Mentre il Pakistan è impegnato a far fronte a questa colossale catastrofe climatica, l’UNHCR rinnova l’appello ad assicurare maggiore sostegno al Paese e al suo popolo, che accoglie generosamente rifugiati afghani da più di quattro decenni.
L’entità delle devastazioni causate dai monsoni ai danni di persone e infrastrutture è difficile da quantificare.
Secondo le stime più recenti, le precipitazioni senza precedenti e le inondazioni verificatesi a fine agosto hanno fatto registrare almeno 1.700 morti e 12.800 feriti, di cui almeno 4.000 sono bambini.
Le persone costrette a fuggire sono state circa 7,9 milioni, delle quali quasi 600.000 vivono in strutture di emergenza.
Le province di Sindh, Belucistan e Khyber Pakhtunkhwa (KP) sono state le più colpite, con 80 distretti per i quali è stato dichiarato lo “stato di calamità”.
Di questi, 41 accolgono circa 800.000 rifugiati afghani. La maggior parte si trova in soli quattro distretti: Peshawar (210.000), Quetta (170.000), Nowshera (77.700) e Karachi (71.500).
Alcune delle persone sfollate hanno confidato al personale dell’UNHCR le esperienze traumatiche vissute in seguito alle devastazioni provocate da piogge e inondazioni nel giro di pochi minuti. Le famiglie sono fuggite verso territori più elevati per mettersi in salvo, dal momento che gli argini non hanno retto e i fiumi sono straripati.
Sono state costrette a lasciarsi alle spalle le proprie vite e a dormire all’addiaccio.
Il nuovo appello dell’UNHCR chiede finanziamenti supplementari per far fronte alle più pressanti esigenze di rifugiati e comunità di accoglienza, tra cui quelle di protezione, riparo, assistenza sanitaria, approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari, e istruzione.
L’appello permetterà inoltre di assicurare sostegno nelle prime fasi del processo di ripresa, tra cui contribuire allo sviluppo della resilienza di rifugiati e comunità di accoglienza e ripristinare i servizi pubblici danneggiati, ovvero scuole, strutture sanitarie e sistemi di approvvigionamento idrico.
Il Piano ONU interagenzie di risposta alle inondazioni, redatto per la prima volta a inizio settembre 2022, è stato rivisto e lanciato il 4 ottobre per supportare il Governo del Pakistan tramite attività di soccorso e ripresa fino a maggio 2023.
L’appello dell’UNHCR resterà in vigore fino a dicembre 2023.
L’UNHCR continua a esprimere profonda preoccupazione per le condizioni sul terreno. Considerato che nelle aree più duramente colpite potrebbero essere necessari mesi prima che le acque si ritirino, aumentano i timori di malattie idrotrasmesse e per la sicurezza di milioni di persone, il 70 per cento delle quali è costituito da donne e minori.
Le inondazioni hanno aggravato le preesistenti disuguaglianze e fatto aumentare le esigenze di protezione.
L’UNHCR dirige le attività di protezione e lavora per rispondere alle esigenze vitali individuate, attraverso piani di prevenzione e mitigazione dei rischi e altri servizi assicurati da attori specializzati.
Tra questi, in particolare, le misure volte a far fronte ai casi di violenza di genere e ai rischi in materia di protezione dei minori.
Resta prioritario prestare aiuti tempestivi alle persone più vulnerabili, assicurando che siano forniti in condizioni sicure e dignitose, anche tramite lo sviluppo delle competenze dei partner e il rafforzamento dei sistemi di accountability nei confronti delle comunità colpite, mediante servizi di assistenza sul territorio per le vittime di sfruttamento sessuale e meccanismi di reclamo.
Dallo scoppio della crisi, l’UNHCR supporta il piano di risposta gestito dal Governo nelle aree colpite nelle quali si registra un’alta concentrazione di rifugiati.
A settembre 2022, in meno di quattro settimane l’UNHCR ha consegnato oltre 10.000 tonnellate di aiuti provenienti dai magazzini e dai fornitori operativi in Pakistan e dai poli di stoccaggio regionali e internazionali di Termez e Dubai, inviando circa 300 camion e completando 23 ponti aerei.
In collaborazione con le autorità pakistane per la gestione delle catastrofi, l’UNHCR ha completato la prima fase del proprio piano di risposta, che prevedeva assistenza alle famiglie colpite nelle province di Khyber Pakhtunkhwa, Belucistan e Sindh tramite la distribuzione di tende, lampade a energia solare, teli impermeabili, kit igienici e altri articoli salvavita.
Il Pakistan è in prima linea contro l’emergenza climatica.
È di fondamentale importanza che la risposta preveda misure di prevenzione e preparazione che, in futuro, permettano di scongiurare e ridurre gli effetti degli eventi climatici estremi e contribuiscano a sviluppare capacità di resilienza, in particolare tra le comunità più vulnerabili.
La sostenibilità ambientale resterà al centro dei piani di risposta, grazie all’adozione di fonti di energia rinnovabile per il funzionamento di scuole, approvvigionamento idrico, servizi igienico-sanitari e ambulatori medici.