Occorre tornare indietro nel tempo di quasi sessant’anni per rilevare un documento equo e disinteressato che individui gli elementi indispensabili per un duraturo accordo di pace: si tratta della “Gaudium et Spes”, emanata dalla Chiesa cattolica e che porta la firma di papa Paolo VI [1].
Oggi, infatti, coloro che a parole chiedono “la pace” sono influenzati da fattori quali gli interessi politici contingenti e le proprie alleanze internazionali, tali da, di fatto, non saper avanzare vere proposte solutive ai conflitti, specie a quello Ucraino.
« La pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l’equilibrio delle forze avverse », ribadisce innanzi tutto la “Gaudium et Spes”.
L’assenza della guerra, è ovvio, è solo un cessate-il-fuoco tra un conflitto e l’altro.
Perché di guerre ne esistono di tante forme; anche quelle condotte « con nuovi metodi insidiosi e sovversivi, guerre più o meno larvate » [ qualcuno penserà subito alle azioni della CIA, NdR ] oppure con « il ricorso ai sistemi del terrorismo » [ qualcuno penserà subito alle azioni, oltre che della stessa CIA, anche del Mossad israeliano, NdR ].
E se una soluzione definitiva non può prescindere che « dall’amore del prossimo », dalla « assidua pratica della fratellanza umana » e dalla « ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità » [2], è possibile anche individuare una soluzione più … “umana” .
« L’edificazione della pace esige prima di tutto che, a cominciare dalle ingiustizie, si eliminino le cause di discordia che fomentano le guerre. Molte occasioni provengono dalle eccessive disparità economiche » scrive il Concilio Vaticano.
In secondo luogo, occorre « impegnarsi con alacrità per far cessare finalmente la corsa agli armamenti ». Infatti, « la corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri », dato che impegna quelle risorse che altrimenti potrebbero essere utilizzate per porre « rimedio alle miserie così grandi del mondo presente ».
Secondo il Concilio, peraltro, le numerose guerre in corso dovrebbero rendere evidente che « la corsa agli armamenti, alla quale si rivolgono molte nazioni, non è una via sicura per conservare saldamente la pace, né il cosiddetto equilibrio che ne risulta può essere considerato pace vera e stabile ».
« La pace deve sgorgare spontanea dalla mutua fiducia delle nazioni, piuttosto che essere imposta ai popoli dal terrore delle armi», statuisce la “Gaudium et Spes”.
Inoltre, « il progresso delle armi scientifiche ha enormemente accresciuto l’orrore e l’atrocità della guerra », aggiunge il corposo documento.
Per giungere ad un disarmo universale, è però necessario, ad avviso del Concilio, che i governanti « dilatino la loro mente e il loro cuore al di là dei confini della propria nazione, deponendo ogni egoismo nazionale ed ogni ambizione di supremazia su altre nazioni, e nutrendo invece un profondo rispetto verso tutta l’umanità ».
Insomma, i nazionalismi vari sono incompatibili con la Pace.
« La pace rimane solo suono di parole, se non è fondata su … sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà », aveva già sostenuto solo due anni prima papa Giovanni XXIII in “Pacem in terris” ]3].
Anche papa Giovanni XXIII lamentava che nel « creare armamenti giganteschi venga assorbita una percentuale altissima di energie spirituali e di risorse economiche ».
A garanzia della Pace, aveva richiesto « la loro effettiva riduzione » e la messa « al bando le armi nucleari ».
In “Pacem in terris” il papa aveva già avvisato sui timori che « la sciagura di una guerra mondiale si potesse rovesciare per la terza volta sull’umanità ».
Ed aveva invitato a percorrere la strada della « ricomposizione pacifica dei rapporti tra le comunità politiche … con sincerità nelle trattative, e fedeltà agli impegni assunti ».
Sincerità e Verità, Fedeltà agli impegni assunti che risultano tanto lontani, oggi, però, per la vicenda Ucraina.
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Fonti e Note:
[1] Vaticano, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “GAUDIUM ET SPES”, 7 dicembre 1965.
[2] Solo allora, « con le loro spade costruiranno aratri e falci con le loro lance; nessun popolo prenderà più le armi contro un altro popolo, né si eserciteranno più per la guerra » (Is 2,4).
[3] Vaticano, 11 aprile 1963, enciclica “Pacem in terris”.