Da dieci giorni ci sono tre navi nel Mediterraneo Centrale che hanno salvato quasi 1000 richiedenti asilo fuggiti dalla Libia. Sono imbarcazioni delle Ong, quelle che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito “navi pirata”. L’Humanity1 batte bandiera tedesca, l’Ocean Viking e la Geo Barents norvegese. Entrambi i governi le hanno riconosciute, ma Italia e Malta, i porti sicuri più vicini, rifiutano l’approdo.
Il tempo è poco. Si prevede burrasca e sia gli equipaggi che le persone accolte sono stremate. Ma in nome di un’assurda pretesa di difesa della sovranità nazionale e avvalendosi della richiesta, impossibile da soddisfare, di conoscere prima di prendere qualsiasi decisione, provenienza e status dei fuggitivi, si cerca un alibi per lasciarli al loro destino. Piantedosi agisce in perfetta continuità, anche se con stile diverso, rispetto a Minniti, Salvini e Lamorgese e li accomuna un comportamento inumano e vigliacco, utile solo a beceri calcoli di politica interna. Chi condanna al naufragio i profughi sta celebrando il tacito rinnovo del Memorandum con la Libia.
Rifondazione Comunista chiede unicamente il rispetto delle convenzioni internazionali, che anche questo governo sta stracciando e la messa in stato d’accusa di chi si rende responsabile di sofferenze che potrebbero portare a tragiche conseguenze. Dai “taxi del mare” di Di Maio alle “navi pirata” di Meloni si ripete la stessa propaganda xenofoba sulla pelle di chi fugge da guerra, fame e conseguenze dei cambiamenti climatici.
Noi stiamo dalla parte dei pirati che salvano vite umane contro i criminali al governo.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale.
Stefano Galieni, responsabile nazionale immigrazione, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, coordinamento di Unione Popolare