Sabato 26 novembre ci ha pensato il destino a calcare il piede su una donna che voleva migliorare il pianeta e nel suo piccolo universo ci è riuscita. Il giorno prima era dedicato all’eliminazione della violenza contro le donne e forse in tante amiche ci siamo chieste se il male del secolo si sarebbe accanito su Adonella Marena o le avrebbe fatto grazia. Non le ha fatto grazia.
Eppure era immenso il tributo di Adonella alla cura del mondo, estesa da sé a tutti gli esseri viventi. Vegana, volontaria in un rifugio per animali salvati dal macello, esercitava la cura nel senso più ampio, verso di sé e verso tutti gli esseri viventi. Le modalità della vita privata non differivano dagli obiettivi nella sua professione di regista, dedicati a esaltare i temi sociali in senso lato, anche in termini di latitudine: “Lune Storte, storie dal manicomio di Collegno” (2017); “Lo sbarco” (2011) che racconta la missione della Nave dei Diritti su cui nel 2010 centinaia di italiani residenti in Europa, allarmati per la deriva della democrazia in Italia, si imbarcarono a Barcellona e a 150 anni dall’impresa garibaldina arrivarono a Genova per portare sostegno a chi resisteva, nel tripudio della popolazione ligure.
E poi le Donne in Nero e la Palestina (“Bambine di Palestina”, 1990), la difesa del territorio seguita e raccontata in “No Tav indiani di valle” il primo documentario sulla lotta valsusina, la dismissione della fabbrica Venchi Unica come fine di un’epoca industriale e tramonto nostalgico di ingenui Caroselli, la Resistenza e le Partigiane del Piemonte, le devastazioni ambientali operate per le Olimpiadi invernali a Torino (2006)… La lista è lunga e varrà sempre la pena consultare i link citati a fondo pagina.
Sempre sullo sfondo, la natura, le sue meraviglie, i voli di libellule, ma anche i piccioni spaesati e bolsi di “Anime di città” (2000) e uno sguardo disincantato sulle contraddizioni urbane, tra degrado e lusso scandito dallo slogan pubblicitario “Io valgo” che mostra patinate donne oggetto nel glamour fittizio della società dei consumi.
L’attenzione ai temi di ecologia e animalismo la portano a realizzare “Il cascinotto” (1997) sull’esperienza formativa di alcuni ragazzi in un canile. “La fabbrica degli animali” (1999) è un viaggio nell’orrore degli allevamenti intensivi, culminato nella scelta di partecipare a un’iniziativa civica promossa da un pool di avvocati per controllare che le multinazionali a capo degli allevamenti intensivi di animali per la produzione di carne stiano operando nel rispetto delle linee guida dell’Ocse rivolte alle corporation, in particolare riguardo alle emissioni inquinanti e climalteranti.
Per Adonella non secondario, anzi assolutamente primario, è sempre il punto della tutela degli animali. A tale scopo ha aderito fin dall’inizio a questo progetto di Rete delle Reti. Perché fare rete è al centro della sua vita, come testimonia il “cerchio magico” delle amiche riunitesi in chat per confortarla giorno dopo giorno. Di numero 43, ma saldate a tanti altri anelli di congiunzione che l’hanno sostenuta con consigli ayurvedici, poesie, immagini, quadrifogli portafortuna, le vittorie delle Dragonesse di Avigliana che vogando testimoniano la lotta contro il tumore al seno, ricordi, ricette… Un mondo di bene per una persona speciale.
Adonella è vita e vibra insieme a noi.