Sabato 5 novembre a Milano c’erano due manifestazioni: una con alcune centinaia di persone e fiumi di articoli, servizi, commenti, l’altra con almeno mille persone, praticamente invisibili.
Alle 15 parte da Porta Venezia un corteo di giovani iraniani e iraniane per tenere accesi i riflettori su quello che sta avvenendo in Iran. Lunghi striscioni con le immagini delle giovani e dei giovani che hanno perso la vita in queste settimane, frasi che invocano, chiedono, pretendono giustizia e libertà.
Un corteo che ha gridato forte lungo tutto il percorso alternando slogan in italiano e in farsi. Non si sono stancati e stancate di gridare tutto il tempo, mentre la gente ai bordi delle strade capiva, anche se non era la loro lingua. Capiva dai volti, dalla determinazione, dalla decisione di questi giovani che sfogavano la rabbia e il dolore provati ad assistere da lontano alle immagini che provenivano dal loro Paese.
Giunti in piazza Duomo un enorme quadrato ha visto esporre i tanti striscioni e sono iniziati interventi nelle due lingue, musica, danze, una rappresentazione con numerosi giovani che rimangono a terra coperti da magliette insanguinate. Molta emozione.
Giovani arrivati sicuramente anche da fuori Milano per compattarsi, sentirsi, unirsi, farsi forza e mandare energia a coloro che resistono di fronte ad una dittatura che dopo 44 anni di soprusi viene smascherata.