La lettera delle lavoratrici dell’ex Saga Coffee di Gaggio Montano, sull’Appennino bolognese: “Il sindacato e gli scioperi servono ancora.”
Le operaie dell’ex Saga Coffee di Gaggio Montano sull’Appennino bolognese, che dopo 100 giorni di presidio ai cancelli e mobilitazione sono riuscite a salvare lo stabilimento ottenendo un progetto di reindustrializzazione con la nuova Gaggio Tech, sono pronte a fare ‘lezione di lotta’ ai tanti dipendenti di Twitter e Facebook che stanno rischiando l’impiego. Si rivolge a loro la conclusione di una lettera pubblica che una delle lavoratrici, a nome anche delle colleghe, ha letto ieri mattina durante la presentazione del libro “La scalata dell’Everest in ciabatte”, che Primo Sacchetti della Fiom-Cgil ha scritto sulla vertenza Saga.
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“VENIAMO DA UN INCUBO, SENTIVAMO LA TERRA MANCARCI SOTTO I PIEDI”
All’annuncio della chiusura dello stabilimento è iniziato “un vero e proprio incubo” e in certe circostanze “ti senti crollare la terra da sotto i piedi”, scrivono le operaie, pensando a chi ad esempio improvvisamente si trova il problema di trovare un nuovo impiego “a 58 anni”. Alla fine, però, la vertenza si è chiusa positivamente e tra i tanti ringraziamenti spicca quello per il sindacato. “Troppo spesso in questi anni ci siamo sentite dire che il sindacato era una roba vecchia, che apparteneva al secolo scorso e che gli scioperi, i presidi e le lotte- scrivono le lavoratrici- erano strumenti sorpassati e inservibili in una società moderna, tecnologica e globalizzata. Anche noi stesse, prima della vertenza, in alcune occasioni l’abbiamo pensato. Ci sbagliavamo, perché senza il sindacato i lavoratori non sono nulla, al massimo sono numeri, cose tra le cose. E quando l’azienda va male non c’è etica o morale che tenga”.
“LA LEZIONE NOI L’ABBIAMO IMPARATA, ORA TOCCA AGLI INGEGNERI”
Questa lezione “noi l’abbiamo imparata bene ma forse, fra un po’- continua la lettera- saranno costretti a impararla anche gli ingegneri, i programmatori e tutti quei lavoratori che fino a qualche tempo fa si consideravano protetti. Leggiamo infatti sui giornali che colossi come Twitter e Facebook stanno licenziando in massa, parliamo di migliaia e migliaia di persone, solo per consentire a pochi multimiliardari di arricchirsi sulle loro spalle”.
IL SUGGERIMENTO: “NON SUBÌTE, CREATE UN SINDACATO COME LA FIOM”
Di fronte a queste notizie, “noi non siamo presuntuose e non vogliamo fare la lezione a nessuno. Ma a quei lavoratori- è il messaggio delle operaie bolognesi- diamo un suggerimento: invece di subire passivamente i licenziamenti, o al massimo inventarvi strane proteste sul web, costruitevi un sindacato come la Fiom e se proprio non sapete come fare venite a trovarci a Gaggio Montano o leggetevi il libro di Primo”. Perché “siamo convinte che così come voi ci potete insegnare qualcosa sul futuro e sull’economia digitale- prosegue la lettera- anche noi possiamo insegnarvi qualcosa. Qualcosa che ha a che fare con la capacità di costruire reti fra lavoratori, sindacati, territorio e istituzioni. Ma anche qualcosa che ha a che fare con la dignità, la voglia di non arrendersi mai e la grande capacità di lottare e resistere che hanno le donne, ricordandoci anche del 25 novembre” e cioè della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne.