Con il governo Meloni, continua la tragedia disumana che si consuma nel Mediterraneo con la criminalizzazione delle Ong che salvano i migranti in mare e la riproposizione del ridicolo teorema giudiziario sui “taxi del mare”.
Il governo Meloni ritorna in modo strumentale sul tema dell’immigrazione spostando l’attenzione mediatica su un fenomeno fisiologico nella storia umana, incalzando i sentimenti razzisti e xenofobi.
Questo atteggiamento non è piaciuto alla Francia, che qualche giorno fa, attraverso la figura del Ministro degli Interni, ha concesso alla nave umanitaria Ocean Viking il porto di Tolone, attaccando frontalmente il governo Meloni per la scelta di non autorizzare lo sbarco. È stato l’inizio di un incidente diplomatico.
Oggi la Francia ha chiesto “all’Europa di pronunciarsi in tempi molto rapidi sugli sviluppi che seguiranno” il rifiuto dell’Italia di accogliere la Ocean Viking e i migranti a bordo. L’annuncio è arrivato dal portavoce del governo Olivier Véran a Bfm-Tv. Véran ha criticato nuovamente il rifiuto di Roma, definendola “una decisione unilaterale, inaccettabile, inefficace e ingiusta da parte dell’attuale governo italiano, che esige risposte europee”. La prima risposta – ha continuato – era “quella umanitaria e l’abbiamo fatto”, accogliendo la nave a Tolone.
Ma da chi arriva la lezione all’Italia?
La lezione arriva dalla Francia, che attualmente accoglie i migranti a quanto pare per sdebitarsi dalla sua storia di potenza coloniale che ha compiuto massacri razzisti sul territorio africano; che per anni ha militarizzato i confini respingendo i migranti che dalla frontiera di Ventimiglia cercavano di valicarli; che in sostanza lascia che i migranti attraversino a nuoto lo Stretto della Manica dal Porto di Calais, morendo ibernati e che ha processato l’attivista NoTav e antirazzista italiano Emilio Lo Scalzo per aver partecipato ad una manifestazione alla frontiera in favore dei migranti.
La Francia è tra le potenze che insieme a Stati Uniti e Regno Unito, cooperò per la detronizzazione di Gheddafi, che aveva programmato l’acquisizione di satelliti per comunicazioni pan-africani e aveva proposto la creazione del dinaro pan-africano per prezzare il proprio petrolio.
L’uccisione di Gheddafi ha avuto enormi ricadute sia sulla crisi dei rifugiati dall’Africa verso l’Europa, sia sull’instabilità dell’Africa settentrionale e ha scatenato in Libia, come ha scritto l’africanista Rosangela Zanni, “la caccia ai neri, obbligando oltre 40mila lavoratori maliani a tornare in patria, con gravi conseguenze economiche e sociali.
Ha aperto la strada che dalla Costa d’Oro porta attraverso il Mali al Mediterraneo, reso i depositi d’armi della Libia disponibili alle fazioni della Jihad, dato loro libertà di muoversi in questo spazio sterminato e senza controlli, adatto ai commerci più esecrabili e redditizi: esseri umani, armi, droga.”
La Francia è tra le più grandi e losche attrici della Guerra in Mali che è in corso dal 2012, anche se la sua azione in quel Paese risale al 2009 quando dichiarò il Mali “zona rossa”, provocando la totale sparizione del turismo.
Ma c’è di più: la Francia continua a essere una potenza razzista e coloniale che mantiene un rapporto coloniale con 14 Paesi africani attraverso il Franco CFA, la moneta che gli impose circa 80 anni fa. Nacque per volere di De Gaulle che, concedendo le false indipendenze ai Paesi africani, in realtà li mantenne sotto l’influenza francese quando il 26 dicembre 1945 ratificò gli Accordi di Bretton Woods. Venne creato nel 1945 sotto il nome di Franco delle Colonie Francesi d’Africa, abbreviato FCFA, insieme al Franco CFP, Franc des Colonies françaises du Pacifique, poi divenuto Change franc Pacifique.
De Goulle riabilitò il meccanismo monetario che nel 1939 Hitler aveva imposto alla Francia permettendo alla Germania di entrare in possesso quasi gratuitamente di tutte le ricchezze francesi.
Nel 1958, il Franco delle Colonie Francesi d’Africa (Colonies françaises d’Afrique) cambiò nome in “Franco della Comunità Francese dell’Africa”, che in seguito venne chiamato con l’acronimo di Comunità Finanziaria Africana (CFA).
Il Franco CFA oggi indica due valute distinte non intercambiabili: il Franco della Comunità Finanziaria dell’Africa (XOF) nel caso dell’UEMOA, emesso dalla BCEAO (Banque centrale des États de l’Afrique de l’Ouest) e il Franco della Cooperazione Finanziaria dell’Africa Centrale (XAF) per il CEMAC emesso dalla BEAC (Banque des États de l’Afrique centrale).
Benchè il Franco CFA sia stampato rispettivamente dalle due rispettive banche centrali, è anche vero che in cambio del regime a cambi fissi, la Francia pretende che queste nazioni versino nelle casse del tesoro francese l’equivalente del 50% delle loro esportazioni.
Con la scusa che è garante della convertibilità del Franco CFA prima in franco francese e poi in euro, la Francia nella personalità giuridica del Tesoro ha chiesto il 100% fino al 1963, poi il 65% a partire dal 1963 e infine il 50% dal 2005 delle riserve valutarie di tutti quei Paesi, i quali devono concentrare tutte le loro riserve prima presso le Banche centrali, le quali a loro volta trasferiscono il 50% delle riserve al Tesoro francese (non alla Banca Centrale Francese) presso il Count du Operation (che sono tre, uno per ogni zona valutaria) posto sotto segreto di Stato.
Questo vuol dire due cose: che il Tesoro francese agisce come un istituto di credito ovvero una banca ed ha quella disponibilità grazie alla valuta estera e che i Paesi africani vivono la loro indipendenza monetaria sotto ricatto.
I Paesi africani devono versare il 50% delle loro esportazioni al Tesoro francese in cambio di Franco CFA e così non hanno mai abbastanza liquidità per svilupparsi.
Da anni i movimenti socialisti e della sinistra radicale discutono di questi temi ignorati dal dibattito pubblico. La storia del Franco CFA, che circola in 14 Paesi africani , è da tempo nota a tutti gli attivisti dei movimenti anti-imperialisti, per l’autodeterminazione dei popoli, contro le influenze coloniali e imperiali soprattutto in Africa tra i movimenti socialisti, ecopacifisti e panafricanisti.
Quello che si vuole mettere in discussione è il ricatto che si cela dietro il regime di cambi fissi del Franco CFA e che impedisce ai Paesi africani di svilupparsi.
Chiunque in Occidente denunci l’ingiustizia della moneta coloniale francese, da sempre, viene tacciato di raccontare bufale, accusato di fare disinformazione, deriso, silenziato e guardato dall’alto al basso, tacciato occasionalmente di essere “comunista” e “complottista” in base al contesto.
A quale titolo la Francia si espone sul tema dei migranti in Italia? È lecito che sia il governo neoliberista francese a fare la morale a un governo nazionalista e razzista italiano? È lecito che si esprima dopo anni di politiche razziste senza mai riconoscere le sue responsabilità sul fenomeno migratorio per la destabilizzazione di quei territori?