Venerdì 7 ottobre, con alcuni dei colleghi promotori della 24 ore per Assange abbiamo partecipato al Wired Next Fest 2022 , ospitato per l’occasione dalla Fabbrica del Vapore di Milano. Ovviamente, senza nulla togliere a tutti i momenti importanti di questo grande festival, ciò che ci premeva più di ogni altra cosa era incontrare Stella Moris, in Assange, e farci aggiornare sulla situazione del marito, Julian Assange, entrando così nel vivo del tema portante dell’evento: “Il futuro della democrazia”. Abbiamo avuto l’onore di incontrare una donna provata, ma tenace e combattiva, che tanto ha fatto e sta facendo per tentare di dare giustizia a questo caso politico senza precedenti. Questa è la trascrizione della videointervista che abbiamo realizzato e mandato in anteprima sabato, durante la 24 ore per Assange.
Come vedi il futuro della democrazia, in questo momento?
Beh, al momento appare molto cupo: l’incarcerazione di Julian degli ultimi tre anni e mezzo è un segnale dei tempi che stiamo attraversando. Julian incarna i principi della responsabilità e della democrazia ed è in prigione e penso che siamo tutti in prigione finché Julian è in prigione e [perciò per la democrazia, n.d.r.] si mette molto male, per come stanno andando le cose.
Penso che quello che è stato fatto a Julian negli ultimi 12 anni sia davvero un segno di come siamo scesi in basso. Sostanzialmente abbiamo perso la democrazia, in effetti appare insensato parlare di democrazia al giorno d’oggi: che cos’è e dove si trova, sarebbe la domanda da porsi.
Per favore, dacci gli ultimi aggiornamenti sul caso…
A giugno, la Ministra dell’Interno del Regno Unito [Priti Patel, n.d.r.] ha approvato l’estradizione di Julian negli Stati Uniti. Nel Regno Unito puoi ancora appellarti alla decisione e Julian sta cercando di farlo, ma la realtà è che potrebbe essere estradato nel giro di pochi mesi. Spero che l’Alta corte esamini il ricorso, ma non ha alcun obbligo di dargli udienza. Quindi al momento stiamo aspettando di sapere dal tribunale se e quando verrà ammessa l’udienza di appello e ovviamente il Regno Unito sta cercando di ritirarsi dal sistema della Corte europea dei diritti dell’uomo, quindi anche quella via per l’appello, che è sempre stata l’ultima misura di protezione in seno al Consiglio d’Europa per le persone i cui diritti sono stati abusati, il Regno Unito la vuole evitare e quindi Julian potrebbe non avere nemmeno la possibilità di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, anche se invece speriamo ce l’abbia; se avesse questa possibilità, il caso sarebbe bloccato in quella fase e il Regno Unito dovrebbe onorare la decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo; ma ovviamente, sembra proprio che il governo del Regno Unito voglia ritirarsi da ogni misura di protezione internazionale e andare per la propria strada, in un luogo molto pericoloso.
Vorrei chiederti se, a parte l’importantissimo sostegno del Presidente messicano, ce ne siano stati altri di questo livello?
Julian è un simbolo di democrazia e antimperialismo in molti Paesi; così i Paesi dell’America Latina in questo momento che supportano Julian sono Argentina, Messico e alcuni altri e stiamo aspettando di vedere i risultati delle elezioni brasiliane, anche perché, come forse saprete, Lula da Silva ha detto che Julian dovrebbe vincere il Premio Nobel per la Pace. Quindi c’è un supporto incredibile in giro per il mondo, la persecuzione politica di Julian è ben compresa in tutto il mondo: quello di Julian è il maggior caso di persecuzione politica nel mondo, in questo momento: è stato punito e perseguitato perché faceva il suo lavoro di giornalista e viene punito per aver rivelato crimini di guerra e per aver svelato la criminalità diffusa da parte delle superpotenze.
Potresti dirci se c’è stato un aumento di consapevolezza nelle persone su questo caso?
Assolutamente sì: c’è stata una progressiva presa di coscienza nel tempo e penso che questo non sia solo grazie alle campagne, seppure incredibilmente importanti, ma sono sia quelle campagne cresciute nel tempo, che le persone che si sono informate sul caso; perché i fatti di questo caso e della persecuzione stessa parlano da soli, così si tratta davvero di informare correttamente le persone sul motivo per cui Julian è stato accusato, che poi sono i documenti sulle guerre in Iraq e in Afghanistan, le torture a Guantanamo Bay e così via.
Ma penso che sia anche perché la persona comune è fondamentalmente testimone di questa monumentale ingiustizia e capisce che non puoi tenere in carcere per anni e a tempo indeterminato una persona che non sta scontando alcuna pena: si tratta di detenzione arbitraria nella sua forma più pura, persecuzione nella sua accezione primaria e la persona comune che ha un senso di giustizia e di equità può vedere che ciò a cui viene sottoposto Julian è un trattamento crudele, disumano e di vera e propria tortura.
Riguardo a quest’ultimo argomento di cui ci hai parlato, è molto importante per noi capire il lato umano della storia: vorrei sapere quando è stata l’ultima volta che hai potuto vedere tuo marito con i tuoi bambini e com’è in questo momento la salute di Julian.
Fortunatamente, al momento con i nostri figli di 3 e 5 anni possiamo visitare Julian in carcere due volte a settimana [informazione che Stella mi ha rilasciato in seguito, n.d.r.]. Ma la salute di Julian sta deteriorando di giorno in giorno, perché è quello che fa la prigione; lui è in una cella singola, nel Regno Unito, in quella prigione in cui tengono i prigionieri nelle loro celle per oltre 20 ore al giorno, così l’isolamento è estremamente difficile per lui e ovviamente non sta ottenendo il tipo di movimento fisico di cui ha bisogno per rimanere sano e sta combattendo un’enorme battaglia da quell’ambiente.
È un sforzo notevole per lui e l’assoluta ingiustizia di queste circostanze renderebbe estremamente difficile affrontare questo caso per qualsiasi persona, ma Julian è incredibilmente forte e sapere che c’è molto supporto in tutto il mondo gli dà energia, il fatto che le persone si stanno mobilitando dovunque nel mondo.
Domani [sabato 8 ottobre, n.d.r.] ci saranno numerose azioni in molti Paesi e poi il 15 ottobre qui in Italia e in altre parti del mondo si faranno manifestazioni per chiedere la libertà di Julian ed è importante mantenere alta l’attenzione sul caso ed aumentare la pressione, in modo che il caso di Julian sia veramente compreso per quello che è: una persecuzione politica, non è un processo legale, ma un abuso della legge al fine di perseguitare una persona.
Ma Julian è incredibilmente grato per tutto ciò che la gente fa in tutto il mondo, i gesti grandi e piccoli che le persone fanno per combattere per la sua libertà in diversi modi e non c’è azione che sia troppo piccola. C’è anche molto lavoro di interconnessione tra le persone che supportano Julian. Ci sono punti di forza e di resilienza in questo tipo di azione ed è… la lotta in corso che le persone combatteranno finché Julian non sarà libero: è quel messaggio che è incredibilmente importante continuare a far crescere fino a quando non sarà libero.
È esattamente per questo che non smetteremo di parlare del caso e la prossima settimana faremo la 24 ore con interviste dal vivo a tutte le persone che parleranno del caso, insieme coi miei colleghi di Pressenza che sono qui con me oggi! C’è qualcos’altro che possiamo fare per destare l’attenzione di tutti su cosa sta succedendo e qual è il tuo ultimo pensiero su come cercare di ottenere giustizia?
Julian ha difeso persone in tutto il mondo e ora le persone di tutto il mondo dovrebbero difendere lui. Questo è ciò che ci vorrebbe per liberarlo! Il 15, la maratona di 24 ore per la libertà di Julian è incredibilmente importante, per integrare e consolidare il supporto e dobbiamo portare avanti queste azioni, spero che le persone si facciano coinvolgere sempre di più e che si informino su ciò che sta succedendo nel caso; seguitemi, comprate il libro di Nils Melzer, quello di Stefania Maurizi: sono incredibili e dettagliate ricostruzioni della persecuzione di Julian e mostrano come ciò che viene inflitto a Julian è criminale, rivelando, nel contempo, i criminali che stanno infliggendo il danno ad una persona innocente che ha difeso la democrazia.