In occasione della Giornata internazionale per i diritti di bambini e bambine, che ricorreva ieri, varie organizzazioni, che si occupano della tutela dei minori, nella Giornata in cui si celebra anche l’adozione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (adottata nel 1989) , hanno lanciato appelli affinché ci si ricordi che i piccoli vanno tutelati.
Pandemia, guerre, fame e cambiamenti climatici sono i tre fattori che negli ultimi anni hanno peggiorato la condizione dei bambini e delle bambine nel mondo.
In questi ultimi anni moltissimi governi avevano adottato strategie e misure legislative per contrastare i fenomeni come le mutilazioni genitali femminili e come i matrimoni precoci.
In molti Paesi si è fatto un grandissimo lavoro per la lotta alla dispersione scolastica femminile spesso frutto di retaggi culturali o di priorità date ai maschi all’interno di molte culture.
Questo sostegno ai diritti all’infanzia è stato però colpito duramente dal fatto che a causa della pandemia negli ultimi 2-3 anni si è assistito ad un forte arretramento.
L’indicazione è di agire presto con chiara responsabilità nei confronti del futuro delle prossime generazioni a cui verrà consegnato il pianeta, poiché difficilmente si riuscirà a dare ai bambini di oggi e ai bambini di domani un futuro migliore. Il rischio è davvero di disperdere quanto di buono fatto in questi decenni.
Anche Paolo Ferrara, direttore generale di ‘Terres des Hommes Italia’, in una intervista pubblicata da Vatican News e da noi qui sintetizzata, ha rilevato come negli ultimi anni, nonostante moltissimi miglioramenti in molti campi (istruzione, lotta allo sfruttamento e al lavoro minorile, etc) la situazione sia però andata peggiorando, soprattutto per bambine e ragazze.
“Dopo il periodo di lockdown – spiega Ferrara – esse sono state costrette, in molti casi, a rimanere nelle loro famiglie o sono state costrette, in qualche maniera, a subire quel passaggio alla maturità attraverso i matrimoni forzati o matrimoni precoci che sono tornati ad aumentare”.
Si parla di una cifra tra i 10 e i 16 milioni di minorenni che rischiano di non tornare a scuola perché costrette a lavorare o sposarsi, mentre la stima delle bambine e delle ragazze che muoiono durante gravidanze o parti, risultato di matrimoni precoci, è di oltre 20 mila ogni anno.
Sono 400 milioni nel mondo i minori che vivono in aree di conflitto.
“Ovunque c’è un conflitto armato, la malnutrizione e la violenza, così come la mancanza dell’istruzione – precisa Ferrara – impattano sulla vita delle famiglie e soprattutto sui bambini e sulle bambine”.
La terza guerra mondiale a pezzi di cui parla il Papa, porta anche “al reclutamento dei bambini e delle bambine nelle attività armate. I maschi vengono arruolati come veri e propri soldati, mentre per le bambine e per le ragazze il destino spesso è quello di affiancare gli eserciti, gli squadroni della morte o i gruppi paramilitari in quanto vittime di violenza sessuale e di sfruttamento sessuale”.
A questo si affiancano le conseguenze dell’evidente aumento della povertà.
“I dati Istat e Caritas – spiega ancora Ferrara – ci dicono come, per esempio, anche in un Paese come l’Italia non ci sono mai stati così tanti poveri, e questo significa che in molte aree sta aumentando la dispersione scolastica e stanno aumentando le situazioni di famiglie che fanno fatica a sbarcare il lunario e quindi anche a dare da mangiare in maniera sana ed equilibrata ai loro figli”.