero, in buona fede, un errore di analisi del delitto e furono tratti in inganno dal depistaggio istituzionale, come denunciato in un recente saggio di Elio Sanfilippo dal titolo “Il Grande Abbaglio. Peppino Impastato e il Pci” (Navarra Editore).
Come ricordato poi dal docente universitario Giuseppe Barbera, Nino Mannino era solito intrattenersi anche in “interminabili chiacchierate” con Mauro Rostagno (il sociologo e giornalista ucciso nel 1988 a Trapani).
Nei primi anni Ottanta, la manifestazione pacifista contro i missili Cruise americani installati a Comiso fu un’occasione di incontro tra comunisti, socialisti, cattolici, sinistra antagonista e sinistra extraparlamentare.
Nella delegazione del Pci, al fianco del segretario regionale Pio La Torre (poi ucciso il 30 aprile del 1982), c’erano Nino Mannino, Luigi Colajanni, Michele Figurelli, Vito Lo Monaco, Ino Vizzini, Mimì Bacchi, Agostino Spataro e altri importanti dirigenti.
L’attività parlamentare
Nel 1983 Nino Mannino fu eletto deputato per il Partito Comunista Italiano nella circoscrizione Palermo-Trapani-Agrigento-Caltanissetta. Riconfermato in occasione delle elezioni politiche del 1987, fu parlamentare fino al 1992.
Da deputato fu componente della Commissione Antimafia (sotto le presidenze di Abdon Alinovi e Gerardo Chiaromonte) nonché del Comitato parlamentare per la Nato, unendo l’impegno antimafia e il pacifismo.
Nel 1992, Nino Mannino divenne segretario provinciale del Partito Democratico della Sinistra fino al 1993, quando fu eletto sindaco di Carini fino al dicembre 1997.
Dopo il ritiro dall’attività politica ufficiale, Nino Mannino fu eletto Presidente del Centro studi Pio La Torre (guidato oggi da Loredana Introini).
Il suo successore fu Vito Lo Monaco che ne ricorda “la sua saggezza politica e la conoscenza del fenomeno mafioso”, nonché “una vita spesa da dirigente comunista siciliano palermitano, al servizio della democrazia e dei lavoratori. Mannino guidò le lotte a sostegno degli operai del Cantiere navale di Palermo, dell’area industriale, dei senza casa della città, dei cittadini dei comuni della provincia per un modello di sviluppo che eliminasse ingiustizia sociale, disoccupazione, malgoverno e mafia. Da sindaco di Carini si batté contro la speculazione e l’abusivismo edilizio che ha deturpato il bellissimo territorio del circondario. Anche da sindaco, sollecitando la partecipazione dei cittadini, fu un esempio virtuoso di onestà ed etica sempre al sevizio della comunità e della democrazia”.
Le lotte nelle fabbriche
Come ricordato dalla Cgil di Palermo, tra gli anni Sessanta e Settanta Nino Mannino curò per il Pci il rapporto con il mondo del lavoro, in particolare occupandosi delle vertenze delle principali fabbriche, come il Cantiere Navale, l’Aeronautica Sicula, la Keller, l’Italtel. Fu impegnato anche nella battaglia contro le gabbie salariali.
Secondo Mario Ridulfo (segretario della Camera del Lavoro di Palermo) e secondo Francesco Piastra (segretario d’organizzazione della Cgil Palermo), Nino Mannino fu “un punto di riferimento, accanto agli operai e al sindacato nelle principali vertenze e nella difesa dei diritti dei lavoratori e dei più deboli. In prima fila nelle lotte per una società più giusta, guidò le rivendicazioni e il percorso di emancipazione della classe operaia e dei lavoratori del Sud. I militanti sindacali più anziani ricordano le sue numerose battaglie per la sicurezza nei luoghi di lavoro e per lo sviluppo produttivo della Sicilia”.
Sindaco di Carini a furor di popolo
La sensibilità di Nino Mannino per i temi sociali proseguì anche alla guida dell’Amministrazione comunale di Carini.
L’attuale sindaco Giovì Monteleone non ha dubbi: “Essendo nato e cresciuto in una famiglia di “buggisi”, come si appellavano le famiglie agiate di Carini qualche tempo fa, invece di trascorrere una gioventù comoda e spensierata, si schierò con i lavoratori della terra, dei cantieri edili e delle fabbriche in un periodo in cui per avere giustizia sociale le piazze e le strade durante le manifestazioni a volte si trasformavano in campi di battaglia”.
Lo stesso Monteleone collaborò con la giunta Mannino: “Durante i suoi anni 4 anni di sindacatura, rimasta indelebile nella memoria dei Carinesi, ebbi l’onore di fare parte della sua sana operosa amministrazione condotta all’insegna del cambiamento culturale e della partecipazione popolare. Quattro anni intensi che furono una palestra per me e tanti altri giovani che sarebbero poi diventati anche classe dirigente della comunità carinese”.
L’impegno per ricostruire la memoria del PCI
Negli ultimi anni, Nino Mannino fu anche assiduo frequentatore del gruppo Facebook “Comunisti a Palermo. Una biografia visiva del Pci in città”, amministrato dal giornalista Vincenzo Vasile e dallo scrittore Fulvio Abbate.
Vasile (che fu l’ultimo direttore del quotidiano L’Ora, prima della sua chiusura nel 1992) lo ricorda così nelle pagine del gruppo Facebook sui Comunisti a Palermo:
“Ciao Nino Mannino. L’affetto e il dolore – tanto affetto, tanto dolore – mi impediscono per ora di consegnare a questa pagina le parole ponderate e profonde che meriteresti da questa comunità ormai antica della quale eri una parte importantissima. Solo, per adesso, riesco a dire che fosti la prima persona che incontrai proprio sul pianerottolo della Federazione del Pci di via Caltanissetta nel 1964. Era appena morto Togliatti. Ci regalasti una delle tue battute argute con le quali sdrammatizzavi con ironia, ma scolpivi concetti basilari nel cuore di giovanissimi militanti ai primi passi: è appena morto il Migliore, e adesso a noi – a voi – tocca il compito di migliorare ancora di più il Partito Comunista Italiano…”.
Il ricordo di Arci e Rifondazione Comunista
Frank Ferlisi, segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista, conobbe Nino Mannino nel 1968, durante l’occupazione dell’ITI “Vittorio Emanuele III”, in via Duca della Verdura, a Palermo: “Lo rividi diverse volte anche se non fui mai iscritto al Pci. Una volta Mario Mineo mi mandò presso una radio privata per discutere e lì’ dialogai, seppure con qualche punta polemica, con Nino, un grande compagno. Mi ricordo quando arrivava al Cantiere navale e veniva circondato da decine di operai. Usava il dialetto misto alla lingua italiana e sapeva parlare con loro, li sapeva convincere, li sapeva guidare. Una volta disse loro mentre ero presente, come militante dell’area del Manifesto, di trattarmi bene perché in fondo nonostante non fossi del Pci, ero un bravo ragazzo. La sua compagna, Gemma Contin aderì a Rifondazione e fece parte della redazione di “Liberazione”, il nostro quotidiano. Lavorava a Roma, ma ci incontravamo con una certa frequenza e spesso c’era anche Nino. E si parlava insieme”.
Tra i tanti messaggi di cordoglio anche quello dell’Arci Sicilia: “Deputato, dirigente del PCI, amministratore, è stato un punto di riferimento per tutta la comunità progressista siciliana, per le lotte per il lavoro e per la liberazione della Sicilia dal giogo mafioso. Il suo esempio, i suoi insegnamenti, restano patrimonio di tutte e tutti noi”.
Secondo lo storico e scrittore Enzo Ciconte, “Con Nino Mannino scompare una figura storica del PCI siciliano e della democrazia siciliana. L’ho conosciuto alla Camera, siamo stati insieme deputati dal 1987 al 1992, e devo a lui molte delle cose che so della mafia e della storia del PCI dell’isola. Uomo intelligente, allegro, con un sorriso sornione e aperto, pungente, rigoroso, un dirigente d’altri tempi”.