Oggi parliamo della Campagna Noinonpaghiamo, un movimento di base popolare che rivendica un prezzo equo per l’energia, la riduzione delle bollette ai costi pre-pandemia e pre-guerra e che punta ad una class action per sospendere il pagamento di tutte le nostre bollette.
Ne parliamo con Flavio Guidi, compagno molto vicino ai movimenti indipendentisti catalani di sinistra, portavoce di Sinistra Anticapitalista Brescia, da sempre attivo nelle lotte sindacali sul territorio ed attivista della Campagna Noinonpaghiamo Brescia.
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Come nasce e da chi è composta la Campagna Noinonpaghiamo?
La prima spinta è venuta dai compagni della rete eco-socialista di Roma, poco più di un mese fa. Stimolati dalla campagna DON’T PAY britannica, hanno cercato fin da subito di coordinarsi con quanti conoscevano in giro per l’Italia.
In cosa consiste e quali sono i suoi obiettivi ?
Si tratta di dar vita ad un movimento auto-organizzato, dal basso, senza leader né vertici, usando anche gli strumenti informatici (nella prima settimana quasi solo quelli, a cui sono seguite le varie mobilitazioni di piazza (simboleggiate spesso dal “rogo delle bollette”).
Puntiamo ad essere un milione entro il 30 novembre.
Chiediamo al governo un intervento che colpisca i profitti dei “signori dell’energia”, (A2A, ENI, ENEL, ecc.) ridistribuendoli tra le classi popolari, in modo da calmierare i prezzi delle bollette, riportandoli ai livelli di un anno fa, prima dell’inizio della grande speculazione.
Non chiediamo che il governo intervenga con qualche “bonus” preso dalla fiscalità generale (pagata per oltre l’80% dal lavoro salariato e dalle pensioni), ma che, per usare uno slogan, “faccia pagare ai ricchi” (a cominciare appunto dai vampiri dell’energia), usando i miliardi accumulati da lor signori (i famosi extra-profitti).
Se non verremo ascoltati, a partire dal 1° dicembre inizieremo lo “sciopero delle bollette”. La nostra prospettiva di medio periodo è dar vita ad un movimento che punti alla ri-pubblicizzazione (nazionalizzazione? Municipalizzazione? Regionalizzazione?) dell’energia, sottraendola alla logica del mercato.
Prima la pandemia, poi la guerra. Oggi il neoliberismo giustifica politiche dispotiche in base alla “necessità” e alla “urgenze” del momento. Il caro-vita sulle bollette è una conseguenza della guerra o del capitalismo finanziario?
Direi di entrambe: o meglio, il capitalismo porta in sé la guerra come le nubi portano la tempesta.
E la guerra viene usata anche come “scusa” per ogni tipo di speculazione finanziaria, dall’energia alle armi, dai cereali ad ogni altro prodotto.
Come vi siete mossi come Noinonpaghiamo Brescia e quali sono state le vostre iniziative fino ad ora?
Abbiamo fatto una prima riunione poco più di un mese fa.
Eravamo solo in cinque, e la cosa ci ha un po’ depresso.
La settimana successiva, dopo il primo presidio con “rogo delle bollette” davanti ad A2A (in collaborazione con Unione Popolare) ci siamo ritrovati in una quindicina.
Hanno cominciato a chiamarci vari giornalisti (sia locali che nazionali, tra cui La 7 e Rete 4), forse colpiti dall’atto simbolico del rogo.
Per cui abbiamo organizzato, insieme ai compagni di Sanpolino, una prima assemblea popolare davanti alla Metro, a cui ha partecipato un centinaio di persone (forse l’avrai vista in Piazza Pulita, su La7).
Abbiamo deciso nella terza riunione, due settimane fa (eravamo una trentina) di dar vita ad assemblee popolari di quartiere (la prossima sarà in Via Milano, grazie ai compagni dell’Associazione Via Milano 59) e di paese (si stanno organizzando a Bedizzole-Lonato, in Franciacorta e nella Bassa Occidentale).
Vorremmo dar vita ad una rete di assemblee che esprimano dei delegati per coordinarci a livello provinciale (e in prospettiva regionale e poi nazionale, se possibile), affinché il movimento diventi davvero di massa e non basato (come difatti è tuttora) solo su una relativamente tenue rete di militanti.
Dieci giorni fa abbiamo chiesto un incontro coi sindaci di Brescia e di Milano, maggiori azionisti di A2A, e con la direzione di quest’ultima, per avviare una vera e propria trattativa.
Nessuno ci ha risposto.
Per questo domattina (25 ottobre) faremmo una conferenza stampa “di protesta” davanti alla Loggia, alle 11,30. Credo che anche i compagni di Milano stiano organizzando qualcosa di simile.
Questa Campagna quante adesioni ha avuto fino ad oggi a livello nazionale e come è vista tra la popolazione?
Per ora sono circa 35 mila le adesioni per via informatica, mentre non sono ancora contabilizzate quelle raccolte per via cartacea nelle varie manifestazioni.
Credo di non essere lontano dal vero se stimo in almeno 50 mila le adesioni.
Anche varie organizzazioni sindacali (come COBAS, SICOBAS, USB, Unione Inquilini) hanno aderito negli ultimi 10 giorni, per cui sono abbastanza ottimista, nonostante le difficoltà di coordinamento.
La gente ha accolto con favore la campagna.
Quando si volantina o si fanno comizi volanti o si sprecano i “Bravi!” e i “Così bisogna fare!”. Dopo molti anni di campagne più o meno contrastate, è la prima volta che sento un appoggio popolare praticamente unanime.
Anche se molti, pur appoggiandoti, ti esprimono tutte le loro paure: “E se mi staccano il gas o la luce?”.
D’altra parte è dalla metà degli anni Settanta che non si vedeva questo tipo di lotta. La disabitudine a lottare, ad essere uniti e solidali, è consolidata da una o due generazioni, ed è difficile da superare.
Come credi che si muoverà il nuovo governo Meloni? Credi che sia possibile finalmente una class action?
Ovviamente non abbiamo nessuna fiducia nell’attuale governo (come in quelli precedenti). Può darsi che tirino fuori qualche propostina demagogica per calmare le acque. Ma noi non ci accontenteremo di qualche mancetta una tantum. Vogliamo “far piangere i ricchi”!