Negli ultimi due mesi questa è la terza grande manifestazione a Praga contro il coinvolgimento della Repubblica Ceca nella guerra in Ucraina. E’ stata organizzata da diversi partiti ed associazioni col titolo “Rivoluzione nonviolenta – Repubblica Ceca al primo posto”. Secondo alcune stime hanno partecipato quasi 100.000 persone. I principali mezzi di informazione hanno definito questo evento “populista” soprattutto per la presenza del partito SPD, cresciuto negli ultimi anni cavalcando l’onda di paura per il terrorismo e gli immigrati. La manifestazione è stato anche siglata come nazionalista.

Ma queste etichette non aiutano a comprendere il fenomeno.

Di fatto aumenta il malcontento, sia per il carovita che ha visto nel mese di settembre una crescita dei prezzi del 18%, ma anche per la mancanza di prospettive per il futuro. Bisogna anche dire che il nazionalismo come lo conosciamo in Italia e in altri Paesi europei è estraneo alla cultura ceca. In questo momento se si può parlare di nazionalismo va visto come una difesa dall’invasione occidentale economica e culturale successiva alla rivoluzione del 1989. Ma idee come supremazia della propria nazione su un’altra sono estranee alla cultura ceca. Infatti alcuni slogan dicevano: “Noi cechi vogliamo amore e pace in tutto il mondo”, “Chi vuole pace, non invia armi”.

Presenti anche molti ucraini. Una signora ucraina, che vive nella Repubblica Ceca da 25 anni, si è presentata alla manifestazione in Piazza San Venceslao con una bandiera ceca. Ha raccontato a un giornalista della testata iDNES: “Io vengo dal Donbass, so come stanno realmente le cose. Gli ucraini stanno bombardando. Non permettete che il governo ceco invii armi lì, i civili stanno morendo. Ho una madre che vive nel Donbass e mi ha detto che se i russi non avessero abbattuto quei razzi, la città non esisterebbe più”.

Dal palco ha parlato anche l’ex primo ministro Jiří Paroubek del Partito Socialdemocratico CSSD: “A causa del calo dell’inflazione, il nostro tenore di vita si sta riducendo, ma temo che questo sia l’inizio”. Ha avvertito che un gran numero di aziende fallirà e centinaia di migliaia di persone si troveranno senza lavoro. “La chiave è porre fine alla guerra in Ucraina”.

Durante la manifestazione sono stati molto criticati i mezzi di informazione perché non danno la possibilità di esprimersi anche a chi ha una visione della guerra diversa dalla narrativa ufficiale. E’ stato sottolineato che se per una testata lavorano 30 giornalisti, ma tutti danno la stessa visione degli eventi, la gente non può contare su un’informazione ampia per valutare con la propria testa gli eventi.

La manifestazione si è svolta in maniera pacifica.

Gerardo Femina
Europa per la Pace

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