Conosciuto e apprezzato sulle nostre tavole per il suo sapore caratteristico e il colore inconfondibile, lo zafferano (Crocus Sativus L.) è utilizzato da secoli nella tradizione popolare – dall’antica Grecia (esistono testimonianze risalenti a 3.600 anni fa), all’Europa, al Medio Oriente, alla Cina – sia come spezia che come medicinale. Il noto filosofo e medico persiano Avicenna1 (980-1037 d.C.) – considerato il padre della medicina moderna – descrive lo zafferano nel suo Canone della Medicina (titolo originale Kitāb al-Qānūn) e ne elenca le proprietà terapeutiche come antidepressivo, antinfiammatorio, epatoprotettivo, broncodilatatore e afrodisiaco2. Le proprietà antidepressive dello zafferano erano note anche nella Medicina Tradizionale Cinese: un testo della dinastia Mongola riporta che “l’assunzione cronica di zafferano rende il cuore felice”3. Era anche già conosciuto nella medicina ayurvedica, che la usava per scopi depurativi e antinfiammatori, favorendo la digestione e la prevenzione delle infezioni intestinali. Attualmente lo zafferano è coltivato in Europa, Turchia, Asia centrale, India, Cina, Algeria, Australia e Nuova Zelanda ed è considerato la spezia più costosa al mondo (15-30 euro al grammo). Anche l’Italia, specialmente l’Abruzzo, ha un’ottima fonte di reddito dalla vendita del loro zafferano particolarmente pregiato, ma comunque il più grande produttore mondiale di “oro rosso”, con buona pace degli israeliani e degli statunitensi, è l’Iran che produce oltre il 90% dello zafferano mondiale. Della pianta si utilizzano lo stimma e i petali: si calcola che per ottenere 450 g di zafferano occorrano 225 mila stimmi oppure 75 mila fiori. Nelle dosi in cui viene impiegato negli usi culinari e gastronomici, lo zafferano riveste grande rilevanza nell’apporto di sostanze antiossidanti quali flavonoidi, antociani e carotenoidi, che ne determinano importanti proprietà salutistiche. Lo zafferano deve le sue proprietà curative4 all’alto contenuto di carotene all’interno dello stimma che oscilla intorno all’8% contro lo 0,008% della carota, ossia 1.000 volte di più5. Il contenuto di carotenoidi è in grado di rallentare l’invecchiamento, stimolare il metabolismo e favorire le funzioni digestive. Secondo uno studio del 1999 (Dolores C e al. 1999) gli antiossidanti presenti in questa spezia sono legati ai carotenoidi ed hanno il potere di agganciarsi e neutralizzare i radicali liberi, sostanze tossiche che si creano nel nostro organismo a seguito dello stress, del cibo malsano e dell’aria inquinata, innalzando le nostre difese immunitarie (Abdullaev F.I 2004). Anche le proprietà afrodisiache sono riconosciute in quanto agisce sulle ghiandole surrenali, stimolando la produzione di ormoni quali adrenalina, ACTH e cortisolo che tonificano la sfera sessuale e la circolazione sanguigna.
Nonostante ciò, pochi sanno delle sue proprietà terapeutiche attribuite dalla tradizione e confermate dalla medicina moderna, anche se numerosi studi sono ancora in fase preliminare e necessitano di ulteriori conferme. Tra questi studi ve n’è uno che qualche anno fa ha affermato come lo zafferano potesse offrire nuovi strumenti per contrastare i tumori grazie ad alcuni suoi componenti, come la crocetina, che agiscono positivamente contro il metabolismo glucidico delle cellule cancerose.
A scoprire l’efficacia della crocetina è stato uno studio coordinato dal professor Filippo Minutolo del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa l’Università di Pisa, in collaborazione con un team internazionale composto dal professor Paul J. Hergenrother dell’University of Illinois at Urbana-Champaign e dal dottor Flavio Rizzolio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nonché fondatore dell’azienda Biofuture Medicine. Lo studio identificava il meccanismo con cui la crocetina, un metabolita attivo presente nello zafferano, riesce a ridurre l’aggressività delle cellule tumorali attraverso l’azione su un enzima-chiave nella glicolisi tumorale, la lattato deidrogenasi (LDH)6.
“Chiaramente né lo zafferano, né la crocetina potranno mai sostituire le varie terapie antitumorali approvate per l’uso clinico – specifica il professor Minutolo – comunque possono sicuramente costituire un utile ausilio alimentare nella prevenzione delle neoplasie e, se validati da opportuni studi clinici, potranno in futuro contribuire ad aumentare l’efficacia dei regimi terapeutici utilizzati per diversi tipi di tumore”7.
È stato inoltre possibile verificare come la crocetina sia in grado di ridurre la produzione di lattato in cellule tumorali e la loro proliferazione. «In questo studio abbiamo quindi dimostrato – aggiunge Granchi – che la componente dello zafferano maggiormente responsabile di tale effetto sembra essere proprio la crocetina». Infatti l’analisi di modellazione molecolare condotta dal professor Tiziano Tuccinardi aveva evidenziato le caratteristiche strutturali che permettono alla crocetina di interagire in modo efficace con il sito attivo dell’enzima-bersaglio.
I sorprendenti risultati di questa ricerca erano stati presentati nel 2017 dalla dottoressa Carlotta Granchi, prima autrice dell’articolo e relatrice al “First Congress on Edible, Medicinal and Aromatic Plants (ICEMAP 2017)” svoltosi a Pisa dal 28 al 30 giugno 2017. Il lavoro era stato pubblicato nella rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry8 della American Chemical Society.
Questa ricerca si colloca all’interno degli studi che negli ultimi anni si stanno concentrando sempre di più sul trattamento “metabolico” dei tumori. Tuttavia, come spiega la dottoressa Granchi (nella foto a destra), “la crocetina non è purtroppo disponibile, né facilmente isolabile da fonti naturali quindi è stata messa appunto una metodologia sintetica per la sua preparazione. La crocetina artificiale, del tutto identica per struttura a quella naturale, ha dimostrato una notevole abilità di inibire l’LDH”.
1 Avicenna, alias Ibn Sina, è stato un importantissimo filosofo medievale persiano che ha influenzato anche il pensiero occidentale. Tra le altre opere importanti c’è il suo trattato di medicina Kitab al shifa, letteralmente “libro della salute” che comunque in italiano si può tradurre, anzi è stato tradotto in Trattato sulla Guarigione.
2 Herbs and Natural Supplements – An evidence based guide, Ed 4th Vol.2, Elsevier.
3 Altern Med Rev. 2011 Mar;16(1):40-9. Herbal medicines, other than St. John’s Wort, in the treatment of depression: a systematic review Dwyer AV, Whitten DL, Hawrelak JA. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21438645/
5 Attenzione che se di carote ne possiamo mangiare superando i 500 grammi, per lo zafferano non puoi fare altrettanto, rischio intossicazione. Lo stesso discorso vale anche per altri super-antiossidanti come i chiodi di garofano
6 https://www.unipi.it/index.php/news/item/10390-dallo-zafferano-nuovi-strumenti-per-contrastare-i-tumori
8 Characterization of the Saffron Derivative Crocetin as an Inhibitor of Human Lactate Dehydrogenase 5 in the Antiglycolytic Approach against Cancer https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.jafc.7b01668